Vogliamo “essere realisti e realizzare l’impossibile"

Salvo Buttitta (April 27, 2019)
"Vogliamo appropriarci del ruolo che ci spetta e occupare posti istituzionali per costruire un mondo a misura di quello che abbiamo vissuto insieme a Palermo. Un mondo più libero, uguale per tutti, un mondo più giusto, più tollerante, più umano. Un mondo dove la diversità non è un problema ma ricchezza." Questo il sogno dei delegati alle quattro giornate organizzate dal CGIE nel città siciliana, con tanti giovani residenti all'estero. "Il Seminario di Palermo mi ha cambiato. Ha cambiato la mia visione del mondo, il mio approccio alle 'culture' italiane - ha stravolto le mie priorità, ha acceso un fuoco e rinnovata la mia passione per l’italianità."

Quello che è accaduto a Palermo è qualcosa di sorprendente. In ciascuno dei giovani che ho conosciuto si poteva scorgere la passione per l’italianità e cogliere nelle loro parole il profondo desiderio di migliorare, per non dire cambiare, il sistema paese. A Palermo i giovani italiani nel mondo hanno costruito la loro rete, hanno raccolto la sfida del Consiglio generale degli italiani all'estero e in quattro giorni (16-19 aprile 2019) si sono resi protagonisti: da loro dovrà partire il rinnovamento dell’associazionismo italiano all'estero.

Michele Schiavone, segretario generale del CGIE, commentando il Seminario dei giovani italiani nel mondo si è espresso così “Il Consiglio generale degli italiani all'estero è riuscito a far scoppiare il tappo che comprimeva nello stomaco la voglia di volare di 115 farfalle, le quali a Palermo hanno trovato la forza per sprigionare l’energia utile a spiegar le loro ali per sentirsi libere da condizionamenti e felici di costruire il proprio futuro, colorando di speranza e ambizioni la primavera palermitana”.

Nei primi due giorni, i giovani delegati dei Com.it.es. e delle consulte regionali per l’emigrazione hanno preso parte attiva, attraverso tecniche di partecipazione di gruppo, all'identificazione delle necessità dei giovani residenti all'estero; per poi proseguire con entusiasmo nel gettare le basi per la costruzione di una rete globale dei giovani italiani nel mondo.

Ognuno ha portato la sua storia, il suo percorso di vita, spesso fatto anche di tanti sacrifici e intriso di un’italianità tinta dalla cultura del paese di provenienza. Il terzo giorno il seminario è stato dedicato alla formazione, attraverso quattro tavoli tematici differenti, i giovani si sono confrontati con esperti invitati dal CGIE sui temi: del lavoro e della ricerca, della nuova e vecchia mobilità, del turismo di rientro e del Soft Power italiano nel mondo.

Infine, il quarto giorno i giovani si sono confrontati con le istituzioni per poi giungere alla conclusione dei lavori portando a casa diversi successi e con molti progetti da realizzare nel futuro prossimo; lo stupendo risultato di questo seminario lo si legge nella “Carta di Palermo” il documento approvato e sottoscritto dai 115 giovani delegati. “Siamo giovani italiani fuori dall'Italia, ciascuno di noi porta con sé associazioni e comunità da cui tornare e a cui raccontare l’esperienza del Seminario di Palermo.

Racconteremo che è proprio vero che gli italiani sono dappertutto, che abbiamo riso e riflettuto insieme di come alcuni tratti siano indissociabili da noi, a qualsiasi latitudine: siamo quello che mangiamo, ci riconoscono per come vestiamo, ma anche per la voglia di darsi da fare, con creatività e olio di gomito”. Inizia così la Carta di Palermo “Siamo quelli - proseguono i giovani nella Carta di Palermo - che si chiedono perché il mondo, a partire dalle istituzioni del nostro Paese, non potrebbe funzionare molto meglio, e che non rinunciano a mescolare l’energia con la rabbia per alimentare la speranza di cambiare non qualcosa, ma tutto. Tanti di noi hanno vissuto in più paesi e città, i nostri genitori e i nostri nonni vengono da regioni diverse dell’Italia e del mondo, anche sforzandoci non riusciamo a vedere questa diversità come un problema, perché per noi, da sempre, è una ricchezza”.

Una ricchezza “forse a volte complicata da gestire, nello sguardo di altri siamo altro anche quando abbiamo la stessa residenza e lo stesso passaporto, ma ora sappiamo che questo spazio altro possiamo abitarlo insieme - si legge ancora nella Carta di Palermo. Renderlo pieno di progetti. Per appagare il nostro bisogno di cultura, di lavoro, di vicinanza radicata e ideale con l’Italia. Renderlo aperto ad un nuovo modo di pensare. Perché la mobilità non sia superficialità e la globalità mancanza di generosità per il luogo in cui si vive, ma perché si creino nuovi modi per noi di agire ed essere cittadini del mondo, ed al tempo stesso riconoscere e valorizzare le tante forze culturali, associative e professionali italiane. Renderlo pieno di relazioni. Perché, in questi giorni, la Rete dei Giovani Italiani nel Mondo è stata vissuta con passione e bellezza, e ci ha resi diversi da quando siamo arrivati, perché ormai, per sempre, parte della vita gli uni degli altri, noi, e le nostre comunità”. Renderlo, infine - concreto e condiviso.

“Perché la Rete dei Giovani Italiani nel mondo, che raccoglie persone con bagagli carichi di esperienze uniche, può dare un forte contributo non solo nei paesi di provenienza ma anche al sistema Italia - concludono i giovani. Vogliamo impegnarci per accorciare le distanze tra gli italiani fuori dall'Italia e le istituzioni, con azioni concrete e con l’obiettivo di rendere protagonisti tutti i giovani”. Il Seminario di Palermo mi ha cambiato. Ha cambiato la mia visione del mondo, il mio approccio alle “culture” italiane - ha stravolto le mie priorità, ha acceso un fuoco e rinnovata la mia passione per l’italianità. Noi a Palermo abbiamo deciso di non arrenderci, di lottare e di migliorare radicalmente il sistema paese. Vogliamo “essere realisti e realizzare l’impossibile”. Vogliamo appropriarci del ruolo che ci spetta e occupare i posti istituzionali riservati ai giovani per costruire un mondo a misura di Palermo. Un mondo più libero, uguale per tutti, un mondo più giusto, più tollerante, più umano. Un mondo dove la diversità non è un problema ma ricchezza.

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*Salvo Buttitta
Delegato dalla Svizzera
Fondatore e Ceo di HupUp
Digital Marketing | Digital Strategist | Consultant for Startup | Business Innovation Specialist | Entrepreneur
Vive a Basel - Svizzera

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