Mariangela Bettanini. Musica come viaggio
Vi parliamo di una voce.
E’ nata a Genova, nel quartiere della Foce, proprio lì dove solo dieci anni prima si incontravano - nella “Piazzetta” di Via Cecchi - Luigi Tenco, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Umberto Bindi e i fratelli Reverberi… Nella sua stessa strada abitava Lauzi e la mamma di Tenco aveva un negozio di vini.
Vi parliamo di una cantante unica che sa sorprendere. Una voce, una storia e un’esperienza impostata per il futuro. Intensa, pulita, ruvida e dolce, diretta.
Ma lasciamo parlare questa voce: Mariangela Bettanini.
“Erano gli anni sessanta e nella mia famiglia si ascoltava musica tutto il giorno.
A seconda delle fasce orarie, c’erano i Beatles, i Rolling Stones….Bob Dylan, Joan Baez… Il programma radiofonico "Bandiera Gialla" oppure le canzoni di Luigi Tenco, Gino Paoli, De André…poi c'era Paul Anka o Modugno…. la Vanoni che cantava le canzoni della "mala" . E poi i canti delle mondine….., i Doors, Jimi Hendrix, Janis Joplin…. i Festivals di Sanremo…. Vivaldi o Beethoven, Chopin , la musica barocca..e l'Opera… la Callas …..!
Di mattina ricordo che mia mamma cantava spesso in cucina o ascoltava la radio mentre faceva i lavori di casa…poi arrivava papà, appassionato di Opera e di musica classica e i miei tre fratelli ben più grandi di me ….si mangiava e poi il giradischi incominciava a suonare la musica + svariata …”
Tra i 10 ed I 15 anni ha studiato privatamente pianoforte classico. Poi ha cominciato a suonare la chitarra e a cantare da autodidatta, seguendo il suo talento naturale.
Ed eccola cantare Bob Dylan, Joan Baez, e i nostri cantautori…poi la bossa nova.
Con un piccolo sforzo di fantasia sembra di vederla in quella Genova, in quelle strade, in quei locali.
“In quel periodo ho incominciato a cantare come professionista in svariate manifestazioni musicali. Facevo parte di alcuni gruppi di canzone d'autore, canzoni sulla condizione femminile e canzoni popolari italiane. Il mio spirito di ribellione interiore e di ricerca mi ha aiutata molto, ero timida e molto insicura. Nel cantare per ore chiusa in camera mia, ho trovato e scoperto in me il coraggio di tirare fuori la voce, la grinta e la passione. Non lo sapevo, ma il mio canto era già una preghiera, anelito verso un qualcosa di più grande…”
Il 3 dicembre la Bettanini canterà in una città che conosce ad ama molto: New York. Questa volta presenterà il suo ultimo cd.
“New York è il Paradiso per la musica, è il crocevia dove transitano o vivono i grandi musicisti di tutto il mondo. Poter cantare qui è un grande onore!Venni a New York alla fine del 2006. Avevo appena registrato un CD con Dado Moroni, con Paolino Dalla Porta e Enzo Zirilli.”
Con che spirito era venuta allora?
“Non avevo nessuna connection. Ero molto emozionata. Ricordo il senso di spazio e di possibilità. Il mio viaggio aveva un senso anche piuttostopratico e logico! Mi ero detta: ‘ Se volessi vendere champagne, andrei a degustarlo in Francia e a vivere per un po’ di tempo là….Se davvero il jazz è la mia strada, allora vado dove l’hanno creato! Imparerò, ascolterò e starò a vedere che cosa succeede’.”
Ecco uno dei punti di forza di Mariangela. Il coraggio di rischiare e sperimentare, intrinseco nelle sue scelte musicali e di vita.
“Quando la mia ricerca mi porta a intraprendere un nuovo viaggio, un percorso sconosciuto, mi documento e mi procuro i mezzi tecnici. La tecnica e le nozioni, in questo modo, non sovrastano l’espressione musicale, ma ne rimangono al servizi. Questa è la mia personale ricetta.I o ho imparato molto cantando di fronte al pubblico, da ragazzina. In quei momenti di panico e di voglia di esprimersi, dai il meglio di te, se davvero vuoi stabilire una reale comunicazione. Il narcisismo e il bisogno di essere ascoltati e applauditi c’è sempre, è ok!, ma prevale il contatto di Essenza, di Eterno, che ti fa creare uno spazio di intimità e reale comunicazione.”
