Articles by: Vincenzo Pascale

  • Gourmet

    Emilio Vitolo. Una vita per la ristorazione in America

    A conversare con noi è Emilio Ballato (Emilio Vitolo all’anagrafe). E il mondo, almeno il jet set, viene al suo ristorante. L’ultima presenza forte il Presidente Barack Obama con la figlia Malia.

    Ci racconti la sua avventura americana.

    “Sono arrivato in America nel 1969. Avevo 9 anni. Un’altra era. Un’altra America. La mia famiglia e’ originaria di Sarno (Miezz a’ Croce-tiene a precisare). L’impatto con New York non fu facile. Passare da una realta’ di paese, semi agricolo,ad una metropoli fu difficile. Gangs giovanili. Bisognava difendersi. La citta’ indurisce. La scuola non mi piaceva. Trascorrevo le mie giornate in una pasticceria.

     

    Intanto la mia passione per la cucina ed il cibo cresceva. Successe che mia madre sia ammalo’ ed io dovetti cucinare per l’intera famiglia (9 figli). Da allora posso dire che non ho piu’ smesso. Una voce mi disse Emilio tu devi fare questo. Il cuoco è il tuo mestiere. A quindici anni fui assunto da una grande pasticceria nella Little Italy di Manhattan. Il lavoro non mi pesava. Imparai in fretta il mestiere di pasticciere. E nelle ore di pausa cucinavo anche per l’intera squadra di pasticcieri.”

    E l’avventura con il ristorante?

    “Conoscevo il signor Ballato che apri il suo ristorante nel 1956 poi nel 1980 muore. Lo rileva la moglie ma non riesce a gestirlo. Il ristorante Ballato era gia’ una istituzione nell’East Village (oggi NoLiTa). Andy Warhol, John Lennon erano spesso qui. Era un ritrovo di artisti. Quando la signora Ballato decide di cederlo mi feci avanti. Era il 1989. Al vecchio nome del signor Ballato associai il mio. Cosi’ nacque Emilio Ballato (io sono Emilio Vitolo).”

    E come ando’?

    “L’inizio fu molto duro. Anzi direi i primi venti anni sono stati duri. Sono riuscito a tenere il ristorante aperto perchè ero socio in una azienda alimentare. I due introiti mi permettevano di andare avanti.”

    La svolta?

    “Per caso. Ma non tanto. Avvenne nel 2011. Da allora non mi sono piu’ fermato. Il pieno tutte le sere. Dal mio ristorante sono passati quasi tutti gli attori ed i cantanti piu’ famosi (Oprah Winfrey, Janet Jackson, Michael Baldwin e tanti altri).”

    Cosa accadde?

    “Il locale e’ stato sempre frequentato da musicisti ed artisti. David Bowie quando era a New York trascorreva interi pomeriggi con me. Mi parlava della sua vita, del suo mondo. Eravamo in ottimi rapporti. Lenny Kravitz viene spesso qui Billy Joel viene spesso qui. Qui ha celebrato un suo matrimonio (forse il terzo). Una sera Billy Joel venne  con un giornalista di Rolling Stone appena passato al New York Times. Costui si interessa alla mia storia e dopo poco tempo mi ritrovo una pagina del New York Times dedicata a me. Era il 2011. Fu una benedizione. Quell’articolo è stato una manna per me. Un miracolo. Un grande periodo dopo l’articolo e tuttora continua.”

     

    Fortuna o altro?

    “Io la definisco determinazione. Non ho mai mollato. Nemmeno nei momenti bui. A volte, per lunghi periodi, non mi prendevo la mia paga. Ma poi i risultati sono venuti. Passione, tanta determinazione e cortesia verso i clienti. Se non ami una cosa non la devi fare. Sei destinato a fallire. Io sono il ristorante. E’ questa la mia vita.”

    E la visita di Obama?

    “Un grande momento. Febbraio 2017. Una sorpresa. Sapevo che un mio mio cliente lavorava alla Casa Bianca. Un giorno mi disse. Ti faro’ una sorpresa. Dopo qualche giorni vidi dei SUV parcheggiati davanti al ristorante. Erano gli uomini della sicurezza del Presidente Obama. Entrarono, fecero delle verifiche e dopo alcuni minuti entro il Presidente Obama con la figlia Malia. Successivamente è venuta anche la First Lady Michelle Obama.”

    Ci racconti di questo dinner speciale?

    “Il Presidente con la figlia Malia, mangiarono spaghetti al Pomodoro (la mia specialita’) , linguine con gamberoni , una insalata di arugola e per dolce presero i cannoli. Fu molto cortese con me e si fermo’ a parlare con il mio personale.”

     

    E l’attuale Presidente Trump?

    “E’ venuto varie volte quando era un uomo d’affari. Nel mio ristorante porte aperte per tutti. Religione e politica fuori dal mio ristorante. Faccio il ristoratore.”

     

    Altri momenti da ricordare?

    “Tanti. Ma devo ringraziare l’attore/cantante Lanny Kravitz. Un giorno venne a cena e mi fece notare che l’ingresso era in cattivo stato. Gli dissi che non potevo permettermi di ripararlo. A fine cena lascio un assegno per riparare l’ingresso. Gli saro’ sempre riconoscente.”

