Storie fantastiche dal cratere aquilano. "Agostino"
L’AQUILA - Agostino aveva 12 anni. I capelli rossi e riccissimi. Una faccia piena di lenticchie e di schiaffi. Era alto e magro come un pioppo secco. Si muoveva a scatti, di velocità elettrica, e non restava mai fermo nello stesso posto per più di cinque minuti. A scuola, infatti, per rispettare la disciplina, senza farsi vedere, ogni giorno, si sfilava la cintura dei pantaloni e, con quella, si legava una gamba ai piedi del banco, il che creava problemi quando un professore lo chiamava alla lavagna. Una volta si beccò una nota sul registro di classe, per questo. “Perché l’alunno, con somma improntitudine e presta intelligenza metaforica e sediziosa, chiamato alla lavagna per essere interrogato, cercava di giungervi trascinando seco tutto il banco e con i pantaloni pericolosamente cadenti sui glutei”. Due giorni di sospensione. E quattro giorni di urla per far smettere l’intera classe di ridere.
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