E cosa dice dei suoi colleghi oltreoceano?
“Mi sono sempre trovata molto bene coi musicisti newyorkesi….c’è una sorta di dedizione assoluta, anche competizione, ma io la chiamerei dedizionE, dedicare la propria vita, senza badare troppo agli aspetti di comfort, pratici, e vivendo in mezzo a tanti altri musicisti bravi e in gamba, è direi un atto di fede, nelle proprie capacità e verso la Vita!”.
E la scelta del repertorio da presentare questa volta, legata al suo nuovo cd, la porta alle origini. A quel quartiere dove è nata. Propone infatti brani di musicisti genovesi.
“Ero a new York e mi chiedevo che cosa avrei potuto condividere di veramente mio. Che cosa mi distingueva dagli altri? Quali erano le mie risorse? Da dove arrivavo? Da Genova, dalla Foce, dal bel canto italiano anche …dall’amore per la poesia e per la melodia ….E stavo avvicinandomi timidamente al jazz, la fusione fu quasi inevitabile…
Esteticamente parlando, poi, provavo il desiderio di sentire queste canzoni suonate da dei musicisti jazz d’oltreoceano che lo avevano assorbito mentre ‘ciucciavano’ il latte dal biberon, e magari avevano un genitore appassionato di questo genere o che avevano ascoltato in casa alla radio l’orchestra di Duke o di Count Basie….Cioè jazz musicians che avevano una storia come la mia….solo che, anziché sentire Mina ascoltavano Billie Holiday. E infatti, quando arrivai a New York lo scorso maggio, portavo con me solo gli spartiti: delle note su un pezzo di carta….ero davvero molto emozionata…e felice! Cioè, l’idea era di portare solo gli spartiti e di farli suonare da musicisti ignari delle canzoni originali, musicisti che avevano il loro condizionamento culturale, americano, non il mio…”
E’ quasi inutile chiederle che rapporto ha con gli States e la Grande Mela… si sente.
“Il jazz americano e i musicals, oltre agli chansonniers francesi, sono la matrice musicale delle canzoni dei nostri cantautori genovesi… È un po’ come riportarle a casa, riconsegnarle alla fonte….anche se certe, come le canzoni di Fabrizio De André, hanno musicalmente un taglio più….’etnico-popolare’, europeo e mediterraneo..
‘Sassi’, di Gino Paoli, per esempio, mi ricorda molto ‘Summertime’…è un po’ come poterle dare la grandezza di un Evergreen, di una everlasting song internazionale…”
Mariangela nel corso della tua carriera si è avvicinata alla musica popolare e melodica italiana; brasiliana; folk e pop, gospels e spirituals americano; rock, rythm 'n' blues, soul, alla canzone d'autore francese e Italiana. Poi è arrivata al Jazz.
Viene spontaneo chiederle cosa ha dato al Jazz tanta esperienza musicale.
“All’inizio molta confusione, perché il jazz è un linguaggio codificato, per cui bisogna impararlo come si impara una lingua. Il timing, il fraseggio…e non si diventa cantante di jazz in qualche anno, anche se canti da una vita intera, come me. Cioè, bisogna in un primo momento dimenticarsi di tutte queste esperienze passate, spogliarsene. Come mi piace dire, ‘cantare come si canta sotto la doccia!’”
“Qualcuno ha scritto che attraversavo con originalità melodie usurate…o qualcosa del genere….sicuramente la mia esperienza musicale in altri generi crea un approccio versatile, eclettico…Ho imparato a contattare l’intensità e profonda tristezza di quando canti un blues, oppure la grinta che si tira fuori per cantare certa musica popolare italiana oppure il power e la presenza che usi per cantare rock o rythm’n’blues…la finezza e il controllo che sono necessari per cantare canto classico… e direi anche il suono. Il lavoro sul suono della mia voce è la cosa che direi distingue il mio percorso vocale….Il suono è il lavoro di tutta una vita, per me, e quindi spero che arrivi anche nel mio modo di cantare jazz….”
