Il mio ricordo di Mario Mignone

Marcello Saija (September 12, 2019)
In memoria del professore della State University di New York a Stony Brook, che ci ha appena lasciato. Dall'isola di Salina ci arriva un ricordo del professor Marcello Saija, suo amico e compagno di iniziative che hanno raccontato con profondità la Sicilia e l'emigrazione agli americani. Lui originario del Sannio, Marcello Saja un Siciliano doc. Con questo contributo-ricordo salutiamo Mario Mignone e il suo genuino e generoso contributo alla storia degli italiani in America

In Italia era il primo mattino del 28 maggio 2019. In America, tarda notte del 27. Da poco si conoscevano i risultati delle elezioni europee. In dormiveglia, un trillo del cellulare mi segnala un messaggio. Era un rimprovero di Mario Mignone: “Mi vuoi spiegare perché gli avete dato tutti questi voti a Salvini? Fino a ieri gridava forza Etna, e voi lo premiate? ” Naturalmente non ce l’aveva con me. Sapeva bene che io tutto avevo potuto votare tranne che Lega Nord, ma non digeriva che i meridionali (i conterronei come lui ci chiamava) avevano appena dato a Salvini il 20% dei loro consensi. “ In Italia è diventato il primo partito con il 34,33 %  (+ tre milioni e mezzo di voti). – insisteva - questi ci sfasciano un paese!!!”.

Era attentissimo . Certo, schedava i dati per la nuova edizione di Italy Today, ma parlava da italiano preoccupato, da chi da sempre difendeva l’unità nazionale. Era e si sentiva cavaliere del lavoro di un Italia repubblicana unita nata dal Risorgimento e dalla Resistenza e non sopportava i conati separatisti del Nord così come quelli neo borbonici del Sud. Naturalmente spesso ritornava ad essere americano e prendeva le distanze dall’Italia e dai suoi problemi. Nel 2017, alcuni mesi prima di celebrare la conferenza internazionale sull’Immigrazione ad Agrigento ed a Stony Brook  che insieme organizzavamo, discutevamo animatamente sull’impianto. “We are not for open borders” – ammoniva – “Comprendo il punto di vista della Chiesa che vuole accogliere tutti. E’ la sua missione. Qui, però, non possiamo chiudere gli occhi davanti ai problemi.” Gli ricordavo il suo passato da emigrante e gli rimproveravo le sbandate da italo americano arrivato. Mi sorrideva bonariamente “Lo so! Lo so! Non preoccuparti, io resto quello che tu hai letto in Story of my people. Lo so che ti sono caro così! Dovresti, però, vivere in America per renderti conto!” . Con qualche rimorso, aveva votato per Trump. Adesso era però critico: “Non mi piace l’atteggiamento che ha assunto verso l’Unione Europea. E’ ricattatorio! Dobbiamo metterlo in evidenza nella conferenza di novembre!” 

Con tutte queste fisiologiche contraddizioni, era, però uomo fermissimo nei valori fondamentali della famiglia e dell’amicizia. Non c’era incontro, in America o in Italia , nel quale non mi parlasse prima dei successi delle figlie e di sua moglie Lois. e dell’affetto per Tom Di Napoli, Ken La Valle Shirley Kenny, Rick Nasti, Sal Rotella, Sebastiano Martelli e Claudio Rossi. Per raccoglierci ogni anno, ultimamente aveva “istituzionalizzato” un incontro annuale sul rapporto “Emigrazione – Immigrazione”. Avevamo celebrato il primo nella scorsa primavera. Era soddisfatto Intendeva pubblicare i risultati in un numero speciale di Forum Italicum, ma aveva perplessità sulla congruità dei contenuti rispetto ai tradizionali caratteri della rivista orientata in senso letterario. La rivista  era il suo orgoglio. La dirigeva con un rigore straordinario: “E’ per questo che in Italia mi hanno dato la serie A” – diceva con grande soddisfazione – “Tizio è una brava persona, ma non basta . Le cose che scrive sono inadeguate ed io ho il compito di mantenere alto il livello. C’è già tanta gente che pubblica stronzate!”       

La sua esperienza di emigrante gli aveva regalato una umanità straordinaria. Aveva una capacità di perdonare che andava oltre l’etica cristiana. Più volte l’ho visto soffrire per azioni ricevute ed ho ascoltato da lui giudizi taglienti che però di norma  finivano per dileguarsi alla prima occasione utile. Indelebili invece i sentimenti di riconoscenza.

Chi gli aveva offerto amicizia ed aiuto non usciva più dal suo cuore .Ultimamente mi informava spesso con dolore del precarissimo stato di salute di Bill Arens. Aveva per lui una predilezione speciale: “ Appena arrivi dobbiamo andare a trovarlo subito l’ho promesso” . Così è stato ed abbiamo capito che era l’ultima volta. “ Quando sarà la mia ora” – mi disse con gli occhi umidi , uscendo – “Mi auguro di non dover passare da questo calvario” – “voglio arrivare dall’altra parte in modo repentino” . Ed  il Signore lo ha accontentato. Ha raggiunto Bill in pace.   

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