Un “americano a Roma”. Le opere di Twombly tra sentimento ed astrattismo

Francesca Di Folco (May 19, 2009)
Dopo la Tate Modern di Londra e il Guggenheim di Bilbao, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma una grande retrospettiva sull'artista in cui si conciliano la bellezza dell’antico e l’espressionismo astratto americano

La Capitale del Bel Paese accoglie uno degli artisti americani più originali del secolo, Cy Twombly.  La suggestiva cornice della GNAM, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, ospita una retrospettiva di tutte le opere più importanti del pittore e offre agli spettatori la possibilità di viaggiare nella mente e nelle emozioni di un maestro dell’astrattismo americano. La mostra è articolata in dieci sezioni, procede a ritroso ed è un vero e proprio filo della memoria che si riavvolge, dalle opere più tarde fino alle prime produzioni di Twombly.

Nelle sale della GNAM, tanti i visitatori ad apprezzare il Twombly pittore e scultore e, passeggiando tra gli stanzoni, abbiamo colto qua e là qualche parere sulla mostra. Un gruppo di turisti americani con cui abbiamo parlato ci risponde che “le opere di Twombly sono originali: riesce ad accostare reperti della Roma Imperiale a… pitture astratte”. In effetti è proprio così, nelle sale c’è un mix di sculture chiare, a tinte bianche, che emergono dal basso e ricordano molto le rovine dell’Antica Roma, alle quali l'artista accosta dipinti dai forti connotati astratti.

Il parallelismo non è certo casuale: in Cy Twombly coesistono due anime, americana d’origine e italiana d’adozione. La carriera di Cy Twombly va dai primi lavori del '51, periodo di studio presso il Black Mountain College alle esposizioni di New York, dove è forte l'influenza di Franz Kline nel periodo astrattista. Seguono, nei primi anni ’60, l’amore per l'Espressionismo e il Surrealismo, che maturano nell'apertura al mito classico di Roma, città dove vive da più di 50 anni.

Per l’artista “il passato è la sorgente”, dunque rivede nell’antichità le basi per la vita odierna, ma forti sono anche i connotati dell’astrattismo americano.

Continuiamo a girovagare per le sale espositive e i turisti americani, incontrati pocanzi, commentano lo stile di Twombly, che a detta loro “rende bene l’idea della libertà, del mistero, è tutto un enigma”. Per l’artista di Lexington infatti sono tante le tele con pennellate che assomigliano a segni, graffi, “scarabocchi” quasi, tutto impastato in gocciolature, immerse nel bianco, forti tratti dello stile sfuggente ed essenziale dell’Astrattismo americano. Un vero e proprio artista dei due mondi Twombly, capace di fondere insieme classicismo romano e astrattismo statunitense.

Tante le tele ad effetto: la serie “Bacchus” del 2005, dalle intense spennellate rosse fuoco, è dipinta durante la guerra in Iraq ed è evidente l’allegoria col colore del vino e del sangue. Il gruppo di turisti americani si avvicina e si compiace nel vederle: “Twombly è davvero il fotografo delle realtà di vita e morte di questo secolo”, dicono i commenti.

Per saperne di più sulla figura di questo artista statunitense abbiamo intervistato il curatore della mostra Nicholas Serota, con cui abbiamo approfondito alcuni aspetti dell’esposizione.

Cy Twombly vive e lavora da più di mezzo secolo in Italia. Perchè la Galleria Nazionale di Arte Moderna e  la città di Roma gli hanno dedicato una mostra?

L’esposizione conclude un ciclo iniziato alla Tate Modern di Londra, continuato al Guggenheim di Bilbao e rappresenta la prima grande retrospettiva di Cy Twombly a Roma. La mostra tocca tutte le fasi della carriera del grande artista americano, dai primi lavori nati al Black Mountain College, dall’influenza di Franz Kline, alle opere che seguono un viaggio in Marocco, in compagnia di Rauschenberg nel '53, fino ai quadri e alle sculture di quest'anno. L’obiettivo è quello di riproporre tutte le opere più importati dell’artista, una sorta di tributo che, superati gli 80 anni e avendone più di 50 all’attivo come artista di successo a Roma, è davvero doveroso.

Cy Twombly ha iniziato e continuato per vari anni la sua carriera a New York. Cosa ha significato per l'artista vivere in questa città?

New York ha certamente rappresentato un importante punto di partenza per la carriera del pittore. Nella Grande Mela Twombly inizia l’accademia e frequenta mostre di artisti come Betty Parsons, Pollock, Newman, Clyfford Still e Gorky. Già nei primi anni ’60 il rapporto con la città si intensifica: il pittore vive praticamente nelle gallerie newyorkesi, l’atmosfera briosa e la sferzante energia della città hanno di gran lunga influenzato il Twombly uomo e artista. Il continuo peregrinare nelle gallerie della 57esima strada, gli fanno conoscere anche Bob Rauschenberg, Kooning e Franz Kline. Anche se poi è a Roma che l’artista decide di vivere.

Perché questa decisione?

In realtà il trasferimento è stato frutto di circostanze fortuite, un susseguirsi di eventi. Twombly ha incontrato Giorgio Franchetti e Plinio De Martiis, Toti Scialoja, Piero Dorazio, De Chirico, tutto un gruppo di artisti e intellettuali, una compagnia di pensiero davvero stimolante. Twombly si considera molto Southern, da sempre interessato alla campagna, alla vita calma e alla gente, considera lo stile di vita italiano degli anni ’60 come un sogno, e fu dunque naturale per lui stabilirsi nel Belpaese.

Come s’è modificato nel corso degli anni lo stile dell’artista?

L’evoluzioni tra l’astrattismo, il surrealismo e il classicismo sono ormai “passaggi” conosciuti nella vita di Twombly. Quello che si arricchisce nel tempo nell’artista sono l’assoluta libertà dal rigore compositivo, l’immediatezza dell’immagine. Twombly non segue regole e non ha canoni stilistici fissi, dipinge d’impulso, quasi forse guidato dall’“istinto” dell’arte.

Come pensa che questa mostra possa “avvicinare” il pubblico?

Un americano che s’innamora tanto dell’Italia da lasciare il suo Paese per stabilirsi prima a Roma e poi a Gaeta da 50 anni…già rende l’idea di un artista che, dando tanto al Belpaese, merita di essere ammirato. Se ciò non bastasse, sicuramente la sferzante energia e il brio delle sue tele farebbero il resto, invitando gli appassionati a seguirlo. Twombly è classico e moderno al tempo stesso, complesso e lineare, è questa la sua contrapposizione e la sua forza.

Twombly ha sperimentato sia l’arte della pittura che quella della scultura, ma non si è fatto mancare collaborazioni interessanti come quella con l’architetto italiano Renzo Piano…

Si, è vero la creazione del padiglione a Houston è stata un’idea di Twombly e il lavoro svolto da Renzo Piano è stato, a detta del pittore, “davvero geniale”. Twombly lo giudica ottimo anche come ingegnere e si è detto soddisfatto per l’effetto ottenuto: quello di un edificio che rende l’idea della leggerezza tramite la luce che filtra da teli fissati sul soffitto, stoffe come coperture insomma. Architettura geniale e scultura innovativa a servizio dell’arte, verrebbe da dire…

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