Quel Fascismo che incanta

Gennaro Matino (October 11, 2018)
Non mi fanno paura le marionette al governo, temo chi ne muove i fili, chi con lucida follia, nascosto nelle tenebre, vuole portare non solo fuori dall’Europa, non solo fuori dall’euro ma fuori dal mondo libero il nostro Paese.

"Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità". Ci sono dei momenti della storia in cui è necessario lasciarsi provocare da chi la storia l’ha fatta prima, da chi maestro per il suo passato ha visto e poi raccontato perché chi venisse dopo di lui non dimenticasse, così che ci fosse nel futuro un barlume di verità capace di rendere ancora possibile la libertà conquistata a duro prezzo. Ho tra le mani in questi giorni alcuni scritti del grande Ennio Flaiano che mi piacerebbe condividere con quei pochi lettori che ancora hanno la pazienza di leggermi e ancora potranno farlo finché in questo Paese governato da gente come Rocco Casalino, a cui va poco a genio che esista libertà di opinione, sarà ancora possibile farlo.

"In questi tempi l’unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri. La serietà come solo umorismo accettabile". In questo epigramma, appuntato sul taccuino Don’t forget del 1976 a margine del Diario degli errori, Ennio sintetizza la sua teoria dell’umorismo: far pensare, provocare per rischiare parole di verità. E rischiava parole sorridendo, pesanti come macigni che oggi suonano come profetico presente: " Vorrei soltanto che Dio, o chi ne fa le veci, tenga lontano da questo paese un sistema politico che ci costringa daccapo a credere, a obbedire e a combattere, o a essere migliori di quello che siamo". Il " me ne frego" di Salvini e " gli italiani prima" annunciano nei titoli che il film già mandato nelle sale è di nuovo in programmazione."

Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli altri le cause della sua impotenza o sconfitta." Fascista oltre il nome è un sistema comportamentale, è un modo di essere che trascina i mediocri a sentirsi forti nel branco degli ignoranti, che gridano slogan di destra o di sinistra poco importa per far rumore, per convincersi che democratico è il fatto che tutti la possano pensare nello stesso modo anche se sbagliato e questo possa trasformare da solo una menzogna in verità, costringendola semmai perfino con la prepotenza ad essere come conviene alla massa. "Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista". Capace di incantare con parole di fumo, pronto a dire il contrario di quanto ha detto, a vestire i panni dell’uomo di libertà che indossa da clown nel circo degli ominicchi che l’applaudono solo per sedersi al tavolo della futura spartizione.

"È cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui". Della volgarità sa farsi vanto rendendo " democratica" la bassezza d’animo per cui vale cimentarsi in ogni grossolanità o rozzezza. Sa circondarsi di "benvestiti" solo per nascondere il tanfo dei cuoi cenci. "Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri". È bene che la Chiesa ricordi i suoi passati accordi con chi fascista ha consegnato Dio ai suoi commerci, ricordi il tradimento del vangelo il giorno in cui i suoi preti hanno osannato l’uomo della provvidenza che ancora si ripresenta puntuale nel gioco dei nuovi signori della storia, di quel dispotismo ora morbido che può trasformarsi in un solo istante, al momento opportuno, in tirannia. Perché "Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre".

Profezia di chi disgustato dal suo tempo fece dell’ironia arma per svestire i potenti, Ennio Flaiano sapeva che la responsabilità della mediocrità volgare al potere era di chi aveva permesso che questo accadesse, di quegli intellettuali manichini deboli e frivoli smerciati e venduti dall’industria culturale per soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più esigente e "ignorante", meno interessato all’arte fine a se stessa: "Batte le mani il pubblico a chi sputa per aria". Amo la libertà, amo ancora credere che finalmente l’Italia si svegli da questo incubo in cui è ricaduta. Non mi fanno paura le marionette al governo, temo chi ne muove i fili, chi con lucida follia, nascosto nelle tenebre, vuole portare non solo fuori dall’Europa, non solo fuori dall’euro ma fuori dal mondo libero il nostro Paese. Ed io non voglio sentirmi ripetere dalla mia coscienza: "T’avevo avvertito".
 

 

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