Pubblicità sexy. Napoli tra vizi privati e pubbliche virtù

Dalla redazione* (May 19, 2008)
Napoli. Mentre i cittadini esasperati bruciano di tutto, dai cumuli di rifiuti alle baracche dei rom, continuano le polemiche sulla sexy-pubblicità che cita inconsapevolmente Federico Fellini...


In questi ultimi tempi Napoli è di gran moda, sui media italiani – e non “solo” per l’emergenza rifiuti e gli attacchi xenofobi alle baraccopoli dei rom. Da qualche giorno alla stazione di Roma campeggiano due cubi illuminati, che ruotano mostrando immagini pubblicitarie, entrambe legate a soggetti… napoletani. Uno pubblicizza il film Gomorra di Matteo Garrone, tratto dall’omonimo famosissimo libro di Roberto Saviano. Sull’altro fanno mostra di sé i due grandi seni nudi prestati alla campagna pubblicitaria per la rotta Napoli-Catania della compagnia di navigazione TTLines. Ammiccante anche il claim: “Vesuvio e Etna non sono mai stati così vicini”. E accanto a questo secondo cubo, a qualunque ora del giorno, trovate un piccolo nugolo di giovani che cerca di filmare con il telefonino quello che è diventato un vero e proprio cult.

È significativo che la pubblicità della TTLines sia sbarcata a Roma solo dopo le polemiche suscitate dagli enormi cartelloni affissi a Napoli, accusati tra l'altro di distrarre gli automobilisti e di bloccare il traffico. Un paio di settimane fa, infatti, anche i media nazionali si erano occupati del caso (vedi il nostro precedente articolo). I cronisti hanno rintracciato la modella dal seno procace e dal volto nascosto – che è risultata essere Giulia Mango, commessa napoletana, nota agli appassionati locali del genere “neomelodico” per aver partecipato in qualità di femme fatale ad un video del cantante Lino Calone.


Nel frattempo, voci indignate si levavano ad accusare la creativa Ivonne Fabris, ideatrice della campagna, di aver offeso la dignità delle donne napoletane e siciliane; e lei rispondeva, altrettanto ovviamente, di aver solo inteso omaggiarne la bellezza. 


Poi ci si è messo l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, che ha imposto uno stop all’affissione del manifesti,  la cui “l'indecenza” non consisterebbe nel soggetto ritratto ma – incredibile a dirsi – nelle dimensioni dei cartelloni. Il proprietario della TTLines Alexandros Tomasos ha risposto annunciando ricorso all’autorità giudiziaria, e intanto ha installato a Roma i cubi pubblictari di cui si diceva, più piccoli di dimensioni ma resi ormai famosi dai media. Si chiama “brand recognition”…


Insomma, un tipico dibattito italiano in cui tutti hanno qualcosa da dire.

A noi tutta questa storia ha fatto venire in mente una delle pellicole più esilaranti di Federico Fellini: “Boccaccio 70”, e in particolare l’episodio intitolato “Le tentazioni del Dottor Antonio”. Interpretata dall’attore napoletano Peppino De Filippo, è una piccola commedia onirica che esplora la bigotteria italiana degli anni '60.

Il dottor Antonio è scapolo, vive con madre e sorelle, e fa parte di una commissione di censura del Ministero dello Spettacolo. Fa una vita tranquilla, tutta casa e lavoro e dalla condotta morale ineccepibile, fino al giorno in cui affiggono di fronte casa sua un enorme, “peccaminoso” cartellone pubblicitario. Vi camnpeggia Anita Ekberg, distesa, con indosso un vestito da sera che ne esalta le forme da “maggiorata”, e in mano un grande bicchiere di latte. Il claim: “Bevete più latte”.

Il cartellone scatena nel Dottor Antonio una serie di reazioni emotive ed erotiche che non riesce a controllare, pulsioni che ha sempre allontanato ed evitato. È attratto da quell’immagine, ma il suo senso morale lo frena, fino a provocargli visioni ed allucinazioni della bella Ekberg che prima cerca di sedurlo, e poi lo respinge nel momento in cui lui sembra aver ceduto. Tormentato da inconfessabili tentazioni, finisce per impazzire nel tentativo di far rimuovere il cartellone.

Non sappiamo se i pubblicitari dello studio Fabris ADV abbiano inteso “citare” intenzionalmente Fellini e, francamente, ne dubitiamo. Ma la genialità dell’operazione non è in discussione: l’Italia di Fellini, il paese dei vizi privati nascosti sotto pubbliche virtù, evidentemente esiste ancora; e lo scontro tra bigotti e anti-bigotti, tra difensori e critici del politically correct, incendia le cronache dei media.

Intanto a Napoli, in attesa della prima riunione del Consiglio dei Ministri in trasferta, i cittadini esasperati incendiano di tutto: dai cumuli di rifiuti ai lati delle strade, fino alle baracche dei rom. Ma nessuno ha ancora appiccato il fuoco ai cartelloni pubblicitari della TTLines.

* Con contributi di Fulvio Minichini, Giovanna Landolfi e Dario Cristiani

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