Pavarotti, il tenore che cantava al mondo
"Dopo i Beatles e Jay-Z, mi sono messo alla ricerca di un soggetto accattivante e ho trovato Luciano Pavarotti. Negli Stati Uniti tutti lo conoscono come il più grande cantante d’opera di tutti i tempi con oltre 100 milioni di dischi venduti nel corso della sua carriera, ma pochi sanno della sua vita privata".
Ron Howard è a Roma per la presentazione del documentario Pavarotti, in concorso alla Festa del Cinema e nelle sale italiane il 28, 29 e 30 ottobre. Il documentario realizzato con materiale di archivio, riprese dal vivo e interviste a familiari, manager e colleghi illustri, fa emergere la storia personale dell’artista come marito e come padre. Il suo viaggio dalle sue umili origini nel Nord Italia fino allo status di superstar mondiale.
"C'è molto da celebrare della sua vita. Ho scelto un approccio onesto per portare sullo schermo l'uomo dietro l'artista. Ho fiducia che il mondo e il pubblico potranno capire alcune sue scelte all’insegna di una commercializzazione difficile da accettare, se vista con un occhio esterno", dice Howard. Che aggiuge: La famiglia è stata molto disponibile ad aprirci le porte all'archivio privato e a raccontare la verità sui difficili rapporti tra Adua e Nicoletta, rispettivamente la prima e la seconda moglie di Pavarotti".
La Coppa del Mondo del 1990 in Italia è stata l’occasione in cui l’opera ha conquistato il grande pubblico: in quell’occasione, sul palco di Roma, Pavarotti si è unito ai colleghi tenori Placido Domingo e José Carreras, esibendosi per un pubblico mondiale di 1,4 miliardi di persone.
Con gli show di beneficenza «Pavarotti&Friends» ha accostato lirica e pop. Con quella voce di tenore che era un dono degli dei, ha incantato il mondo, come nel suo concerto più bello, ad Hyde Park, Londra, davanti a Carlo e Diana, con 150mila spettatori in silenzio sotto la pioggia con gli ombrelli chiusi.
Ascoltiamo le sue magnifiche registrazioni discografiche realizzate trala fine degli anni ’60 e la fine dei ’70, e assistiamo al suo cammino verso la monumentalità. Il documentario restituisce così il ritratto intimo di un artista sensibile, il mito del tenore e del do di petto."L'ho visto la prima volta alla fine degli anni ottanta ad un grande evento ad Hollywood - continua Howard - e sono rimasto affascinato da un personaggio di grande carisma.
Con questo lavoro, ho osservato la sua vita più da vicino, le sue passioni e la sofferenza per alcune scelte artistiche. Ha conquistato il Nord America e nuovi fans, mentre la critica gli ha voltato le spalle per le sue sempre più ricorrenti incursioni nella musica pop"
Il personaggio pubblico – con tutto il gossip che ne è derivato negli ultimi anni – ha stritolato lentamente il Pavarotti privato. "Big Luciano possedeva un’innata facilità nel far partecipare il pubblico alle emozioni veicolate dal suo canto. E' riuscito a portare l'opera nelle case del grande pubblico, a rendere l'opera una forma di racconto accessibile a tutti. E' questa la sua eredità più grande".
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