New York e la parabola del Futurismo in due mostre
Si è da poco concluso l’anno della cultura italiana negli Stati Uniti ma anche il 2014 , naturalmente, continua all’insegna dell’arte. Due mostre importanti a New York inaugurano la stagione con l'arte italiana accreditata di oltre il 40% del patrimonio mondiale.
C’è molto ancora da comprendere, scoprire e da mostrare e l'anno della cultura per gli amanti dell'Italia non finisce mai.
lL 21 Febbraio il Guggenheim Museum, tempio dell’arte contemporanea, apre i battenti alla più grande exhibition sull’arte futurista: “Italian Futurism 1909 – 1944: Reconstructing the Universe”.
Per la prima volta negli Stati Uniti uno sguardo a 360 gradi su tutto il panorama del movimento artistico fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909. Una selezione di 300 opere che resteranno visibili per sette mesi.
Tra gli artisti di spicco si annoverano Fortunato Depero, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, ma anche un’accurata documentazione artistica che testimonia il rinnovamento a vasto raggio che operarono i Futuristi in Italia.
Un percorso multidisciplinare che mostrerà nelle sale del museo la nascita, i nodi cruciali e l’eclissarsi del Futurismo sul finire della seconda guerra mondiale.
«La mostra comprende ceramiche, fotografia, design, mobili, architettura, film teatro, performance e un accenno importante alle serate. Perché sono queste cose che rendono il Futurismo un’avanguardia veramente diversa rispetto ad altre avanguardie storiche» ha commentato la curatrice Vivien M. Greene, studiosa delle avanguardie europee che qualche anno fa presentò nel Guggenheim l’enigmatico quadro “Materia”, di Umberto Boccioni.
Alla scoperta di una avanguardia italiana, il Futurismo, che ha interpretato e segnato la nostra storia politica sociale e architettonica. Crediamo proprio che l’Evento sia straordinariamente importante proprio perché da non molto tempo si interpreta con maggiore consapevolezza e meno faziosità il periodo storico di riferimento.
Oltre quest’esposizione dedicata al Futurismo altro fondamentale evento dell’anno sarà l’apertura del CIMA, protagonista assoluto il designer futurista Fortunato Depero. Forme geometriche intessute di spigoli, bianco e nero ma anche mix di colori brillanti hanno fatto di lui il pionere del graphic design.
Il 22 Febbraio apre, infatti, tra le strade di Soho il primo Centro di Cultura d’Arte Moderna Italiana, la cui missione è, anche, promuovere l’arte futurista Italiana.
La Fondazione occuperà il quarto piano di una palazzina su Broom Street e sembra centrare la giusta atmosfera, del resto l’Iron District era una zona di industrie tessili, circondata da grandi magazzini, dalle strutture in ferro che custodivano stoffe e altri prodotti manifatturieri. Il processo di cambiamento economico e sociale di SoHo, iniziato negli anni ’20, quando i magazzini cominciarono ad essere trasformati in grandi loft spianò il quartiere nel diventare una zona di artisti, musicisti e gallerie.
Proprio in quelle strade nel 1928 Fortunato Depero si trasferì. Nella grande mela conobbe e visse il centro propulsore di una New York che sarebbe presto cresciuta come città d’arte, che è accomunata al futurismo proprio per questa dinamicità, per la sua velocità.
Depero avrà sempre un legame fortissimo con questa città, la possibilità di esplorare orizzonti diversi e di mettersi in gioco in un periodo storico culturale che va dagli anni ’20 ai ’30 e lavorare nel campo pubblicitario per riviste del calibro di Vogue o Vanity Fair.
Una delle figure di maggiore rilievo del secolo scorso che ha saputo proporre una visione dell’arte totale: sfidando le convenzioni tramite un processo creativo che lo ha portato a spaziare dal teatro alla pubblicità, dal design all’artigianato attraverso la sperimentazione di differenti tecniche.
Circa 50 le opere provenienti dalla collezione di Gianni Mattioli, grande collezionista di arte futurista, che ha anche dato in prestito al Guggheineim alcune opere di Fortunato Depero; la figlia, Laura Mattioli, è la curatrice e direttrice insieme al Heather Ewing, Executive Director.
Quest’ultima ha raccontato ad i-Italy come il CIMA nasca “Dalla consapevolezza di alcuni studiosi e mia personale che l’arte italiana del XX secolo è poco e mal conosciuta all’estero. Noi siamo il paese del Rinascimento, di Venezia, Firenze e Roma. Si vorrebbe conseguire e diffondere una maggiore chiarezza storica sul ruolo degli artisti italiani nella definizione e affermazione del modernismo e del linguaggio artistico contemporaneo, una rivalutazione del ruolo storico ad esempio del Futurismo, della Metafisica o dell’Arte Povera”.
E adesso tra dipinti, sculture e approfondimenti sull’artista si inaugura la prima tappa del CIMA. Autentico meeting point dell’arte italiana nella Grande Mela.
“La scelta di Fortunato Depero come primo artista da studiare e da proporre all’attenzione internazionale è certamente legata alla mostra del Guggenheim, con la quale si è voluto creare una sinergia. La mostra curata da Vivien Greene ripercorre per la prima volta negli USA tutta la parabola del movimento futurista, nella complessità del suo trentennale percorso”, prosegue Laura Mattioli.
i-Italy
Facebook
Google+