Ed i colpi di pistola fanno ancora notizia...

Gennaro Matino (September 20, 2015)
Una storia di cui non vorresti sentire parlare, ma è storia che ci riguarda. , ma è storia che ci riguarda. Videogrammi impietosi a raccontare un altro delitto, non l’ultimo purtroppo, l’ennesimo in pieno giorno a Napoli, sotto gli occhi di tanti. Scendere in strada? Qualcuno lo chiede. Ma le manifestazioni del giorno dopo non bastano, in certi casi, salva la buona fede di qualcuno, hanno il sapore amaro della presa in giro ...


La scuola ha riaperto i battenti, i nostri ragazzi sono tornati alle “sudate carte”. Non  è stato così per Emanuele Sibillo già boss a 19 anni freddato a luglio a Forcella, non per Luigi Galletta meccanico di 21 anni incensurato, che nulla c’entrava con la “paranza dei bambini”, assassinato ad agosto, non così per Gennaro Cesarano di anni 17, piccoli precedenti, massacrato a colpi di pistola alla Sanità pochi giorni fa. Anche loro ragazzi nostri. Brutta storia.


Una storia che non vorresti sentirne parlare, ma è storia che ci riguarda. Videogrammi impietosi a raccontare un altro delitto, non l’ultimo purtroppo, l’ennesimo in pieno giorno, sotto gli occhi di tanti.


Corre la notizia sui fili della comunicazione, basta un clic su una tastiera di un computer e il frammento di un assurdo fa il giro del mondo, diventa sostanza di commenti: delinquenza di strada, nuove organizzazioni criminali in guerra, quotidiana indecenza nella quotidiana vicenda di una città sotto assedio.


Immagini choc, il sistema del passaggio di parole, quello che sa raccontare i fatti e i suoi contrari, dipinge una Napoli vio-lentata, la disegna, se ancora non bastasse, trapassata dalle sue miserie, vinta dalla rovina della sua giovane carne massacrata. La cinge d’assedio con parole che di sicuro la riguardano e vorrebbero provocare in essa reazione.


Scendere in strada? Qualcuno lo chiede. Ma le manifestazioni del giorno dopo non bastano, in certi casi, salva la buona fede di qualcuno, hanno il sapore amaro della presa in giro.


Fatto sta che in pochi giorni sono morti ancora dei ragazzi, giovani vite che avrebbero potuto avere un diverso percorso, morti per niente, per seguire il sogno malato di una rivincita impossibile, sperando di ottenerla impugnando una pistola. Morti per niente. Parole pesanti che si ripetono ogni qualvolta, troppe volte, il sangue scorre sui marciapiedi della nostra città.

Parole che sanno farti soffrire quando le ascolti lontano da casa: roba da Napoli.


Un ragazzo cade sparato e nella tragedia la reazione del mucchio è contrastante, distante. Un uomo morto per terra, ucciso a pistolettate, la sequenza passa dalla paura del mucchio, dall’iniziale fuga per legittima difesa alla impietosa constatazione di un dramma non proprio, per fortuna. E il giorno dopo in strada, corteo di protesta. Un ragazzo morto, un altro, fa parte del copione. Così succede a chi fa scelte sbagliate!


Troppo facile chiudere il resoconto con battute scontate: terra bruciata dalla malavita prima e dall’indifferenza e insensibilità della gente dopo. Troppo facile commentare anche le immagini di questa nuova offesa alla dignità dell’uomo come normale, brutale delinquenza unita a meschina indifferenza. Facile per chiudere il breve filmato e passare a un altro, il prossimo, che non mancherà, è sicuro. L’analisi sociologica del crimine può essere materia da esperti, l’atteggiamento della gente ci riguarda, noi siamo la gente. La paura anche in questo contesto è la prima responsabile.


L’indifferenza, l’insensibilità possono descrivere il cuore di un popolo stanco e mortificato che non sa più come reagire. Scendere in strada? Forse.

Ma meglio di tutto potrebbe descriverlo l’impotenza, una sorta di incancrenita sensazione in cui non c’è rimedio al male se ci sono fatti che non possono andare diversamente. Tragica condizione di chi, punto terminale di un sistema, è stato lasciato solo, solo a contare le vittime e a gestire le sue paure.


L’impotenza è una malattia che si contrae, difficile pensare che a Napoli sia congenita. L’eroe che si frappone a dorso nudo di fronte al pericolo è una possibilità esaltante, ma non produce necessariamente una città normale, purtroppo anche l’eroe resta solo.


La normalità passa attraverso la condivisione, braccia che si afferrano, che faticano a costruire la casa comune, la regola, l’accettazione, il controllo del territorio, la legge, gli strumenti per educare e far crescere.


Facile scegliere parole come insensibilità, indifferenza, facile far diventare ancora una volta Napoli palcoscenico dell’assurdo e del disumano, dove la gente conta per non contare.

Questa storia non mi piace, vorrei una Napoli diversa, certo come la vorrebbero in tanti. Eppure so che questa Napoli c’è, ma non riesce a far rumore perché nel frattempo i colpi di pistola l’hanno ammutolita: fanno più notizia.

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