    Lei si definisce un ristoratore di successo?

    “Io so fare solo questo. E continuero’ a farlo. I am a winner (intercalare in inglese). Sono contento di essere nato povero. La poverta’ mi ha dato una carica incredibile. Eppoi benedico l’America che mi ha dato il successo.”

     

    Ma lei vorrebbe investire in Italia?

    “A volte ci penso. Se lo faro’, sara’ un successo. Tutto il mondo è paese. Io sono spesso in Italia. Studio i ristoranti, li vado a provare. Vado ad incontrare produttori dai quali compro i miei prodotti. L’Italia di oggi è  molto diversa da quella che ho lasciato io.”

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    Emilio's Ballato
    55 E Houston St, New York, NY 10012
    (212) 274-8881
     

  • The Leopard at des Artistes
    Gourmet

    Gianfranco Sorrentino e le sfide della ristorazione

    Quale è la mission del Gruppo Italiano (Gi)?

    Il gruppo era nato negli anni settanta (del secolo scorso), ma da circa dieci anni era inattivo. Ho deciso di rilanciarlo alla luce della attuale situazione (globale) del settore food and hospitality.

    L’Italia e’ leader mondiale nel settore cibo di qualita' e la nostra tradizione di ospitalita’ e ristorazione e’ copiata ed apprezzata nel mondo. Quello che manca e’ una riflessione sui brand italiani capaci di imporsi a livello globale puntando sulla grande capacita’ innovativa e di qualita’ che l’Italia riesce a generare.

    Eppoi non lo dimentichiamo, il food, la cucina, sono legati al territorio. Dunque all’offerta turistica. Il Gruppo Italiano si propone di riempire questo gap . Per ora negli Stati Uniti. In seguito si vedra’. Devo dire che le adesioni stanno fioccando ed i nostri eventi sono sempre affollati.

    Ci spieghi lo stato attuale de settore food and hospitality negli USA..

    Partiamo dai prodotti italiani. L’alimentazione tradizionale italiana e’ una delle piu sane al mondo e la filiera italiana la meno inquinata al mondo.Questo momento, a nostro avviso, dovrebbe coniugarsi anche all’offerta fatta dai ristoranti italiani negli USA.

    C’e’ una grande enfasi sul concetto di food quality sia negli USA che nel mondo. Quello che accade e' che i migliori ristoranti italiani negli USA sono gestiti da fondi di investimenti o di proprieta’di americani.

    Questo a noi del Gruppo Italiano sta benissimo. La dove intendiamo farci sentire e’ nella offerta culinaria. La grande tradizione culinaria italiana e’ regionale ed adesso puo’ abbinarsi una vasta offerta di cibi di alta qualita’. La cucina molecolare ed altre trovate innovative sono importanti ma esulano dalla tradizione italiana. Che ovviamente ha la necessita’ di rinnovarsi nella qualita’.

    Lei ha fatto della qualita’ il mantra della sua esperienza di ristoratore. Ma non e’ che poi diventi, dati i costi, una cucina per pochi?

    Affatto. La qualita’ del cibo, la tracciabilita’ della filiera di produzione, attirano una larga fascia di consumatori. Sia si tratti di ristoranti fast casual sia di ristoranti stellati. Il problema, nel caso italiano, e’ l’informazione. Comunicare la genuinita’ dei prodotti italiani, l’attenzione che i produtto ripongono sulla ricerca ed innovazione e’ fondamentale. Bisogna farla arrivare ai media americani. Attraverso la comunicazione, non mistificata, il cliente puo’ orientarsi sempre di piu’ verso la qualita’.

    E qui subentra il Gruppo Italiano?

    Non solo. In oltre trenta anni di attivita’ nel settore ristorazione ho sviluppato una buona relazione con i media americani. Recentemente la CBS e’ stata al ristorante Mozzarella e Vino dove lo chef Vito Gnazzo ha parlato della nostra visione della cucina italiana con enfasi sulla cucina meridionale. Vito e’ originario del Cilento. Ora il GruppoItaliano sta lavorando alla prima conferenza internazionaleF ood and Restaurants for Tomorrow che si terra’ a New York nel febbraio del 2018.

    Con quali intenti?

    Fare il punto sul rapporto tra food quality, innovation, ristoranti del futuro e branding i prodotti italiani. La complessita’ del settore ristorazione, gli alti costi di affitto (soprattutto a Manhattan), il costo del lavoro impongono una riflessione sull’intero business model della ospitalita’.

    E come procede la preparazione?

    Direi bene. Abbiamo avuto gia’ l’endorsment del COO di una grande multinazionale italiana del settore alimentare, leader nell’innovation. Attraverso la conferenza Food and Restaurants for tomorrow  il Gruppo Italiano intende non solo fare il punto sullo stato attuale del settore ospitalita’ negli USA ma anche elaborare elaborare strategie innovative per far conoscere l’alta qualita’ dell’ offerta italiana nel settore food and hospitality.