Pur condannando l’orrore – e non potrebbe essere altrimenti – di quanto di inumano e inconcepibile avvenne dal 1943 al ’45 nelle martoriate città agli estremi confini della nostra penisola, vorrei porre l’attenzione ancora una volta su alcune delle figure femminili, vittime tra le vittime. E non per preferenza sommaria verso un genere, ma per portare a conoscenza alcune delle innumerevoli storie in cui, per la sola colpa di essere donne, si muore più volte; e per dare loro un volto, uno fra le migliaia, restituendo una piccola parte di quella dignità rubata, saccheggiata, depredata, così come lo furono i loro corpi: carne da macello, scettro di un delirio di onnipotenza fallace.