Alain Elkann ed il contributo ebraico alla Letteratura italiana del Novecento

Vincenzo Ruocco (May 02, 2009)
La conferenza di Alain Elkann tra gli eventi conclusivi delle celebrazioni in onore di Giorgio Bassani a New York

  L’incontro a Park Avenue presso l’Istituto Italiano di Cultura con Alain Elkann - consigliere per gli eventi culturali e per i rapporti con l’estero del Ministro della Cultura - è stato molto più di un appuntamento legato agli eventi su Giorgio Bassani che si sono sono svolti negli ultimi giorni a New York.

Davanti ad un’audience selezionata, in presenza del Console Generale d’Italia a New York, Francesco Maria Talò, e dell’Ambasciatore Italiano Giulio Terzi, Elkann ha esortato ad una opportuna riflessione sull'ancora scarsa consapevolezza italiana per quanto riguarda l’influenza ebraica nella letteratura del ‘900.

Elkann, giornalista e scrittore italiano di origini ebraiche, francesi ed americane ha portato avanti la sua conferenza in maniera molto diretta, competente ma al tempo stesso creando un’atmosfera piacevolmente informale.

Molti scrittori italiani del dopoguerra sono di origine ebraica. Della generazione cresciuta nel Ventennio, Elkann ha citato i nomi di Moravia, Morante, Ginzburg, Carlo e Primo Levi, e Bassani, annoverandolo fra i più importanti.

Il fascismo, le leggi razziali e l'occupazione nazista con le grandi deportazioni hanno fatto maturare le coscienze artistiche di queste personalità, permettendo loro di sviluppare il proprio pensiero e proporlo attraverso grandi opere letterarie.

Elkann ha parlato di mancanza di consapevolezza italiana, una consapevolezza da riscoprire relativamente all’importanza di questi autori nel mondo.

Molti grandi intellettuali giunsero negli Stati Uniti “grazie” alle leggi razziali, diventando figure chiave nel proprio campo di appartenenza. Nomi e cognomi italiani, di persone che volevano essere riconosciute ebree e italiane. Così tra Roma, Torino e Trieste, il fenomeno del “piccolo ebraismo italiano” si espanse, divenendo maturo e centrale per la conoscenza di nuovi scrittori e per l’arrivo di autori stranieri mai tradotti.

Bassani ebbe, fra i tanti meriti che gli si devono ascrivere, anche questo. Si impegnò a portare e a far conoscere in Italia scrittori quali T. S. Eliot, Dylan Thomas, René Char, Maurice Blanchot, Georges Bataille e Truman Capote, scoprendo autori fondamentali del nostro Novecento, da Bertolucci a Calvino, da Soldati a Pasolini. E proprio legato a quest’ultimo Elkann torna con la memoria a quando fu lo stesso Bassani a portarlo in Friuli sulla tomba di Pasolini.

Elkann si  è soffermato poi sulla vicenda legata a “Il Gattopardo”, pubblicato postumo.

L’aristocratico autore Giuseppe Tomasi di Lampedusa morì con la malinconia di sentirsi rifiutato da Vittorini lasciando il testo incompleto. Trovò ad accoglierlo Bassani, direttore editoriale della Feltrinelli, instancabile nel rimettere insieme le tante parti del mosaico, fino ad ottenere l’opera definitivamente pronta per le stampe.

Lunga è la lista degli autori ebrei italiani citati da Elkann, e grande è l’orgoglio di poter scrivere nuove pagine della storia letteraria del nostro Paese.

Elkann ha celebrato, in un certo senso, anche la nostra lingua quando ha detto con grande enfasi di aver scelto l’italiano perché è la sua lingua madre. Così come lo era per Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, per Umberto Saba, figlio di Felicita Rachele Coen, per Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle, per Primo e Carlo Levi, per Natalía Ginzburg, alla nascita Natalia Levi, fino ad Alessandro Piperno, scrittore italiano nato da padre ebreo e madre cattolica, giunto alla notorietà nel 2005 con la pubblicazione del suo primo romanzo "Con le peggiori intenzioni", riuscendo a conquistare il Premio Campiello come opera prima.

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