Un video che fa parte ormai della “Storia” della comunicazione, in cui il leader entrava nelle case degli italiani con un sorriso impostato, circondato da una luce soffusa creata dalla famosa calza di nylon posta davanti alla telecamera; alle sue spalle una libreria e foto di famiglia in evidenza. Chiaramente tutto era falso, lo “studio” non era altro che un set creato in uno scantinato della villa di Macherio. Eppure il successo fu immediato, anche se dei malpensanti sin da quella prima apparizione televisiva manifestarono i loro dubbi sulle buone intenzioni dichiarate nel video, attribuendo la “discesa in campo” alla necessità dell’imprenditore Silvio Berlusconi di cercare nella politica una salvezza per le sue aziende e una copertura istituzionale, dopo la sparizione del suo protettore, Bettino Craxi, condannato al carcere e rifugiatosi da latitante in Tunisia.
Da allora è passato quasi un ventennio in cui la società italiana è cambiata molto, influenzata in gran parte da Berlusconi. Un ventennio iniziato sotto il segno della televisione, mezzo da sempre utilizzato da Silvio Berlusconi nel suo percorso politico. Diversamente da tutti gli altri politici che dall’avvento della televisione nel Belpaese apparivano sugli schermi in telegiornali e Tribune Politiche quel tanto che bastava, con Berlusconi si inaugura un modo di concepire la politica completamente diverso.
È una politica che si basa essenzialmente sulla comunicazione, che fa un’abile operazione di marketing, che sa bene che non c’è una grande differenza tra il pubblicizzare in televisione un candidato o un partito e il vendere pannolini, sofficini, televisori. È una politica che cerca di avvicinare i cittadini a un uomo, Berlusconi appunto, più che a un partito, tant’è che “Forza Italia”, il primo movimento berlusconiano, non aveva nel suo nome il termine “partito”. Un modo, tra l’altro, di mostrare agli italiani delusi da Tangentopoli una diversità e una frattura rispetto al passato.
Quella di Berlusconi è stata sin dall’inizio, dunque, una comunicazione tesa a mostrare un leader di partito come “uomo del popolo”, amico dei suoi elettori, venditore di sogni, colui che prometteva “un nuovo miracolo italiano”. Sono ormai leggenda i cartelloni giganti che durante le campagne elettorali si vedevano in ogni angolo delle città italiane con il suo volto sorridente, rassicurante, nonché ritoccato, magicamente senza rughe e con i capelli.