Pausini, Nannini, Mannoia e le altre mamme amiche per l'Abruzzo

Amedeo Esposito (April 19, 2013)
La scuola elementare “Edmondo De Amicis”, simbolo per la città, sta per essere finalmente recuperata alle sue funzioni, grazie anche al loro apporto finanziario di 4 milioni di euro.

Il loro canto, come le profonde prediche viennesi di 600 anni fa di San Giovanni da Capestrano, per la sua amata città, non si è  minimamente affievolito, pur dopo quattro anni dal terremoto del 6 aprile 2009.

Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini e tutte le Altre cantanti “Amiche per l’Abruzzo”, con il loro…resistere, resistere, resistere, hanno determinato il tanto atteso “miracolo”: la scuola elementare “Edmondo De Amicis”, simbolo per la città, sta per essere finalmente recuperata alle sue funzioni, grazie anche al loro apporto finanziario di 4 milioni di euro.
 

Si tratta di una bellissima notizia, fra tanto sconforto, data dall’assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano, il quale ha aggiunto che è stato espletato l’appalto dei lavori per i quali sono stati impegnati 12 milioni di euro (di cui quattro donati dalle “Amiche per l’Abruzzo”).
 
Il loro cospicuo contributo avrebbe potuto essere dirottato – come molti (stolti!) sollecitavano – verso il recupero di altri edifici, non meno monumentali dell’antico “ospedale maggiore” costruito nel 1400, laddove sorge ancora, dal difensore di Vienna contro le invasioni delle orde di Maometto II, e cioè dell’”apostolo delle fede”, Giovanni Giantedeschi, riformatore dell’ordine francescano, come espresso attualmente da Papa Francesco.
 
Invece le “Amiche dell’Abruzzo” hanno resistito ottenendo la totale ricostruzione del complesso quattrocentesco, inserito in un contesto culturale elevatissimo della città.
Esso infatti è compreso fra la grande basilica di San Bernardino da Siena, l’antico teatro comunale, il castello cinquecentesco (anch’essi in via di ricostruzione) ed i complessi Tre-quattrocenteschi della Madonna del Carmine e dei Cavalieri di Malta con la loro chiesa dedicata a Tommaso Moro. E’, dunque, un angolo significativo della quinta città monumentale d’Italia, da cui sembra s’apra la speranza per un ritorno nell’antica comunità civica della dolorosa diaspora, imposta agli aquilani dall’avidità di quanti si sono accodati – e sono tanti – agli imprenditori che “ridevano nella notte del sisma”.
 
Pausini, Nannini, Mannonia e le Altre sono rimaste, per L’Aquila ferita, sulla “scala del canto di Giobbe che gli angeli hanno dimenticato sulla terra”, perché vogliono dirsi, a ragione, “mamme” delle future generazioni di bambini che torneranno nella monumentale loro scuola ricostruita entro le mura della città di sempre. In questo momento, purtroppo, sembra che agli aquilani sfugga il loro futuro per la mancanza del sostegno dello Stato, tanto che il primo cittadino Massimo Cialente ha indetto un’ennesima “marcia” sui palazzi governativi romani, per affermare ancora una volta che L’Aquila è un problema nazionale. E attende un nuovo Rinascimento antidoto al vuoto che soffre. Forse lo avrebbe detto anche Friedrich Nietzsche il quale, alla fine del’Ottocento, si ripromise di abitare a L’Aquila dopo averla designata “sua città ideale”.

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