Tutti invitati al Cherry Lane Theater per la festa a sorpresa dedicata a Mario Fratti. L’Opening night di In Scena! ,infatti, quest’anno è dedicata a Mario Fratti, che il prossimo 5 luglio compirà 90 anni e che per il festival, così come per il teatro italiano a New York, è una figura centrale e di riferimento. La serata ha visto l’intervento di alcuni artisti che hanno lavorato e che ammirano il drammaturgo e columnist de La Voce e che lo omaggeranno con la loro arte, con tanto di brindisi finale. Mario Fratti, drammaturgo e critico di origine aquilane, trasferitosi a New York nel 1963 rappresenta ad oggi una vera e propria istituzione nel panorama culturale e sociale della Grande Mela. Autore di numerose opere di successo tra cui Suicide, The Cage, The Return, The Academy, Mafia, Races, The Bridge e il pluripremiato musical Nine, ispirato a 8 1/2 di Fellini e vincitore nel 2003 di tre Outer Critics Circle Awards e due Tony Awards.
Mario secondo Laura
Ascoltando le storie che raccontano i suoi amici non si può fare a meno di amare e ammirare Mario Fratti, per la simpatia, la generosità, l’energia e la cultura che lo contraddistinguono. Abbiamo chiesto a Laura Caparrotti, fondatrice e direttrice artistica del festival In Scena!, attrice e regista, cosa rappresenta Mario Fratti per lei. “Associo Mario al mio arrivo nella città che non dorme mai e ai miei primi passi verso il teatro italiano. I primi spettacoli messi in scena al Miranda Theater, che lui generosamente donava la domenica sera e il lunedì a compagnie italiane per rappresentare autori italiani. I primi tentativi, la prima compagnia, il pubblico che tornava e che mi ha fatto pensare che forse mi sarei dovuta dedicare a questo, qui a New York. Insomma, senza Mario non so se ci sarebbe stata una compagnia di teatro italiano diretta da me… abbiamo fatto tanta strada da allora e tutti noi dobbiamo tanto a Mario che non ha mai negato aiuto, sostegno ed entusiasmo”.
Mario secondo Donatella
In primo luogo Mario Fratti è “un punto di riferimento assoluto, avendo contribuito per primo alla diffusione del teatro italiano a New York fin dagli anni ’50” – ci racconta Donatella Codonesu, associate director del festival In Scena! – “Ho conosciuto Mario solo nel 2013 in occasione della prima edizione di In Scena! e in quella circostanza ho scoperto una figura fondamentale del nostro teatro, che in Italia è relativamente poco conosciuta. Eppure il suo ruolo è importantissimo sia per gli artisti che grazie a lui hanno accesso ai palcoscenici della città, sia per il vasto pubblico newyorchese che ha avuto così modo di conoscere la nostra creativa e variegata produzione teatrale. Se In Scena! esiste, insomma, è anche grazie a lui e al ponte che lui ha saputo costruire, per questo è stato naturale dedicargli il premio di drammaturgia nato all’interno del Festival. E personalmente sono felice di constatare ogni anno quanto la sua appassionata vitalità ci sostenga, sia attraverso la presenza costante agli eventi, sia con l’accogliente disponibilità verso gli artisti che con la sua stessa passione ospitiamo a New York. Il suo operato e la sua generosità sono impagabili e poter vantare la sua amicizia è per me motivo di grande orgoglio, sia sul piano professionale che a titolo personale.”
Mario secondo Carlotta
“È davvero un esempio da seguire anche per la sua generosità, lealtà ed il vigore con cui continua a promuovere il teatro italiano nel mondo” – continua Carlotta Brentan, attrice ed Executive Producer di In Scena! – “Ho avuto il piacere di conoscere Mario Fratti nell’estate del 2013, recitando in una delle sue commedie. Da allora in poi, ho passato tantissime ore lavorando e collaborando con Mario su suoi testi, spettacoli, letture, traduzioni. Oltre ad essere un attivissimo autore con dozzine e dozzine di testi all’attivo, e rappresentazioni in tutto il mondo, Mario è assolutamente unico ed impareggiabile per quanto riguarda la sua instancabile energia, la sua passione per il teatro, la sua devozione completa alla professione di playwright. Grazie Mario!”.
Mario secondo Berardo
Un uomo che ha dedicato la propria vita al teatro quindi, con grande onestà intellettuale e passione, come emerge anche dalle parole di Berardo Paradiso, presidente dello IACE (Italian American Committee on Education). Paradiso ci racconta infatti quanto queste qualità lo colpirono fin dall’inizio della sua amicizia con Mario: “Ho conosciuto Mario Fratti circa 30 anni or sono, presso l’Hunter College dove insegnava, insieme ad un gruppo di amici ci esibimmo nella commedia Lumie di Sicilia di Luigi Pirandello. Le sue parole di incoraggiamento erano sempre generose e sincere nei nostri riguardi. Negli ultimi dieci anni ho avuto il privilegio di averlo nel board dello IACE e ho sempre ammirato la sua modestia e la sua capacità di ascoltare tutti. Ora che siamo amici di vecchia data mi dà dei consigli come conquistare le donne, lui è convinto che l’età non conti e sicuramente ha ragione perché l’ho sempre visto accompagnato da belle signore. Mario, voglio essere come te alla tua età!”
