Articles by: Sandro Cordeschi*

  • Che belle casette? Noi aquilani, attori per caso


    Ma vi rendete conto che stiamo recitando, comparse involontarie e non retribuite, in un immenso spot pubblicitario, il cui obiettivo è l’annichilimento delle coscienze? Non li vedete gettare sale sulle rovine della nostra città, chi per convenienza, chi per incapacità, chi per imbecillità pura?

    Oggi, le prime C.A.S.E. – questo il nome del progetto “Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili” della Protezione civile - da tutti lodate come un miracolo. Non voglio annoiarvi con le cifre, ma apriamo gli occhi, per favore, ora. Parliamo di “quantità”: quanta gente troverà ricovero sicuro, da ora a dicembre? Leggete, leggete i numeri, per favore.

    Forse solo la metà dei trentamila sfollati. Chiudete le orecchie al canto stonato di queste brutte sirene, fidatevi solo della vostra ragione. E gli altri, quelli che, per molti motivi, non possono tornare, ora, né dopo? Che ne facciamo? Abbiamo già deciso che non sono “cittadini”?

    Parliamo di qualità. Quasi tutti sono d’accordo: molto meglio dei containers. Ma è questa, allora, la città che ci aspetta? Avete visto gli insediamenti, quelli già pronti, quelli in via di costruzione? Dove sono? Là. Qui. Là. Ghetti, già prima di essere abitati sono ghetti, che impoveriscono il territorio e abbattono qualsiasi speranza di rinascita. “Che cosa” sta rinascendo? Allora, meglio i containers: non solo perché la loro precarietà postula una necessaria, possibilmente rapida ricostruzione: ma anche perché un container intero costa come un metro quadrato di C.A.S.A. Fatevi i conti, io non sono mai stato bravo. E probabilmente io, come tanti altri, finiremo comunque in un container.

    Molti saranno contenti, di avere un alloggio “bello e rifinito”, come dicono i governanti, gli ambasciatori, gli amministratori locali, perfino i cardinali. Ma qualcuno chiederà loro perché non ci vanno a vivere per un annetto, magari con tutta la loro corte? O i giornalisti, anche quelli “stalinisti”, come al solito, abbasseranno il capo, di fronte a questa ennesima sconfitta della società civile? Bruno Vespa, aquilano quando gli conviene, capisce almeno in parte il dolore della (sua) gente? Gestione dell’emergenza, occupazione militare, larghissimo impiego di uomini e di mezzi: e ora? Le scuole, anche quelle agibili, stentano a riprendere, per ritardi dovuti a motivi politici e tecnici, nessuna probabilmente riaprirà in tempo e in modo solido. Gli uffici, compresi quelli militarizzati, sono quasi tutti nel caos. L’università, nonostante le enormi energie profuse, barcolla. L’ospedale è ancora in rianimazione. Il Centro di Igiene Mentale, a dispetto di tutti gli sforzi, attraversa una lunga notte (vero, dott. Sconci?). Anche il Teatro, certo, perde i pezzi, come peraltro ogni istituzione culturale. Tutto questo, non dobbiamo vederlo? Dobbiamo gioire perché qualcuno, stanotte, dormirà in una new house? La nostra gioia è dettata dalla solidarietà, non dalla ragione.

    Le risorse economiche del territorio sono cancellate; molte attività commerciali sono senza futuro; la ripresa del turismo è di là da venire e comunque, turismo verso dove, una volta passata la macabra attrazione delle rovine? Volete che vi racconti che cosa ha visto un visitatore illegale per le strade, i vicoli, le piazze della città ferita e ora nascosta? Oppure volete denunciarmi?

    Gettano sale, sulle rovine della nostra città, quella vera: e noi restiamo lì, inebetiti, sospesi tra il riso e il pianto, davanti alle consolanti telecamere e alle dolci parole della TV di Stato, che vanta il miracolo. Ma quale Stato?

    Un aquilano, con rabbia e con amore.


