“Gran Serata Futurista” arriva negli USA

Giulia Madron (May 13, 2014)
Massimiliano Finazzer Flory diventa “atleta del cuore”, assumendo i toni dei Manifesti futuristi di Filippo Tommaso Marinetti. Il suo spettacolo attraversa gli Stati Uniti ed il 21 maggio sarà a New York - Al Lincoln Center - Kaplan Penthouse







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Una tournée dedicata a Filippo Tommaso Marinetti in America? Sì, tutto vero, è proprio così. Parte da Washington, grazie a Massimiliano Finazzer Flory, per toccare dieci delle più importanti città americane: Dartmouth, Philadelphia, Chicago, New York, Boston, San Francisco, Los Angeles e Houston.

 

Lo spettacolo, che ha riscosso un grande successo al Piccolo Teatro di Milano, narra la storia di Filippo Tommaso Marinetti, con proiezione di opere pittoriche e danza contemporanea.

 

Negli USA la performance in italiano avra' sovratitoli in inglese. In 70 minuti Finazzer Flory mette in scena il senso della grande città, la forza imbrigliata, l’immaginazione senza fili, lo splendore geometrico meccanico… Parla di movimento, di energia della Città che sale.

 

E’ una performance che Finazzer Flory dice di voler  schierare, nello stile di Filippo Tommaso Marinetti, contro i passatisti del nostro tempo per i quali come “per i moribondi, per gl'infermi, pei prigionieri… l'ammirabile passato è forse un balsamo ai loro mali, poiché per essi l'avvenire è sbarrato...”.

 

E’ il terzo anno che Finazzer Flory porta un suo spettacolo negli Stati Uniti. Nel 2011-2012 mise in scena i Promessi sposi e nel 2013 Pinocchio, storia di un burattino. Lo ritroviamo  quindi in America  e, questa volta, gli chiediamo di parlarci della sua “Gran Serata Futurista.”



Com'e' nata questa iniziativa di portare La Grande Serata Futurista in America?


E’ nata a metà ‘900 quando  La città che sale di Umberto Boccioni invece di essere Milano prese la strada di New York e del MOMA. Quando la vidi esposta per la prima volta più di 20 anni fa sentii dentro di me il bisogno di dire e dare qualche cosa a un movimento come quello del Futurismo il cui padre non era un pittore da esporre in museo ma un poeta rivoluzionario quale è stato Filippo Tommaso Marinetti.

 

Possiamo dire che la tournee e' un omaggio al movimento Italiano d'avanguardia. Quest'anno si è parlato molto qui a New York di Futurismo, dal Guggenheim al CIMA. Si prosegue la serie di eventi dedicati a questo movimento qui negli USA?


Premesso che  siamo grati a queste esposizioni, in un certo senso li anticipa per due ragioni. La prima perché nel 2009 già venni negli USA a difendere e promuovere l’identità di questo movimento che nato a Milano vive da tempo altrove. Il nostro spettacolo in realtà offre un’esperienza alternativa e a mio avviso integrativa delle mostre in corso a New York. Attraverso l’arte del teatro possiamo davvero liberare le energie racchiuse e imprigionate dalla cornice della pittura. I visitatori delle mostre dunque se verranno ai nostri spettacoli potranno come voleva il Futurismo essere spettatori al centro del quadro.

 

 

Secondo lei cosa qual e' l'importanza del movimento Futurista e quali sono le sue ripercussioni oggi.


