New York. “Full immersion” per l’Ensemble Dissonanzen

(May 08, 2009)
Tre appuntamenti importanti per il gruppo che si pone nella prospettiva della eredità del Futurismo. La loro musica diventa parte del tessuto musicale newyorkese e accompagna anche i festeggiamenti per i 55 anni del grande chitarrista Marc Ribot


L’Ensemble Dissonanzen sbarca a New York e affronta una vera “full immersion” nella città americana. Il giorno 9 maggio, al Brecht Forum  in occasione dei 55 anni del grande chitarrista Marc Ribot, il gruppo napoletano ripropone Scelsi Morning, l’originale omaggio alla musica di Giacinto Scelsi, che, realizzato con grande successo nel 2007 al Festival di Salisburgo, unisce composizioni solistiche del grande compositore italiano (scomparso nel 1988) a composizioni in chiave improvvisativa di Ribot, ispirate alle atmosfere della musica di Scelsi.


Il giorno 11, sempre al Brecht Forum, sarà la volta di Early and Modern Improvisations, concerto che, partendo da alcuni esempi di scrittura improvvisativi della musica del ‘500 e del primo barocco, proposti al flauto dolce da Tommaso Rossi, costruisce un percorso di improvvisazioni senza rete cercando di gettare un ponte tra passato e futuro, senza barriere di generi e di stili.


Il giorno 12 maggio, presso l’Istituto Italiano di Cultura  è la volta di “Futurismo!”. Il progetto nasce da un’idea di Enzo Salomone, che quest’anno ha già da solo realizzato dei Reading poetici sul tema a Mosca e Parigi, nell’intento di ricordare i 100 anni della pubblicazione del “Manifesto” del Futurismo italiano. Dissonanzen esclude sia un approccio encomiastico-celebrativo che quello storico-rievocativo e cerca, con l’uso spregiudicato dell’ironia, di porsi in una chiave distaccata ma nello stesso tempo partecipe nei confronti dell’eredità che questo movimento artistico può aver lasciato oggi, specie riflettendo, a partire anche da un bilancio sulle eredità musicali del XX secolo, se si possa realizzare un felice connubio tra la poesia futurista e la musica .


Il Futurismo fu il primo movimento del secolo ad aspirare ad un seguito di massa. Non si trattava più di eguagliare vita e arte all’interno di un’élite ristretta di artisti e intellettuali, ma di trasformare il senso estetico di un’intera società anacronistica in tutti i campi.


A questa tematica del rinnovamento a cui è molto sensibile, fa riferimento anche Antonio Gramsci in un articolo di Ordine Nuovo intitolato “Marinetti il Rivoluzionario?(5 gennaio 1921) nel quale sostiene che la validità rivoluzionaria del futurismo è nella sua distruzione dei capisaldi della cultura borghese.


Rivoluzionario Marinetti è stato non sul terreno politico, ma su quello culturale, distruggendo gerarchie di valori spirituali, pregiudizi, idoli, tradizioni irrigidite. Distruggere  “significa non aver paura delle novità e delle audacie, non aver paura dei mostri, non credere che il mondo caschi se un operaio fa errori di grammatica, se una poesia zoppica, se un quadro assomiglia a un cartellone, se la gioventù fa tanto alla senilità accademica e rimbambita”.


E, nel distruggere, i futuristi “hanno avuto fiducia in se stessi, nella foga delle energie giovani, hanno avuto la concezione netta e chiara che l’epoca nostra, l’epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme, di arte, di filosofia, di costume, di linguaggio; hanno avuto questa concezione nettamente rivoluzionaria, assolutamente marxista”.


Dissonanzen si pone quindi nella prospettiva della eredità del Futurismo, tenendo presente l’importanza storica di portata europea del movimento. Fa  propria la ricognizione di quel che rimane di quella lezione che fin dalla nascita influenzò molti movimenti coevi d’avanguardia (il cubo-futurismo russo e in Italia la grande stagione del futurismo nelle arti visive.) e accanto a “citazioni” di frammenti di poesia futurista (Marinetti, Palazzeschi, Cangiullo) crea componimenti musicali originali per voce e strumenti su testi futuristi ad opera di Marco Cappelli, Francesco D’Errico, Tommaso Rossi e Marco Sannini.


Un vero e proprio inedito della serata sarà una versione musicale sull’Aereopoema del ginocchio di Maratona di Emilio Buccafusca, ultimo futurista napoletano, gentilmente concesso dal figlio Stefano.




 

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