Il suono è il lavoro della sua esistenza. E nella sua vita un altro capitolo importante è quello che ha affiancato spiritualità e musica in un percorso di conoscenza interiore. Cerchiamo di capire…
“La voce ti dice lo stato di consapevolezza di una persona…dove è nel suo percorso…quali sono le risorse e dove sono gli aspetti anche psicologici da nutrire, le qualità che non sono state sostenute e che potrebbero essere amplificate e facilitate, la voce è il suono della nostra realtà più profonda…più di tanto non si può controllare, anche con la tecnica più spietata, è la nostra realtà interiore.
Per questo fa così paura cantare, perché il canto è l’espressione della parte più profonda di noi stessi ed è molto legato all’emozione, infatti c’è il modo di dire che la voce”tradisce” un’emozione, oppure che la voce ‘trema’ dall’emozione. Io parto dal mio tremore, ci sto dentro e poi vedo e sento che cosa succeed. Da questo percorso arriva l’autenticità del suono. E unisco la ricerca interiore con la ricerca vocale artistica.
Man mano che procedo nel cammino, prendo sempre più consapevolezza di come e quanto il canto e fare musica in un certo modo possano creare dei campi di amore e trasformare, magari per qualche minuto appena, un ambiente, portando dolcezza, leggerezza, consapevolezza, pace a molte persone contemporaneamente. La Vita mi sta portando verso questa direzione..”
La serata di New York sarà un vero viaggio nella nostra storia musicale. Chi avrà la fortuna di partecipare non solo ascolterà una voce speciale, avrà anche l’opportunità di godere di una selezione musicale accurata, veramente unica.
“Per celebrare Fabrizio de André nel decimo anniversario della sua morte, ho scelto 4 canzoni chiave che potessero a mio avviso essere adattate al jazz e potessero illustrare le tematiche fondamentali della sua poetica:
La vita, la libertà : Il suonatore Jones ; L'amore: Amore che vieni, amore che vai; La morte: Anime salve; Genova: Creuza de ma.
Il Cd inizia col Suonatore Jones: <In un vortice di polvere gli altri vedevan siccità /
A me ricordava la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa> Mi sembrava bello questo inizio, come se fosse lo stesso Fabrizio a parlare così…(e non + Fiddler Jones)
Così, dal punto di vista di questo 'qualcuno' che è lontano ma vicino, nell’incontro attraverso la musica, in un’altra dimensione di arte, amore, compassione, ho aggiunto e alternato altre 6 canzoni, una per autore, di Luigi Tenco, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Gino Paoli e Ivano Fossati…. Ho incluso anche Giorgio Calabrese e Gianfranco Reverberi che tanto hanno scritto per la Scuola Genovese, con una canzone a me particolarmente cara: “Se qualcuno ti dirà”.
Concludiamo quest’incontro di musica in parole che potrebbe durare molto più a lungo. Entriamo nel mondo dei suoi desideri e dei progetti. Le chiediamo con quale musicista newyorkese le piacerebbe lavorare in particolare. La risposta è felice ed appagata.
“Se dovessi progettare qualcosa di nuovo, magari un progetto di songs americane, non chiederei di meglio che il trio con cui ho registrato : Pete Malinverni al piano, Ugonna Okegwo al contrabbasso e Billy Drummond alla batteria. C’è passione, eleganza e sensibilità: i tre ingredienti per me fondamentali nel jazz …E al livello umano, non potevo trovare persone più nel cuore e nel rispetto!”
E poi… ecco i suoi programmi: “Un progetto di composizioni mie legate al mondo del Sufismo che mi porterà in Turchia prima di Natale; una serie di incontri di Meditazione e Canto intitolato 'Il Canto del Silenzio' e un progetto… 'monumentale' sul jazz che vorrei attuare qui a New York, fra qualche lustro, se Dio lo vorrà!!!”
Thursday Dec 3
CD RELEASE EVENT FOR
"JAZZIN' some singer songwriters
from GENOVA"
MARIANGELA BETTANINI vocals
PETE MALINVERNI piano
LEE HUDSON bass
BILLY DRUMMOND drums
Kitano Hotel
66 Park Ave @ (E.38th Street)
NYC
Please advertise Reservations Advised Tel 212 885-7119
Early Dinner receive preferred seating (6:30 - 7:00 PM)
No Cover, No Music Charge, $15.00 minimum on food or beverages.
Great American and Japanese menu , very reasonable.
2 shows 8 pm & 10 pm
Sponsored by Regione Liguria
In collaboration with the Italian Cultural Institute of New York
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