La Lampedusa di Pietro Bartolo al Torino Film Festival

Monica Straniero (November 26, 2019)
Nour, di Maurizio Zaccaro, ci proietta dentro l’incubo dei tanti migranti bambini separati dai loro genitori, permettendoci di cambiare prospettiva rispetto al modo in cui si guarda al fenomeno immigrazione.

“Non è un film su un eroe ma su una storia vera, su un tema che riguarda tutti noi”. Con Nour, Maurizio Zaccaro porta al Torino Film Festival la più grande emergenza umanitaria dei nostri giorni: “Abbiamo più di ventimila morti nel Mediterraneo e nessuno muove un dito per identificarli. Sono morti senza identità”.

Tratto dal libro “Lacrime di sale” di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta, il film intreccia la storia del medico di Lampedusa che accoglie e cura i migranti che sbarcano sulla sua isola, con quella di Nour, una piccola siriana di 12 anni arrivata dalla Libia a Lampedusa, senza la sua mamma. “Ho cercato – dice il regista  - di lavorare sul confine tra il vero vissuto, quello che Pietro Bartolo descrive nel suo libro, e il vero narrato, quello di Sergio Castellitto che lo interpreta sullo schermo, in modo da rendere una storia, pur complessa che sia, vicina a tutti”.

Il film è interamente ambientato a Lampedusa, tra il pronto soccorso dove il medico si prende cura dei rifugiati, la banchina dove toccano terra le carrette del mare, una radio artigianale, il centro di accoglienza. “Ho trascorso trent’anni a Lampedusa, avevo una missione, una responsabilità da medico che non potevo ignorare”, dice il dottore diventato il simbolo della solidarietà per il ruolo svolto nell'isola diventata la porta d'Europa, e oggi eurodeputato a Bruxelles. E' apparso anche in Fuocammare di Gianfranco Rosi, Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2016, dove interpreta se stesso.

Come è cambiato il fenomeno dell’immigrazione da Fuocoammare?

Pietro Bartolo: Non molto. La gente ormai si è assuefatta alle disgrazie. Si gira dall’altra parte davanti all’ennesimo naufragio. Ma non è cattiva, non viene informata correttamente. Ho scritto libri per raccontare la verità in tempi in cui siamo bersagliati da false notizie che seminano odio. Ma sono convinto che non bisogna arrendersi. Il cinema continua ad essere un mezzo molto potente e spero che Nour contribuisca a diffondere valori che danno senso alla nostra vita.

E’ conosciuto come il medico di Lampedusa che tante vite umane ha salvato e altrettante ne ha curate.

Pietro Bartolo: Non un eroe, sono un medico, salvare vite umane non è un atto eroico ma un obbligo. Ho curato 350 mila persone e le ho ascoltate. Ho visto centinaia di cadaveri. Ci sono stati moli momenti di sconforto e mi sono chiesto perché dovevo subire tutto questo. Il dolore più grande è vedere che gli anni passano e l’Europa non ha ancora soluzioni valide per evitare il dramma delle morti nel Mediterraneo. Ma ci sono stati anche momenti belli che mi hanno dato la forza di andare avanti, come far nascere un bambino o riuscire a dare speranza a chi era convinto di averla persa per sempre. E ringrazio il film e il regista per avermi permesso di raccontare la mia esperienza e indicare la strada maestra che abbiamo purtroppo smarrito, quella della solidarietà

Ma il cinema da solo non basta. Cosa si può fare per avviare un vero cambiamento?

È necessario infatti cambiare la narrazione sui migranti. Siamo di fronte a una questione che riguarda allo stesso tempo la politica e la filosofia, il diritto e l’antropologia. Viaggio attraverso l’Europa per rivendicare il diritto alla vita che abbiamo negato a queste persone. I migranti sono essere umani non “invasori”. Sono ricchezza, sono cultura, sono una fonte di crescita per il nostro Paese, e devono essere considerati tali. Hanno il diritto di cercare una soluzione migliore alla loro vita. Fuggono da guerra, fame e violenza e siamo stati noi stessi che li abbiamo messi nelle condizioni ad andare via perché gli abbiamo tolto le risorse, li abbiamo colonizzati. Il messaggio del film è chiaro: ora abbiamo il dovere di aiutarli. Dobbiamo abbattere i muri materiali che come quello al confine tra Messico e Arizona ferma chi scappa e quelli mentali che sono i più pericolosi!

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