A casa delle istituzioni di new York per celebrare il 2 giugno
Era un 2 giugno tutt’altro che semplice da celebrare quello di quest’anno. La crisi economica ed il terremoto in Emilia Romagna rendevano difficile ed anche controverse manifestazoni legate alla Festa nazionale italiana. Ma Natalia Quintavalle, Console Generale d’Italia a New York, ha trovato la chiave giusta con una festa nazionale che è stata molto condivisa, durata dalle 10 di mattina alle 10 di sera, che ha segnato un cambiamento importante quest’anno.
“Ci siamo riusciti – ha detto con orgoglio il Console - senza fondi pubblici, grazie alla generosità degli sponsor, a chi si è occupato della ristorazione, a tutto il personale delle diverse istituzioni e agli artisti he hanno dato il loro contributo”.
Alla base c’è un’intuizione di Natalia Quintavalle, semplice ma al tempo stesso di successo, che ha portato quest’anno ad utilizzare come sede dei festeggiamenti gli edifici e le risorse stesse del Sistema Italia a New York.
Dunque non più un grande ricevimento in una grande sala affittata e spesso molto costosa, ma una serie di eventi, per tutte le età ed i gusti, articolati in 12 ore, che hanno raggiunto molte più persone e attirato l’attenzione di tutti coloro che anche solo si sono trovati a passare vicino alle sedi dove venivano realizzati.
Dunque chi ha voluto partecipare a tutti gli appuntamenti ha dovuto, indossate scarpe comode, scegliere cosa fare e andare da una sede all’altra.
Passare dal Consolato Generale all’Istituto di Cultura comuque era piuttosto agevole. Infatti le due istituzioni erano collegate da un terrazzo che per l’occasione è stato coperto da una tenda tricolore allegramente visibile su Park Avenue. Andare alla sede dell’Istituto Nazionale del Commercio con l’Estero (ITC) o alla scuola Scuola D’Italia Guglielmo Marconi non era comunque molto impegnativo: bastava camminare per solo pochi isolati.
Ed è proprio in quest’ultimo luogo appena citato, nell’unica scuola bilingue riconosciuta dallo Stato Italiano negli Stati Uniti. che si sono aperti i festeggiamenti. Tra fiocchetti tricolore i più piccoli, con le loro famiglie, hanno assistito allo spettacolo di Simona Rodano intitolato: "La fata italiana".
Per i più “grandi” invece la festa è cominciata tra le note nella Sede del Consolato Generale. Il violoncello di Tilly Cernitore ha raccolto con le sue note tre secoli di musica classica italiana, da Vivaldi fino alla Tarantella.
Pochi minuti dopo e ‘attraversando il terrazzo’, è il caso di dirlo, si poteva arrivare all’Istituto di Cultura dove si apriva una mostra intitolata, “Timeless”, dedicata ai coniugi più conosciuti del design italiano a New York: Massimo e Lella Vignelli. Come ha spiegato il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Riccardo Viale, il loro lavoro si inserisce in un percorso che l’Istituto Italiano di Cultura ha cominciato sul concetto di Slooness. Lentezza. Timeless. E come ci ha detto l’architetto Vignelli “Timeless vuol dire contrario alla moda, all’effimero, ai trend” e nella mostra è possibile (fino al 18 giugno ) ammirare raccolti concetti ed oggetti dal vivo o proiettati di cinquanta anni di lavoro e di storia.
Subito dopo all’Istituto di Cultura era possibile assistere alla proiezione del film “Le Amiche”, a cento anni della nascita del grande regista Michelangelo Antonioni. Anche per questo evento, come del resto per tutti, grande affluenza di pubblico.
Nelle sedi delle istituzioni in visione anche tre opere d’arte di tre importanti autori: Agostino Bonalumi all’Istituto di Cultura e Giorgio De Chirico nella palazzina dell’ICE erano visibili negli uffici dei rispettivi direttore. Un quadro di Guido Reni troneggiava nella stanza del Console Generale. svuotata per l’occasione di tutti i suoi mobili ed accessibile atutti.