Le rispondo con un elogio del presente: il cosmo colorato attorno a Saturno. Il secondo più grande pianeta del nostro sistema solare grazie alla sonda Cassini della NASA ci appare come una magnifica tavola colorata che ricorda il nostro Boccioni. Ecco Marinetti è stato un profeta della relazione tra civiltà tecnologica e delle sue tremende bellezze. L’eredità del Futurismo si è pienamente realizzata e in particolare negli USA. L’immaginazione senza fili dei futuristi è tra noi attraverso wi-fi e skype è “l’officina appesa ai fili contorti delle nubi”. La bellezza che noi vogliamo come Futuristi era ed è quella dell’ubiquità, della simultaneità dove sentiamo che il tempo e lo spazio morirono ieri… La letteratura ha anticipato Google, Twitter e Silicon Valley ovvero l’affermazione della sovranità della fantasia che diventa impresa individuale e comunitaria. A tale proposito anche dal punto di vista politico Marinetti ci ha insegnato che è possibile coniugare anarchia e patriottismo, l’individuo e la bandiera. Ciò che non è riuscito in Italia, mi pare avvenga, qui ogni giorno.

 

Quali sono state le maggiori scelte stilistiche (musica, coreografia, sceneggiatura) nella crezione di questo spettacolo e perche'?

Il ritmo. Tutto è ritmo. Tra parole e silenzio, tra la luce e il buoi, tra memoria e oblio, tra il passo e il respiro, tra la vita e la morte. Ritmo significa mettere in scena  l’esperienza di un viaggio. Con i suoi preparativi, le attese, le vicissitudini, gli inevitabili incidenti accompagnati da sogni, passioni, desideri.  A fianco del ritmo altro criterio è quello di restituire l’atmosfera dell’epoca soprattutto laddove essa appare avversaria di Marinetti: la decadenza. Il recente successo di Sorrentino con La grande bellezza dimostra che nell’immaginario collettivo l’Italia agli occhi degli altri continua ad affascinare e ad emozionare in nome di una bellezza che non è altro che nostalgia. Lo spettacolo combatte contro la luce crepuscolare, avverte lo sgretolarsi delle rovine e inneggia invece alla macchina intesa come ordine che dà forza, precisione, ottimismo. Per uscire dalla malinconia del chiaroscuro che mi pare sia la malattia dell’anima del nostro tempo, contro la quale funziona meglio la filosofia che il prozac.

 

E' la terza volta che viene negli Stati Uniti con uns  performance. Qual'e' il suo rapporto con l'America e con il pubblico Americano.

L’America come è stato ben scritto non è un’indicazione geografica ma il luogo di un mito moderno: l’uomo che pensa e si esprime con originalità, sintesi, chiarezza, entusiasmo. L’America è la libertà di scegliere la passione per il successo, il senso della grande città, l’istinto del record. Il mio rapporto con l’America è legato alla mia infanzia di europeo insoddisfatto, di nomade che ha bisogno di spazi  in cui ci sia tuttavia il senso di un Paese. Il pubblico americano è invece per me molto importante perché è privo di pregiudizi, ti giudica per quello che accade e così facendo coglie perfettamente l’identità del teatro che è un arte effimera e per questa ragione la più autentica, la più vicina alla vita. Anzi più della vita.


Nuovi progetti nel cassetto?



Sarò di nuovo negli USA, nel 2015, nei primi mesi sarò in scena ancora una volta nelle più importanti città americane con uno spettacolo dedicato a Leonardo da Vinci di cui interpreto la biografia attraverso fonti autentiche. Leonardo è davvero l’icona che unisce la cultura umanistica con quella scientifica , l’arte con la tecnica. Gli Americani che verranno a Milano per EXPO 2015 potranno vedere questo spettacolo in anteprima a New York e in altre città. La struttura della perfomance è la seguente: è un’intervista impossibile a Leonardo compiuta da un giornalista del nostro tempo, ad esempio del New York Times o della CNN, al quale il genio di Vinci risponde raccontando del suo rapporto con il potere, con la fede, con i misteri delle sue opere, la relazione tra pittura e musica, tra strumenti civili e militari, soffermandosi sulla vita quotidiana di allora attaccando i suoi nemici, offrendo a noi i suoi sogni, i suoi segreti e qualche massima per governare meglio la nostra esistenza.





 

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