“New York Minute”. Raccontando ad arte miti e riti della Apple

Francesca di Folco (January 08, 2010)
60 artisti newyorchesi sono stati i protagonisti di “New York Minute”, mostra promossa dalla Depart Foundation al Macro Future di Roma. Il museo di Testaccio celebra l'anima artistica della Grande Mela, cattura il dinamismo delle diverse scene creative di New York e riflette le principali tendenze della metropoli attraverso lo Street Punk, il Wild Figuration e la New Abstraction. Tutte prospettive estramemente interessanti in vista della apertura romana del Maxxi, museo nazionale delle arti del XXI secolo, a Maggio 2010

"New York Minute" esposta al Macro Future di Roma, nei padiglioni dell’ex Mattatoio a Testaccio, è un concentrato poliedrico di arti newyorkesi: fotografia, pittura, scultura, collage e composizioni esprimono una cornice unica di emozioni, suggestioni e sogni vibranti nella Big Apple.

La collettiva è curata da Kathy Grayson, direttrice di Deitch Project, una delle più importanti gallerie d’arte degli Stati Uniti e organizzata dalla Fondazione Depart.

Il tema portante di "New York Minute" è la rapidità con cui i newyorchesi affrontano la vita: prontezza, vivacità, brio ed energia...concentrati in a minute.

L'ingresso del Macro è già uno spettacolo in sè: girandole smisurate e coloratissime ruotano in moto continuo, tele variopinte fluttuano sulle pareti, sculture astratte prendono vita nel foyer. 
Il senso della velocità diventa poi sinonimo del life style newyorkese: un mix di impulsi, condensato di intuito, sinergia di reazioni agli stimoli della vita sono gli spunti con cui sessanta artisti d'oltreoceano in mostra rispondono al panorama culturale di oggi e alle questioni della loro generazione.

"New York Minute" è un inno alla condivisione di miti e riti in cui "sesso droga e rock’n'roll" sono ancora gli ingredienti delle vite dei trentenni della City che inneggiano alla libertà, alla ribellione al conformismo, al godimento della vita, rispettando i principi di amore, amicizia, famiglia all'interno della propria cerchia, autentici pilastri nell'immaginario americano.
La comunità “allargata” di espositori, nata tra la fine degli anni '90 e i primi del 2000, offre così uno spaccato di Manhattan, riflette su temi come il rispetto della città e dell'ambiente e pone un no fermo all'inquinamento ricalcando con una dimensione giovanilistica valori condivisi, comunitari, shakerati in un cocktail di arte, musica e moda.

Il viaggio di i-italy attraverso “New York Minute” si snoda tra l'immaginario di fotografi, pittori, scultori di scena di New York, molti di base a downtown Manhattan. Altri sono di Providence, San Francisco, Los Angeles, Portland, Virginia Beach e perfino Tokyo. Il loro lavoro si nutre di alcune delle principali tendenze del "fare arte" a New York: svecchiare l’action e l'abstract painting con la durezza della vita di strada; organizzare collettivi e portare l’arte interdisciplinare in tour. In “New York Minute” traspaiono tre tendenze creative: Street Punk, Wild Figuration e New Abstraction.

Il primo padiglione del Macro Future è animato dallo Street Punk, stile in cui gli artisti si esprimono con il collage, lavorano assemblando pezzi di opere, realizzano performance di scultura o fotografia. A stupirci sono le foto di Dash Show, morto per overdose lo scorso 13 luglio a soli 27 anni, dove ogni scatto è un inno d'amore per la figlia e la compagna; e i video di Terence Koh proiettati su mosaici iridescenti tra il fashion e il kitsch. Ammiriamo le immagini di "The Swan", lavoro di Agathe Show che trae spunto da una fiaba di Leonardo Da Vinci sul Rinascimento, risposta dell'autrice all'attuale crisi economica.
L'intensità dei colori, la forza delle scene ritratte, il senso che esprimono, sono di artisti attratti dal pericolo del vuoto, dall'indifferenza, dall'anonimato dell’ambiente urbano che trasformano l’energia oscura delle strade in progetti provocatori, lavori crudi, per svegliare gli spettatori.

“New York Minute” prosegue a cavallo tra il primo e il secondo padiglione del Macro.
Qui fotografi e scultori lavorano nella modalità del Wild Figuration con oggetti fatti a mano o trovati, prediligono esplosioni di istantanee dai toni accesi usando tecnologie grafiche.
Ci muoviamo tra le opere oscure di Chris Johanson, specchio della realtà fatta di lotta all'oppressione, resistenza alla violenza, inno alla libertà in un'atmosfera di critica culturale. Colpisce lo stile degli AVAF, acronimo di Assume Vivid Astro Focus, gruppo di artisti che crea installazioni con animazioni grafiche, pareti tappezzate di stickers, decalcomanie, sculture al neon, gioielli, pellicce, capaci di rievocare la drag culture. Lo stile fa crollare i soliti canoni di bellezza, per far prevalere su di essi la “gioia estetica”.

Le creazioni di questi autori sono “condite” di citazioni da mondi di fumetti e cartoons che, insieme ad un pop immaginario, danno vita a creazioni eccentriche.

Un terzo gruppo di artisti esplora la New Abstraction. Ci interroghiamo sul perchè Dan Colen lavori su tele nere animate con cartoons e fumetti, dipinti che sembrano pubblicità irriverenti su sfondo scuro, mixando l’astrazione delle scene con l’energia della strada. Rosson Crow ci sorprende con le sue installazioni di “carta da giornali e luci psichedeliche” come a sottolineare che l'astrazione della vita si concretizza poi nell'informazione. Obiettivo degli artisti della New Abstraction non è celebrare l'astratto ma sfruttarlo per comunicare con immediatezza realtà di vita, questioni, sentimenti ed emozioni.

Lo Street Punk, Wild Figuration e New Abstraction portano la strada, il punk, la cultura pop al centro dell’opera. Ciò che stupisce di più vedendo questa carrellata di istantanee, video, sculture, installazioni è il senso di comunità espresso dagli artisti, che partecipano a veri e propri collettivi sociali. Sono tutti musicisti, cantanti, grafici, tatuatori, animatori, fotografi, graffitisti:  per loro l’essere artista è il frutto di sinergie comunicative indispensabili per indagare realtà, svelare verità nascoste e testimoniare cambiamenti. 

Come sottolinea Pier Paolo Barzan, fondatore di Depart: “L’idea è nata perchè mi sono sempre sentito molto legato a New York, nutro un grande amore per la città. Tra Roma e New York c’è sempre stato un forte legame che però ultimamente sembra essersi perso. Se pensiamo agli anni Cinquanta o Sessanta, artisti come Rauschemberg o Jasper Johns venivano a Roma e trovavano un terreno fertilissimo d’ispirazione in grado di far cambiare le loro carriere. Questi artisti sono stati un grande stimolo creativo per la città, noi desideriamo continuare questo dialogo”. Prospettive interessanti in vista della apertura romana del Maxxi, museo nazionale delle arti del XXI secolo, a Maggio 2010.

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