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    Sandro Cordeschi è nato e vive all’Aquila. Studi classici, laurea in giurisprudenza a Perugia, in lettere a Roma, Master of Arts in Canada (University of Alberta), Dottorato in Scienze Letterarie Roma 3, con Giorgio Melchiori. E’ docente di Filosofia e Storia al Liceo Scientifico ”Andrea Bafile” dell’Aquila. Numerose pubblicazioni di carattere letterario, storico, etnologico, geografico su riviste e in volume, molti interventi in conferenze e convegni in Italia, USA e Canada. Collaboratore esterno di Storia del Teatro (Università dell’Aquila, University of Miami), attualmente ha una collaborazione con la Georgetown University di Washington (Usa). Collaborazioni anche con l'Accademia dell'Immagine (L'Aquila). Socio Fondatore del LHASA – Laboratorio Autonomo di Studi Antropologici (www.lhasa.it). Ha curato il progetto e la realizzazione di viaggi di ricerca in Canada, USA, Europa, Italia. Autore del volume "L'Occhio del Viandante (L'Aquila, 2008), è curatore, con David Adacher e Antonio Porto, del volume "Un popolo di visionari e poeti" (L'Aquila, 2009). Ha scritto la sceneggiatura di video di carattere storico-geografico.
      


  • Facts & Stories

    Abruzzo. Summer’s Springtime


    Today is the longest day of the year in our illusory understanding of the seasons.


    It’s the start of summer, a time of harvest, and even more importantly, the night of St. John begins (“He must grow, I diminish,” murmurs the hermit in the Gospel) with memories of bonfires from our childhood.


    We would like this summer begin with springtime, with a wellspring of water, with rebirth. We look then, in the middle of the night, for signs of darkness’s defeat. Real signs, not propaganda for the lame, part-time reopening of wounded historic centers, not the proclamations of weasels who claim that the horizon does not exist. Real signs, such as Gianni Letta’s sincere embarrassment in front of his people who don’t know what to say. We begin with two urban legends which highlight two humble heroes in everyday life. They are not supermen or powerful lords, but a child and a caretaker, living witnesses of what psychologists call resilience: accept pain, understand fate, don’t blindly oppose, don’t get caught up in the crush, and stay there. And move forward.


    The child put a stop to the Minister of Defense’s murky speech when he came to parade around in a small and disadvantaged country school that he wanted to revitalize. The ingenuous boy (let the children come to me, today we are evangelical), after having politely raised his hand said, more or less, to the great man on duty: “Excuse me, but why are you talking about things that we don’t understand? If you don’t mind, we would like to get back to our lessons.” It was as if to say that we are interested in real life. We are all eye witnesses to the story about the caretaker; there is no filter of fable or falsehood. The caretaker never left his house despite the proclamations of many and the inaction of many more. So he simply stayed there with his cat from that night onward, the story of his life and his vigor carefully hidden behind his bittersweet smile.


    He helped and comforted many people from Aquila on that day – he, the man who had lost so much. He had to start over for the umpteenth time will do so on his own land, and accompany those in fear to their devastated homes – he, the man who has somehow conquered fear.


    That night he slept profoundly between the moving walls. To those of us who are worried about his fate, we offer him an alternative, he said only: “Someone has to be the keeper,” not of houses, of course, but of the city. We feel as though he represents us, not the jokers on television. Flowers are beginning to bloom even on crumbling balconies; in the abandoned public green, there are leaves on the trees and grass is growing.


    The children rediscover lost wonders in going through the remains of “their” city, playing in the shadows, waiting for the new sun. Children are born, others are expected. It’s because of this that we still exist.

     




    *Sandro Cordeschi was born and lives in Aquila. He studied the classics and graduated with a law degree from Perugia, a degree in letters from Rome, received his Master of Arts in Canada from the University of Alberta, and completed his Ph.D. in Scientific Literature from Roma 3 with Giorgio Melchiori. He teaches Philosophy and History at the Science High School “Andrea Bafile” in Aquila. He has published numerous articles in magazines and journals on literature, history, ethnography, and geography, and has presented at many conferences and symposia in Italy, the U.S., and Canada.


    An external member of the Storia del Teatro (University of Aquila, University of Miami), he is currently working with Georgetown University in Washington, D.C. He has also worked with the Academy of Images in Aquila, and is a founding member of LHASA - Independent Laboratory of Anthropological Studies (www.lhasa.it). He has overseen the implementation of research trips to Canada, the U.S., Europe, and Italy. Author of The Eye of Wayfarer (L'Aquila, 2008), he is the editor, along with David Adacher and Antonio Porto of A Nation of Visionaries and Poets (L'Aquila, 2009). 


    (Translated by Giulia Prestia)


     

  • Abruzzo. La primavera della nuova estate

    Oggi è il giorno più lungo nella nostra illusoria lettura delle stagioni.