Ed il pomeriggio è stato ancora più denso di eventi. Di nuovo alla Scuola d’Italia gli studenti hanno stupito recitando “L’Afitrione” di Plauto in italiano, latino ed inglese. Nel frattempo in Consolato, le consuete onoreficenze consegnate il giorno della Festa Nazionale. Oltre a quelle a Louis Vele, Filomena Ricciardi, Richard Nasti, Jerome Eisemberg, anche quella a Stephen Madsen chairman della Scuola d’Italia.
E sempre il Consolato ospita una presentazione sul turismo in Italia dell’ENIT condotta dal suo direttore, Eugenio Magnani.
Nel frattempo all’ITC si sono svolti quattro seminari ideati dalla giornalista e sommelier Alessandra Rotondi intitolati “United wines of Italy” e dedicati a Camillo Cavour e Bettino Ricasoli. “Perchè questi due signori? Perchè vollero due vini conosciuti in tutto il mondo: Il Barolo ed il Chianti. La storia italiana, il Risorgimento è stato portato avanti da uomini che hanno amato il vino e questa va ricordato. E va detto anche agli americani che amano conoscere i nostri prodotti attraverso la loro storia” ci ha detto Alessandra Rotondi.
E con orgoglio il direttore dell”ICE, Aniello Musella, mentre citava alcuni dati estremamente positivi legati all’esportazione dei nostri vini, ha mostrato alcune bottiglie che fanno parte della nostra storia “ Brunello di Montalcino del 1945, Brolio Chianti del 1949, e Castello di Nipolizzano del 1984”.
“Dall’Italia all’America: un grande abbraccio nel Jazz” era il titolo del concerto organizzato da Enzo Capua con sole donne: Linda Oh, Sylvia Cuenca, Ada Rovatti e Daniela Schaecher. Una proposta musicale molto apprezzata, la sala dell’istituto era gremita e moltissimi hanno ascoltato il concerto lontani, lungo la scalinata della palazzina.
La giornata è andata verso il termine nel migliore dei modi con un party cominciato dopo il discorso del console generale e l’intonazione degli inni nazionali cantati da Lawrence Harris e Rosa D’Imperio.
Nel suo discorso dNatalia Quintavalle, dopo i ringraziamenti ed il racconto dello spirito con cui è nata l’idea di una celebrazione così che apre ed avvicina le istituzioni alla gente, ricorda il periodo di grande difficoltà che sta attarversando l’Emilia Romagna: “Non avevamo certo immaginato che proprio nei giorni di queste celebraioni ci sarebbe stato un terremoto nel nostro Paese così grave che ha causato perdite umane, problemio per l’economia e danni al patrimonio culturale”.
La sera è andata avanti con la piacevole attmosfera di una serata estiva neworkese, allietata dal cibo preparato dalla Chef Cesare Casella, dove New York sembrava duettare con Italia nel migliore dei modi.
Suoi volti e nella parole di tutti la soddisfazione di aver partecipato ad una festa che per certi versi è parsa meno estranea, più vicina. Meno estranea per chi non ne sapeva niente e l’ha incontrata su Park Avenue per caso, meno estranea sicuramente per i bambini che l’hanno vissuta nella loro stessa scuola, meno estranea per coloro che brindando hanno scoperto quanta storia c’è in un vino italiano, per coloro che hanno viaggiato anche solo con la fantasia grazie all’Enit, per coloro che hanno ascoltato musica, per coloro che hanno, parlato, cenato, ascoltato e cantato gli inni, visto le opere d’arte nelle stanze degli edifici che rappresentano l’Italia a New York.
Ed il 2 giugno dopo le 10 di sera il Consolato che si vedeva a Park Avenue, all’altezza della 68 strada, non aveva solo il consueto tricolore sopra il portone. Bianco, rosso e verde erano proiettati in un fascio di luci molto suggestive. Impossibile non notarle.
Pics by Iwona Adamczyk
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