Sono un artista in pellegrinaggio nella “Lourdes del Rock”. Intervista ad Edoardo Bennato. Presto a New York

Maria Rita Latto (March 02, 2010)
Lo raggiungiamo al telefono prima della sua partenza per il tour americano. Parliamo con lui pochi minuti. Ma sono abbastanza per raggiungere la sua grinta che si mantiene intatatta nonostante i suoi 60 anni. Una rabbia la sua che continua a diventare musica di qualità. Canterà a New York grazie a Massimo Gallotta Productions 26 marzo

Edoardo Bennato è uno dei cantautori italiani più amati e apprezzati. Il suo primo album, “Non farti cadere le braccia” è uscito nel 1973 e da allora è sempre presente sulla scena musicale italiana, simbolo del rock nostrano e della musica d’autore.
 

 Fin dall’inizio della sua carriera Bennato è sempre stato avanti, precursore di mode, presentandosi in scena, primo in Italia, nelle vesti di one man band, con chitarra ed armonica, a raccontare storie del Belpaese con occhio critico e disincantato, con un’ironia stridente, spesso reinventando favole della nostra tradizione, come Pinocchio, in chiave moderna. Tutti brani che risalgono a decine di anni fa e che sembrano scritti ieri, tutti però sotto il segno del rock.

Bennato ha da poco superato i sessant’anni, ma è attivo più che mai, sfornando un successo dopo l’altro ma anche cimentandosi in avventure musicali impegnative, come ad esempio il musical Peter Pan, storia dell'eterno bambino dell'Isola che non c'è che torna a volare e a combattere il malvagio Capitan Uncino a tempo di rock.
 

Questo musical è stato ispirato da uno dei più celebri album di Edoardo Bennato, "Sono solo canzonette", che risale al 1980, nonché dalla fiaba di James Matthew Barrie. Oltre ai brani del disco del 1980, Bennato ha composto per l'occasione una nuova canzone, intitolata "Che paura fa Capitan Uncino!".
 

Insomma, un artista poliedrico e sempre in movimento. Movimento vuol dire anche concerti e tournee non solo in Italia ma anche in giro per il mondo.

Lo abbiamo raggiunto al telefono, mentre si trovava in aeroporto, proprio pochi minuti prima di partire per l’America Centrale, ma è in programma, tra gli altri, anche un concerto a New York (at the Highline Ballroom, March 26, 2010).  
 

“L’anno scorso abbiamo suonato a Londra, poi a Pechino”, ci dice subito. Ed è un Bennato in piena promozione del suo nuovo album: “Le Vie del Rock sono Infinite”, in uscita il 5 marzo.

Giovedì scorso si è  esibito per la prima volta nella sua carriera sul palco del Teatro Ariston durante il Festival di Sanremo. Infatti, gli organizzatori hanno pensato di rendere omaggio ai 60 anni del Festival, attraverso le canzoni che lo hanno fatto grande.
 

Questo momento, inserito nella terza serata, è stato chiamato “Quando la musica diventa leggenda” ed ha visto esibirsi artisti del calibro di Riccardo Cocciante, Massimo Ranieri, Fiorella Mannoia, che hanno eseguito brani famosi del Festival, insieme con successi del loro repertorio.

Edoardo Bennato, al suo debutto all’Ariston, ha reso omaggio a Luigi Tenco che si suicidò nel 1967 proprio dopo l’esibizione a Sanremo e la sua esclusione dal Festival. Bennato ha cantato “Ciao amore ciao” di Tenco e poi ha intonato un medley di tre suoi successi: “Un giorno credi”, “Il rock di Capitan Uncino” ed “E' lei”, il suo nuovo singolo.
 

Un’esibizione rock emozionante e struggente. Gli abbiamo chiesto se avesse scelto lui il brano da suonare e se sì, perché proprio Tenco. “Si presupponeva che ogni ospite scegliesse un brano di quelli che avevano partecipato al Festival ed io ho scelto Tenco perché rappresenta qualcosa di particolare per Sanremo. Il Festival –continua Bennato- è un grosso baraccone dell’industria musicale, di manager ed impresari e molto spesso capita ad artisti un po’ più sensibili di rischiare di rimanere schiacciati in questo ingranaggio, soprattutto se si trovano in un momento un po’ più particolare della loro vita artistica e personale, in cui possono essere un po’ più vulnerabili.
 