    Inizia l’estate, tempo di raccolti, e ancora di più inizierà nella notte di San Giovanni (“Lui deve crescere, io diminuire”, mormora nel Vangelo l’eremita), con la memoria dei fuochi della nostra infanzia.

    Vorremmo che questa estate si fondesse con la primavera, con la sorgente (spring), con la rinascita. Cerchiamo allora, in mezzo alla notte, i segni della sconfitta del buio. Segni reali, non la propaganda della riapertura monca e part-time di un centro storico ferito, non i proclami dei “grandi sciacalli” che indicano un orizzonte che non c’è. Segni reali, come l’imbarazzo finalmente autentico di Gianni Letta di fronte agli occhi della sua gente, cui non sa cosa dire.
    Cominciamo da due leggende metropolitane che illuminano due umili eroi del nostro tempo quotidiano: non superuomini, non potenti signori, ma un bambino e un custode, testimoni viventi di quello che gli psicologi chiamano “resilienza”: accogliere il dolore, comprendere la sorte, non opporsi ciecamente, non lasciarsi schiacciare, stare lì. E andare avanti. 

    Il bambino ha interrotto i discorsi nebbiosi del Ministro della Difesa venuto a pavoneggiarsi in una piccola e disagiata scuola di campagna che voleva riprendere a vivere. L’ingenua creatura (lasciate che i bambini vengano a me, oggi siamo evangelici), dopo aver alzato educatamente una mano, ha detto, più o meno, al grande uomo di turno: “Scusi sa, ma perché continua a parlare di cose che non capiamo? Noi vorremmo riprendere le nostre lezioni, le dispiace?” A noi, intendeva, interessa la vita vera.
    Della storia del custode siamo testimoni diretti, non c’è filtro di favola o menzogna. Il custode non si è mai mosso dalla sua casa, al di là dei proclami di molti e dell’inerzia dei più. Così, semplicemente, continua a stare lì da quella notte, con il suo gatto, la storia della sua vita, la sua energia accuratamente celata sotto il sorriso dolceamaro.

    Il giorno, aiuta i molti aquilani che conosce, li conforta, lui che ha perso molto, lui che deve ricominciare per l’ennesima volta, e lo farà, nella terra sua, accompagna nelle case devastate quelli che hanno paura, lui che la paura l’ha, in qualche modo, sottomessa.

    La notte trova un prodigioso sonno, tra le mura non immobili. A noi che, preoccupati per la sua sorte, gli offrivamo alternative, ha detto solo: “Qualcuno deve fare il custode”, non della casa, s’intende, ma della città. Da lui ci sentiamo rappresentati, non dai giullari della televisione.
    Sono nati fiori, perfino sui balconi semidiroccati, nell’abbandono del verde pubblico, ci sono foglie sugli alberi, crescono erbe.

    I bambini ritrovano perdute meraviglie, nel rivedere i resti della “loro” città, giocano nella penombra, in attesa del nuovo sole. Nascono figli, altri sono in attesa.
    Per questo, esistiamo ancora.

    Sandro Cordeschi è nato e vive all’Aquila. Studi classici, laurea in giurisprudenza a Perugia, in lettere a Roma, Master of Arts in Canada (University of Alberta), Dottorato in Scienze Letterarie Roma 3, con Giorgio Melchiori. E’ docente di Filosofia e Storia al Liceo Scientifico ”Andrea Bafile” dell’Aquila. Numerose pubblicazioni di carattere letterario, storico, etnologico, geografico su riviste e in volume, molti interventi in conferenze e convegni in Italia, USA e Canada. Collaboratore esterno di Storia del Teatro (Università dell’Aquila, University of Miami), attualmente ha una collaborazione con la Georgetown University di Washington (Usa). Collaborazioni anche con l'Accademia dell'Immagine (L'Aquila). Socio Fondatore del LHASA – Laboratorio Autonomo di Studi Antropologici (www.lhasa.it). Ha curato il progetto e la realizzazione di viaggi di ricerca in Canada, USA, Europa, Italia. Autore del volume "L'Occhio del Viandante (L'Aquila, 2008), è curatore, con David Adacher e Antonio Porto, del volume "Un popolo di visionari e poeti" (L'Aquila, 2009). Ha scritto la sceneggiatura di video di carattere storico-geografico.