Ce la farà Scampia?

Gennaro Matino (June 10, 2015)
La politica mantenga le sue promesse. Quanta gente onesta vive nel quartiere, ma l'onestà non fa rumore.



CE la farà Scampia? Quel punto interrogativo era sproporzionato rispetto alla frase a margine del disegno: sullo sfondo una macchina della polizia con una sirena accesa, due triangoli aperti a ricordare il Vesuvio e il suo gemello, in primo piano una pistola che sputava fuoco, un uomo accasciato sul selciato nel suo rosso sangue e una donna scapigliata che urlava. Rigiravo tra le mani il foglio con quel disegno dai tratti ancora troppo infantili per essere di un ragazzo di seconda media che si firmava Antonio.

 

Infantile non certo per la trama che raccontava morte, ennesimo delitto di una faida senza fine, una trama che per i suoi drammatici significati, benché l'abitudine nel rione al lutto prematuro, è troppo dura perfino per adulti avvezzi al disagio, figurarsi per un ragazzo di periferia che avrebbe diritto, come tanti suoi coetanei altrove, a una adolescenza spensierata.


Quel punto interrogativo, quasi minaccioso, arrabbiato, aspettava una risposta: ce la farà Scampia? Quanti bravi ragazzi ha Scampia, quanti ne hanno le tante periferie malate della nostra regione. Ti invitano a parlare di legalità nelle scuole e certo non ti sottrai a portare la tua modesta esperienza, ma non è stato facile rispondere serenamente a quell'enorme punto interrogativo.

 

Sentivo l'imbarazzo delle parole vuote dinanzi a quella storia raccontata con immediatezza da un ragazzino che, molto più efficacemente di dotti reportage, molto più vero di fiction preconfezionate per il "divertimento" del grande pubblico internazionale, con pochi colpi di pastello aveva ritratto su un foglio da disegno una tragica realtà: la sua. In quell'enorme punto interrogativo la paura e la speranza, l'eco sofferto di un adolescente che ha voglia di crescere: «E' la mia città, il quartiere dove vivo, la mia gente, ce la faremo? ».


Avrei potuto rispondere: «Lo Stato interverrà, ognuno deve fare la propria parte, repressione della delinquenza e sviluppo sociale…», ma serravo tra le dite quel disegno dai colori forti e proprio non riuscivo a trovare le parole per Antonio che mi aveva coraggiosamente consegnato la sua storia, quello che i suoi occhi drammaticamente avevano fissato. Quanti bravi ragazzi ha Scampia, futuro in carne e ossa, occhi luminosi di giovani vite, che oltre lo scempio del territorio descritto impropriamente dai media solo come luogo di rovina e pianto, raccontano invece la fatica quotidiana di tanta gente onesta, di genitori premurosi, di maestri coraggiosi, di preti straordinari, di volontari sempre pronti a dare ragione della loro umanità, testimoni senza tempo per quelle giovani vite a loro affidate.


Quanti bravi ragazzi ha Scampia che meritano parole libere dal preconcetto, dalla resistenza perbenistica che vorrebbe predestinato solo al malaffare chi abita territori ad alto rischio malavitoso, che meritano invece verità, l'unica che rende liberi. A chi cerca risposte raccontando la sua vita, e a maggior ragione se è un ragazzo, si deve offrire qualcosa che vada oltre le solite parole preconfezionate. A una vita che chiede aiuto si offre vita, a una storia vera si risponde con lealtà. Ai palazzi sventrati dall'abbandono e dalla miseria si offrono progetti di recupero ambientale; al territorio controllato dalla delinquenza si risponde con la presenza rassicurante dello Stato; all'evasione scolastica con progetti educativi alternativi; alla disoccupazione con l'avviamento al lavoro.


Domenica scorsa si sono chiuse le urne, la Campania ha un nuovo presidente e una nuova giunta. I politici dell'una e dell'altra parte hanno fatto scorribande per le vie di Scampia per accaparrarsi consensi promettendo a parole una nuova consistenza di futuro. Parole pesanti che i galantuomini dovrebbero mantenere se davvero sono tali. A chi cerca risposte alla sua vita non bastano promesse, a storie che consegnano vita, si risponde con vita scambiata. Se un ragazzo come Antonio ti sbatte in faccia un punto interrogativo deciso è forse venuto il momento di dirgli la verità, di dirgli che è bene non aspirare a facili guadagni garantiti dalla malavita, al successo senza fatica promesso dalla cultura della menzogna ma so-prattutto di non fidarsi delle parole di fumo spese dalla politica senza dignità. Non fidarsi, ma costringere quelle promesse a diventare realtà rintuzzando quotidianamente la po-litica, costringendo le istituzioni a mantenere la parola data.


Quanti bravi ragazzi ha Scampia, quanta gente onesta vive nel quartiere, ma l'onestà non fa rumore. Se l'onestà incominciasse a fare rumore, ad aggregare gli onesti tanto da originare una rivoluzione non violenta di gente non più disposta a subire soprusi, Scampia ce la farebbe, ne sono certo, e riconsegnerebbe una terra un tempo feconda al suo originario destino.


Quanta gente onesta vive nel quartiere, ma l'onestà non fa rumore. Questa terra torni al suo originario destino/


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