Grazie lo stesso, Azzurri!

Doriana Varì (July 03, 2012)
Non ce l’hanno fatta, ma siamo comunque tutti con loro, a dispetto di quegli italiani che esultavano ai goal spagnoli, noi veri “fratelli d’Italia”, anche nella sconfitta restiamo uniti ed entusiasti: a due giorni dalla finale su facebook si vedono ancora foto e frasi di ammirazione verso i nostri azzurri, a Roma alcuni display degli autobus di linea recano ancora la scritta “GRAZIE ITALIA”.

Noi italiani eravamo tutti pronti nei locali e nelle piazze, nelle case e nelle tendopoli, negli accampamenti militari e nei villaggi turistici: noi italiani eravamo tutti pronti alla grande festa!

Da Milano a Messina eravamo arrivati davanti ai maxischermi con gli striscioni ben in vista, eravamo seduti nei locali con in indosso una maglietta azzurra, nelle case, al fresco, tutta la famiglia si era ritrovata davanti al televisore, nelle tendopoli emiliane e negli accampamenti militari avevamo dimenticato la tristezza e la paura, nei villaggi turistici avevamo rinunciato a vedere il tramonto dalla spiaggia.
 

Alle 20:45 eravamo arrivati davanti ai grandi e ai piccoli schermi con un incontenibile entusiasmo che ci teneva uniti tutti. Eh già, eravamo tutti uno solo, l’altra sera, noi “fratelli d’Italia”.

I presupposti non erano a nostro favore: un’Italia nuova e stanca si trovava a fronteggiare un’eccellente Spagna, campione del mondo 2010 e campione d’Europa 2008; ma noi italiani ci credevamo davvero: credevamo davvero che Balotelli avrebbe potuto regalarci quei quattro goal che ci aveva promesso dopo la doppietta di tre giorni prima, credevamo veramente che Buffon si sarebbe gonfiato fino a superare le dimensioni della porta di cui è vigile guardiano, credevamo veramente che Cassano, Di Natale, Montolivo avrebbero potuto correre più velocemente; ci credevamo anche dopo i primi due gol subìti.

Durante l’intervallo continuavamo a sperare in un riscatto, speravamo nel piede di Pirlo o in un colpo di testa di De Rossi. Speranze destinate a rimanere inesaudite: nel corso della ripresa, gli spagnoli hanno continuato il loro gioco e i tifosi italiani, attoniti, assistevano ai due goal che, sommati ai due subìti nel primo tempo, diventavano fatali.

Un’Italia sconfitta duramente, dunque, che ha lasciato tanta amarezza non solo nei tifosi, ma anche nei giocatori, rimasti in lacrime sul campo di gioco. 

Niente coppe issate al cielo per gli azzurri, niente caroselli per le vie delle città italiane, niente inno, niente cori, nessuna “notte magica”. Solo televisori spenti con rabbia e mesti ritorni a casa: nonostante le bandiere sventolassero ancora, anche i colori che ci eravamo dipinti sul volto sembravano un po’ sbiaditi.

E d’altra parte, durante i 90 minuti di gioco non c’è stata partita almeno sul piano tecnico e fisico: la Spagna ha dominato spavalda, e i nostri ragazzi, un po’ impreparati e un po’ sfortunati, non sono riusciti a reagire.
 

Si conclude così il nostro europeo, iniziato tra mille polemiche e turbato dallo spettro dell’inchiesta calcio scommesse che ha offuscato lo stesso concetto di sport competitivo, si conclude con l’immagine di Prandelli che consola i suoi ragazzi seduti sul prato verdissimo con gli occhi pieni di lacrime, si conclude applaudendo a una Spagna meritevole, ma lodando entrambe queste squadre dal DNA passionale e i loro uomini orgogliosi della propria appartenenza, <<un po’ della serie “Poveri ma belli”>> ha commentato qualcuno col pensiero rivolto alle economie di questi due paesi cugini di crisi e di spread.
 

E mentre  in Spagna si festeggia, Prandelli e i suoi ragazzi tornano a casa rammaricati: all’arrivo all’aeroporto di Fiumicino, però, non si aspettano che una piccola folla li aspetti plaudente e fiera mentre intona l’inno di Mameli, ma quella folla c’è e, forse, convince il CT a non lasciare l’impegno in nazionale: <<possiamo essere orgogliosi di quest’Italia>> commenta <<abbiamo schierato una squadra propositiva e corretta>>.

E se Mario Monti aveva assistito da Kiev, quanto mai impassibile alla disfatta azzurra (tanto impassibile che la rete gliene attribuisce la responsabilità asserendo che “porta sfiga”), i giocatori e il commissario tecnico, ieri, sono stati ricevuti al Quirinale dal tifoso numero 1 che ha commentato <<io non ho mai giocato al calcio, e non posso misurare la fatica, ma comprendo la tensione, l’emozione, la responsabilità>>.

E in effetti la responsabilità, forse, i nostri ragazzi la sentivano davvero, volevano regalarci quella vittoria che desideravamo tanto. Non ce l’hanno fatta, ma siamo comunque tutti con loro, a dispetto di quegli italiani verdi che esultavano ai goal spagnoli, noi veri “fratelli d’Italia”, anche nella sconfitta restiamo uniti ed entusiasti: a due giorni dalla finale su facebook si vedono ancora foto e frasi di ammirazione verso i nostri azzurri, a Roma alcuni display degli autobus di linea recano ancora la scritta “GRAZIE ITALIA”.
 

Grazie Italia coi tuoi problemi e con le tue bellezze, grazie per la pizza e il mandolino, Grazie per Margherita Hack e per Umberto Eco…Non è solo calcio, è amore per un paese.

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