Articles by: Amedeo Esposito

  • L'altra Italia

    Nel solco di Mattei. L'ENI per la ricostruzione della Basilica di Collemaggio

    L'AQUILA - Alla indicazione del Parco del Sole sarà aggiunto il nome di Enrico Mattei, come è stabilito nella convenzione tra il Comune dell'Aquila e  l’Eni che così ufficializzerà la concessione dei fondi per la ricostruzione della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, gravemente ferita dal terremoto, e per il rifacimento del grande parco pubblico adiacente. La convenzione sarà firmata all’Aquila, il 29 agosto prossimo, dall’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni e dal Sindaco Massimo Cialente.

    E’ un’apprezzatissima concessione di fondi che non può non richiamare alla mente di quanti  hanno i capelli bianchi (come chi scrive) della profonda intesa tra Enrico Mattei, colui che impose l’Italia fra le sette società petrolifere mondiali, e L’Aquila, dove visse il dramma dell’8 settembre 1943, dei circa seicento ufficiali dell’esercito – molti dei quali finiti nei campi di concentramento in Germania – che erano al comando dei settemila soldati di stanza in città.

    “Lorenzo (Natali, ndr) mandami a Milano tutti i periti minerari diplomati all’Istituto tecnico dell’Aquila, sia aquilani e sia di altre zone abruzzesi. Li occuperò, come mi chiedi, all’Agip”. Questa, in sintesi, la risposta di Mattei data nel 1954 al suo collega parlamentare Lorenzo Natali, con il quale rinsaldò l’amicizia proprio sui banchi di Montecitorio, dopo essere stati nelle fila dei partigiani cattolici.

    Era il tempo in cui la città, come l’Italia, usciva dalle “ceneri della guerra” ed aveva estremo bisogno di dare un futuro ai propri giovani. E Natali si assunse questo compito, pensando soprattutto ai ragazzi dei Salesiani, compresi i circa 25 periti minerari (i Vitaliani, i Duronio, i Cococcetta, i Villani, i Fanella etc.) che divennero dipendenti apprezzati dell’Agip.

    Dopo questi giovani anche molti professionisti aquilani furono “chiamati” a Milano da Enrico Mattei, per cui, su mandato dell’amministrazione civica, il sindaco del tempo, Angelo Colagrande, nel 1955, in una solenne cerimonia (solenne per quel tempo, ovviamente) svoltasi all’Aquila, consegnò al “benefattore dei giovani aquilani” e Presidente dei Partigiani cattolici, le chiavi d’oro della città. Mattei, così, divenne “aquilano”, come rilevò Lorenzo Natali .

    Ed allora, quello del 29 agosto prossimo non dovrebbe essere solo un mero riconoscimento a Colui che costituì il colosso Eni, bensì un vero e proprio “perenne ringraziamento degli aquilani tutti”, che potrebbe concretizzarsi, a lavori ultimati nel parco, con installarvi eventualmente un busto dell’”aquilano” Enrico Mattei. Si troverebbe immerso – a ben guardare – entro il “campo minerario”, dove i giovani dell’Istituto tecnico industriale svolgevano le loro esperienze dirette di mineralogia, che comprendeva anche le grotte esistenti sotto le mura di cinta, nel lato di via Strinella, dell’allora manicomio, oggi complesso sanitario e culturale di Collemaggio.

  • Fatti e Storie

    Pausini, Nannini, Mannoia e le altre mamme amiche per l'Abruzzo

    Il loro canto, come le profonde prediche viennesi di 600 anni fa di San Giovanni da Capestrano, per la sua amata città, non si è  minimamente affievolito, pur dopo quattro anni dal terremoto del 6 aprile 2009.

    Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini e tutte le Altre cantanti “Amiche per l’Abruzzo”, con il loro…resistere, resistere, resistere, hanno determinato il tanto atteso “miracolo”: la scuola elementare “Edmondo De Amicis”, simbolo per la città, sta per essere finalmente recuperata alle sue funzioni, grazie anche al loro apporto finanziario di 4 milioni di euro.
     

    Si tratta di una bellissima notizia, fra tanto sconforto, data dall’assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano, il quale ha aggiunto che è stato espletato l’appalto dei lavori per i quali sono stati impegnati 12 milioni di euro (di cui quattro donati dalle “Amiche per l’Abruzzo”).
     
    Il loro cospicuo contributo avrebbe potuto essere dirottato – come molti (stolti!) sollecitavano – verso il recupero di altri edifici, non meno monumentali dell’antico “ospedale maggiore” costruito nel 1400, laddove sorge ancora, dal difensore di Vienna contro le invasioni delle orde di Maometto II, e cioè dell’”apostolo delle fede”, Giovanni Giantedeschi, riformatore dell’ordine francescano, come espresso attualmente da Papa Francesco.
     
    Invece le “Amiche dell’Abruzzo” hanno resistito ottenendo la totale ricostruzione del complesso quattrocentesco, inserito in un contesto culturale elevatissimo della città.
    Esso infatti è compreso fra la grande basilica di San Bernardino da Siena, l’antico teatro comunale, il castello cinquecentesco (anch’essi in via di ricostruzione) ed i complessi Tre-quattrocenteschi della Madonna del Carmine e dei Cavalieri di Malta con la loro chiesa dedicata a Tommaso Moro. E’, dunque, un angolo significativo della quinta città monumentale d’Italia, da cui sembra s’apra la speranza per un ritorno nell’antica comunità civica della dolorosa diaspora, imposta agli aquilani dall’avidità di quanti si sono accodati – e sono tanti – agli imprenditori che “ridevano nella notte del sisma”.
     
    Pausini, Nannini, Mannonia e le Altre sono rimaste, per L’Aquila ferita, sulla “scala del canto di Giobbe che gli angeli hanno dimenticato sulla terra”, perché vogliono dirsi, a ragione, “mamme” delle future generazioni di bambini che torneranno nella monumentale loro scuola ricostruita entro le mura della città di sempre. In questo momento, purtroppo, sembra che agli aquilani sfugga il loro futuro per la mancanza del sostegno dello Stato, tanto che il primo cittadino Massimo Cialente ha indetto un’ennesima “marcia” sui palazzi governativi romani, per affermare ancora una volta che L’Aquila è un problema nazionale. E attende un nuovo Rinascimento antidoto al vuoto che soffre. Forse lo avrebbe detto anche Friedrich Nietzsche il quale, alla fine del’Ottocento, si ripromise di abitare a L’Aquila dopo averla designata “sua città ideale”.