Mario secondo Goffredo
Un grande messaggio di affetto e profonda stima emerge dai racconti dei suoi amici. Dall’Italia, Goffredo Palmerini, che è stato amministratore civico a L’Aquila per circa 30 anni fino al 2007, ci descrive la festa a sorpresa organizzata per Mario dalla sua amata città abruzzese in occasione del suo ottantesimo compleanno: “…Oltre 500 concittadini aquilani festeggiarono con Mario Fratti il suo compleanno, nel luogo suo più naturale ed amato: il Teatro” – e continua: “ho un rapporto di fraterna amicizia con il grande mio concittadino Mario Fratti. Ho avuto anche possibilità di frequentarlo più assiduamente, venendo a New York quasi ogni anno. È singolare come nel rapporto personale con Mario non sembri esserci differenza d’età, benché egli di anni ne abbia oltre 20 di più, tanta è la sua curiosità intellettuale, la giovinezza interiore, la voglia di vivere bene la vita ogni giorno. È la sua straordinaria ‘ricetta’ di lunga vita, appassionato negli interessi culturali e attento agli altri, sempre in difesa di chi soffre, degli ultimi. Mario ha una profonda compassione per il mondo, per l’umanità, per chiunque egli incontri.”
Mario secondo Jonathan
In tutti questi anni trascorsi a New York Mario non ha mai dimenticato L’Aquila e l’Abruzzo, tornando in Italia spesso e creando un ponte culturale attraverso i suoi spettacoli e la sua arte. Un episodio al riguardo ce lo racconta Jonathan Slaff, attore e successivamente PR di Mario Fratti. “Nel 1987 Mario organizzò uno scambio culturale a L’Aquila tra il Theater for the New City e La Piccola Brigata, compagnia teatrale abruzzese. Io all’epoca facevo parte della compagnia del Theater for the New City e per l’occasione mettemmo in scena il vaudeville One Director Against His Cast di Crystal Field. A quel tempo la città, circondata dalle montagne e con un castello nelle vicinanze, appariva ai miei occhi piuttosto oscura ma grazie alla calda accoglienza degli artisti de La Piccola Brigata potemmo visitare e conoscere meglio tutta la zona. Diventammo anche cittadini onorari de L’Aquila. Oggi purtroppo la città è nota a causa del terribile terremoto del 2009. So che la casa di Mario è stata distrutta, gli artisti della compagnia stanno bene ma deve essere stata dura per tutti gli abitanti della zona. Qualche anno dopo quel viaggio a L’Aquila, Mario è diventato un mio cliente e ho potuto godere non solo delle sue opere ma anche dei suoi tanti discorsi sul mondo e sulle persone che hanno ispirato le sue pièce. Sono cresciuto molto stando a contatto con lui, con la sua mente, con la sua visione coerente del mondo e con la sua sensibilità. Mario è un meraviglioso esempio di artista teatrale.”
Mario secondo Rosario
Mario è un artista e un uomo che lascia in chiunque lo incontri e abbia la fortuna di passare del tempo con lui qualcosa di speciale, “incancellabile dalla memoria”, come emerge dalle parole di Rosario Mastrota e Dalila Cozzolino, giovani artisti italiani che hanno partecipato al Festival In Scena! nel 2013. Rosario ci racconta il loro primo incontro con Mario: “la replica del nostro spettacolo era appena terminata, gli applausi riempivano la sala della Casa Italiana Zerilli-Marimò ed io, dalla cabina regia, notai questo simpatico signore brizzolato in piedi nelle prime file che sfoggiava un sorriso compiaciuto e sbatteva le mani come in preda ad una gioia incontenibile. Chi è quello? – chiesi a Carlotta (Brentan, ndr) – Mario Fratti – rispose lei. Lo intercettai in sala e mi strinse la mano con una forza che trasmetteva passione viva, nitida. Senza fronzoli ci invitò a casa sua per l’indomani. Io e Dalila accettammo. Scoprimmo Mario e la sua vita, raccontata in ogni dettaglio negli innumerevoli cimeli affastellati nella sua casa. Parlammo tanto, parlammo sempre, parlammo di Teatro e di episodi di una New York zeppa di artisti. Scoprimmo la vitalità artistica di Mario, le sue idee, scoprimmo i suoi piccoli segreti. Ci parlò del suo dirimpettaio: Tennessee Williams. Andare via diventò difficile, grati come eravamo di quella scoperta così inattesa. Temporeggiammo, sulle scale, rubacchiando altri sorrisi di Mario e altri aneddoti veloci. Da quella volta ci scrivemmo a lungo, con le lettere, quelle coi francobolli e le buste da tagliare, ci scambiammo visioni e Mario, inarrestabile fucina di idee, ci mandò alcuni dei suoi testi. Ritornammo a NY l’anno dopo per la sessione invernale di In Scena!, accuditi e coccolati da Laura Caparrotti, ritrovammo Mario al Bernie Wohl Center, non ci furono convenevoli: “Ciao Mario” – dissi io – “Ti stavo dicendo…” – continuò lui. E riprendemmo il discorso da dove lo avevamo interrotto.”
Mario secondo Stefano
Anche il Direttore de La Voce di New York, Stefano Vaccara, ci parla di Mario con affetto e stima: “conosco Mario da vent’anni. La prima volta che lo vidi fui fortunatissimo: mi portarono nella sua casa-palcoscenico-teatro e parlammo tra le sue carte, i suoi libretti e libroni, poster, locandine e quadri che mostrano quanta genialità la mente vulcanica di Fratti deve far sgorgare ogni giorno. Ho avuto l’onore di lavorare come suo editor, prima su US Italia Weekly e poi su La Voce di New York, dove inventò in esclusiva i colloqui tra Chiara e Benito, una coppia di una certa età, italiani emigrati a NY, lei liberal, tendente molto a sinistra, lui conservatore tendente all’estrema destra. Bastava leggere le discussioni tra la Chiara e il Benito di Mario Fratti di qualche anno fa, per capire perché sarebbe arrivato Trump!”.
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