Ecco a New York il CIMA, il Center for Italian Modern Art

Intervista con la fondatrice e direttrice del CIMA Laura Mattioli. Il Center for Italian Modern Art apre i battenti con una mostra futurista: "Fortunato Depero e Fabio Mauri" . Si tratta di uno degli eventi del 2014 più attesi a New York

Laura Mattioli  ci racconta come e' nato il CIMA, il Center for Italian Modern Art, ovvero la prima fondazione italiana che ha lo scopo di promuovere l'arte del XX secolo negli Stati Uniti. 

Figlia di Gianni Mattioli, uno dei piu' grandi collezionisti d'arte Moderna Italiana, la fondatrice e direttrice di questo importantissimo luogo d'arte non puo' che seguire le orme del padre intenzionata a lasciare un'impronta indelebile nella cultura newyorkese.

Il nuovo centro aprira' i battenti il 22 febbraio fra le strade di Soho, storico quartiere di artisti, con una prima mostra i cui protagonisti assoluti saranno Fortunato Depero e Fabio Mauri. 

A breve avremo il primo centro statunitense dedicato all’arte moderna Italiana. Com’è nata questa iniziativa?

Dalla consapevolezza di alcuni studiosi e mia personale che l’arte italiana del XX secolo è poco e mal conosciuta all’estero. Noi siamo il paese del Rinascimento, di Venezia, Firenze e Roma. Dall’Unità in poi sembra che l’Italia, nata come nazione politica, abbia saputo produrre un’arte solo di valore provinciale, solo ispirata da artisti francesi prima e americani poi.

Dal Neoclassicismo in poi (cioè dopo Canova), nella cultura comune l’arte italiana ha perso la propria originalità, il proprio ruolo di ricerca e di avanguardia a livello internazionale.

Si vorrebbe conseguire e diffondere una maggiore chiarezza storica sul ruolo degli artisti italiani nella definizione e affermazione del modernismo e del linguaggio artistico contemporaneo, una rivalutazione del ruolo storico ad esempio del Futurismo, della Metafisica o dell’Arte Povera.

Il Guggenheim Museum ha organizzato una mostra sul futurismo Italiano in concomitanza con l’opening del CIMA in cui saranno esposte le opere di Fortunato Depero. Come mai avete deciso di dare visibilita’ proprio a lui in occasione dell’apertura del centro?

La scelta di Fortunato Depero come primo artista da studiare e da proporre all’attenzione internazionale è certamente legata alla mostra del Guggenheim, con la quale si è voluto creare una sinergia.

La mostra curata da Vivien Greene ripercorre per la prima volta negli USA tutta la parabola del movimento futurista, nella complessità del suo trentennale percorso. L’attività di Depero copre praticamente tutto questo arco di tempo, poiché va dal 1913 a dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Inoltre egli fu l’unico artista futurista che venne a New York (nel 1928-30 e nel 1947-49), vi lavorò e ne conobbe la cultura. Malgrado ciò, la sua adesione al fascismo gli costò l’esclusione dalla famosa mostra XX Century Italian Art del 1949 al MoMA, lo chiuse in una lettura di piacevole divertimento nell’ambito del “Secondo futurismo” e lo relegò in ruolo provinciale nella sua città di residenza, Rovereto.
 

Mentre al Guggenheim saranno presentati alcuni nuclei importanti della sua multiforme produzione (che va dalla scultura e pittura alla grafica, alla pubblicità, alla teoria dell’arte, alla poesia alla realizzazione di manufatti tessili, al teatro…) si è voluto ampliare e approfondire il discorso su questo poliedrico artista -che mescolò arti maggiori e minori, robot e giocattoli, poesia visiva e manifesti pubblicitari – proponendo in fondazione l’allestimento di una cinquantina di suoi lavori di diverse tipologie accanto alla rilettura che ne fece nella celebre performance del 1980 Gran Serata Futurista Fabio Mauri, artista concettuale recentemente scomparso.
 

 Cosa altro avete in programma?

Ritengo che l'iniziativa più importante da sottolineare sia innanzitutto costituita dalle borse di studio su Depero, che formeranno nuovi esperti di questo artista. E’ in corso di stampa un catalogo con le immagini di tutte le opere esposte, mentre i testi redatti dai borsisti di quest’anno accademico e i contributi della giornata di studio saranno scaricabili dal sito web della fondazione.

Una giornata di studio su Depero è in programma per il 21 febbraio prossimo, mentre una giornata di studio su Fabio Mauri si terrà il 3 maggio 2014.

Inoltre una tavola rotonda sulle tecniche usate da Depero è prevista per il 24 febbraio a New York. Infatti in occasione della presentazione di Depero a New York sono stati fatti per la prima volta studi scientifici su questo tema.
 

A questo si aggiungeranno le visite guidate per il pubblico e programmi educativi per scuole, università e gruppi. Infatti in occasione della presentazione di Depero a New York sono stati fatti per la prima volta studi scientifici su questo tema.

E’ in corso di stampa un catalogo con le immagini di tutte le opere esposte, mentre i testi redatti dai borsisti di quest’anno accademico e i contributi della giornata di studio saranno scaricabili dal sito web della fondazione.
 

Che significa una presenza così dell'arte italiana New York?

New York è oggi il maggiore palcoscenico internazionale per l’arte. Tutto il mondo dell’arte passa da lì. Il goal della fondazione è di rendere presente l’arte italiana del XX secolo nel panorama internazionale. La fondazione vuole offrire la possibilità di vedere dal vero opere che generalmente sono difficilmente accessibili al pubblico e presenti solo in Italia, ma che sono di altissima qualità.
 

Si spera in questo modo di suscitare curiosità, interesse, nuove domande che possano sfociare in nuovi studi, in ricerche al di fuori dagli schemi abituali.  Le borse di studio offerte dal CIMA vogliono andare in questo senso, favorendo una maggior attenzione anche da parte degli studiosi internazionali per le vicende più recenti dell’arte italiana.
 

Secondo lei quale sarà l’impatto del vostro progetto sul pubblico Americano?

In generale il pubblico americano ha un’immagine positiva dell’Italia. Ne conosce e apprezza la cucina, il design, la moda… D’altra parte la storia italiana è molto complessa e articolata e per questo difficile da semplificare o da comprendere da fuori.

Il Fascismo è semplicisticamente assimilato al Nazismo e l’arte di questo periodo considerata totalmente dipendente dal potere politico e quindi negativamente. Vedo nel pubblico americano una curiosità e un interesse che possono far superare vecchi pregiudizi in favore di nuove, affascinanti scoperte.

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