I versi e la lotta di Arturo Giovannitti

Antonella Iovino (February 17, 2011)
Il poeta e sindacalista italiano viene ricordato alle soglie dei 150 anni dell'Unità d'Italia per far rivivere il contributo dato dal suo attivismo politico e dalla sua poesia alla storia d’America

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Il John D.Calandra Italian American Institute ha ospitato una tavola rotonda su  Arturo Giovannitti in occasione dei 110 anni del suo arrivo in America.

L’evento, moderato dal preside Anthony Tamburri, è stato voluto da Silvana Mangione, vice segretario per i paesi anglofoni del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero: “Ricordare autori come Giovannitti è importante alle soglie dei 150 anni dell'Unità d'Italia per attestare il ruolo degli italiani all’estero e comprendere la loro ‘cultura di ritorno’: ad essa l’Italia deve aprirsi per abbracciare una visone più ampia e circolare della cultura”.

“In particolare Giovannitti”, ha aggiunto il segretario del Pd per la regione Campania Enzo Amendola, “come attivista e poeta  seppe trasmettere l’idea che l’emancipazione operaia avrebbe permesso ad ognuno di partecipare alla costruzione della società americana nel rispetto della dignità umana. “E’ proprio seguendo simili autori”, ha concluso Gianluca Galletto, rappresentante del Pd nella circoscrizione estera del Nord America,“ che l’Italia diventa una comunità indipendente da una specifica ubicazione geografica”.

Delle opere di Giovannitti hanno parlato i professori Joseph Tusiani, Fred Gardaphè, Robert Viscusi e  Marcella Bencivenni. Figura controversa nell’America della prima metà del Novecento, come guida dell’Italian Socialist Federation e curatore del settimanale radicale ‘Il Proletario' nel 1912 fu tra gli organizzatori del Lawrence Textile Strike, sciopero nel quale venne ammazzata con un colpo di pistola la manifestante Anna Lo Pizzo.

Giovannitti fu accusato insieme a Joseph Ettor di concorso in omicidio; vennero rilasciati dopo dieci mesi di detenzione ed un processo accompagnato da una forte mobilitazione operaia in segno di solidarietà ai due leader, che scosse particolarmente l’opinione pubblica americana.

La prima ad intervenire è stata la prof.ssa Marcella Bencivegni, che ha mostrato i diversi modi in cui si può leggere Giovannitti: attivista politico, idealista, giornalista, teologo nei primi anni di formazione.

Figlio di un farmacista di Ripabottoni, in Molise, era arrivato in Nord America a 17 anni e parlava italiano, inglese e francese fluentemente. A New York partecipava settimanalmente alle riunioni di un circolo culturale sulla 5th Avenue dove si radunavano socialisti, anarchici ed intellettuali per parlare di filosofia, poesia, rivoluzione. Giovannitti era prodotto e produttore di una simile cultura radicale.

L’errore che si compie sta nello scindere il suo spirito da attivista dal suo animo da poeta. Al contrario, le due nature si nutrono a vicenda. A tal proposito si consideri l’opera teatrale  “Com’era nel principio di tenebre rosse” scritta nel 1916 e data in inglese a Broadway solo una volta. Si tratta di un’opera antimilitarista che descrive l’effetto de-umanizzante della guerra attraverso la storia di un giovane poeta che si trasforma in una bestia feroce per vendicare la violenza sulla moglie ad opera di  un soldato tedesco, in seguito alla quale lei rimane incinta. 

Giovannitti ha rappresentanto, ha spiegato Fred Gardaphè, un importante punto di riferimento per i diversi autori italo-americani che hanno raccontato al grande pubblico le storie e i legami della classe operaia italo-americana. L'uso della lingua inglese ha permesso loro non solo  di far conoscere all'America i valori di una nuova cultura ma soprattutto di imprimere nel panorama letterario in lingua inglese un nuovo orientamento, quello religioso. La cristianità era l'elemento che univa i lavoratori italo-americani e che Giovannitti ha saputo raccontare, influenzando autori successivi come  Pietro Di Donato o Augusto Lentricchia.

Leggendo i versi della poesia “The walker”, scritta da Giovannitti nel periodo della sua detenzione  in carcere,  Rober Viscusi ha svelato i dettagli del suo spirito radicale: sono rime di un uomo che non credeva nelle forme tradizionali di governo, come la monarchia italiana, ed era arrivato in America aperto alla modernità, cercando una terra migliore e libera.

La personalità di Giovannitti è emersa ancora più nettamente dalle testimonianze di Joseph Tusiani, allievo e amico del poeta, e di David Giovannitti, nipote di Arturo. Era un instancabile lettore e uno scrittore sensibile,  legato alla terra di origine e ai suoi allievi da un "paterno amore"; i forti valori trasmessi alla sua famiglia rivivono a più 50 anni dalla sua scomparsa.  

Alternando analisi critiche, letture e testimonianze dirette,  i relatori hanno offerto una cornice completa dell’autore soffermandosi ciascuno su un aspetto della vita e della sua produzione. Purtroppo, a dispetto della sua prolifica produzione, Giovannitti resta per molti conosciuto. Nell'opinione dei relatori le motivazioni di un simile atteggiamento sono molteplici: Joseph Tusiani mostra come ad ignorarlo sia stata innanzitutto l’Italia, se si pensa che la sua poesia “ The walker”del 1914 venne tradotta come “L’uomo che cammina” solo nel 1938. Marcella Bencivegni spiega che in America veniva tenuto in scarsa considerazione per le sue idee radicali e , aggiunge il professor Viscusi, l’attenzione su di lui si ridusse soprattutto con la seconda guerra mondiale, tempo in cui gli americani  smisero di leggere ogni produzione italiana. Ma soprattutto, conclude Fred Gardaphè, l’errore dell'Italia stava, e sta, nell’incapacità di istituzionalizzare la propria cultura. Talenti come Giovanniti sono spesso abbandonati alle sorti di correnti alterne.  

 

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