 

 

Sanremo può essere spietato, quindi ho fatto un omaggio a Tenco perché da bambino mi aveva molto colpito questo personaggio vitale e pieno di energia ma anche vulnerabile. Sanremo alla fine per lui è stato una tragedia, ha rappresentato la sua fine”.
 

Anche sul palco “istituzionale” dell’Ariston è venuta fuori la natura rock, insita nella sua musica, uno stile che gli serve a scardinare pregiudizi, luoghi comuni, schemi, convenzioni. Un modo, come dice lui, di “provocare, indurre la gente a pensare con la propria testa. Ma per farlo devi essere al di sopra delle parti. E magari usare l’arma dell’ironia”.

Mentre Bennato parla al cellulare si sentono in sottofondo le voci delle hostess: si sta imbarcando. Gli chiediamo del nuovo disco; è uscito in anteprima un singolo che sta già riscuotendo successo nelle radio italiane. Si intitola “E’ lei” ed ha un testo molto intenso.

Bennato dice: “E’ lei che proprio in questo istante sta nascendo
nell’angolo più povero del mondo/Che forse questo mondo cambierà/E’ lei perché la povertà le dà un vantaggio,
le dà più leggerezza e più coraggio/E con questo vantaggio lotterà”.

Siamo curiosi ma chi è “Lei”: “Lei è la speranza che in un posto del mondo possa nascere qualcuno che pur venendo da origini umili possa essere propositivo nel mondo come Obama”.

Non possiamo, anche se di corsa, non chiedergli di come vede il problema dell’immigrazione e l’occidente, argomento già presente in altri album e che è connesso con una tematica molto cara a Bennato, quella delle latitudini: “Intanto bisogna scrollarsi di dosso alcuni pregiudizi. L’umanità viene tutta dalla stessa area, dalla zona equatoriale e poi man mano, spostandosi verso nord ha incentivato le capacità tecnologiche. Però non dobbiamo scordare che veniamo tutti dalla stessa famiglia, anche se nello spostamento si è diversificato il colore della pelle.

Questo della pelle non è  un elemento fondamentale, non è importante. Quel che conta veramente –continua Bennato- è che il pianeta è diviso in comparti stagni, in cui c’è una parte adulta, tecnologicamente evoluta mentre un’altra parte ha bisogno di aiuto ed assistenza.

Da queste zone più povere può partire la scintilla per migliorare le cose. Come è successo con Obama, d’altronde. Obama è la dimostrazione che in un paese come l’America anche un presidente può venire da umili origini o addirittura avere un colore di pelle leggermente più scuro”.

Ed a proposito di America, il 26 marzo sarà a New York City per un concerto all’Highline Ballroom. Gli chiediamo se è la sua prima volta a New York: “Abbiamo suonato all’Apollo Theatre nel 1988 in un evento che si chiamava Naples meets Harlem: una magnifica serata con James Senese, Tony Esposito, James Brown, i Temptations”.

Quando gli chiediamo del suo rapporto con l’America, Bennato si mette a ridere: “Nel nuovo album c’è un brano intitolato “Mi chiamo Edoardo” in cui parlo dell’America e dico che ci vado in pellegrinaggio per ringraziarla. Perché è grazie all’America, patria della musica rock, che sono quel che sono. C’è chi va in pellegrinaggio a Lourdes, mentre io vado in America...”.

Bennato ride, mentre in sottofondo si sente l’annuncio del volo in partenza. Bisogna spegnere i cellulari. C’è tempo per un’ultima domanda fatta “al volo” sulla sua rabbia, se col tempo, con l’età e diminuita, è cambiata: “La rabbia è la stessa, ma non devo essere io a dirlo, lo deve dire chi analizza la mia musica. Io sono il meno adatto a dare un giudizio su me stesso”.

 
 

Edoardo Bennato - "E' Lei"
Edoardo Bennato in Concert
March 26 - 8:00 PMHighline Ballroom
431 West 16th Street
New York, NY 10011-5892For tickets visit
Massimo Gallotta Productions' Website

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