Autunno caldo per gli studenti italiani
Sarà un autunno caldo di sole e di proteste quello di quest’anno… e d’altra parte lo sono statianche quelli precedenti, se non di sole, di certo di manifestazioni: nel 2008 il grande movimento dell’Onda partito dalle università, nel 2010 le proteste che esprimevano dissenso per la riforma Gelmini, l’anno scorso quella grande marcia a Roma boicottata dal vandalismo dei black block, e quest’anno quella degli studenti delle scuole superiori che da Torino a Palermo passando per Firenze, Roma, Napoli, Livorno, sabato 6 Ottobre, sono scesi in piazza armati di striscioni e di sfiducia per manifestare contro l’approvazione del disegno di legge Profumo, per gridare che ai tagli alla scuola pubblica, loro non ci stanno.
Sono tutti ragazzi tra i 14 e i 19 anni che, stanchi dei caro-libri che grava sui bilanci familiari e spaventati da quella che chiamano “privatizzazione della scuola pubblica” vogliono dire la loro, e all’unisono, per le vie del centro delle principali città italiane, dicono NO alla “mercantilizzazione del sapere”, e spiegano “La nostra generazione scende in piazza contro questo Governo e contro l'Unione Europea, che assieme privano milioni di giovani del diritto all'istruzione, al lavoro e al futuro”.
Ecco cosa li spaventa: la prospettiva di oggi che li vede senza lavoro e senza futuro, ecco perché scendono in piazza: per rivendicarli entrambi attraverso il diritto a una valida istruzione.
Con le t-shirt e i jeans, coi braccialetti di filo ai polsi e le scarpe da ginnastica, sfilano e tengono tra le dita gli striscioni colorati: “Contro crisi e austerità riprendiamoci scuola e città”, “fuori banche e aziende dalle scuole”, “sapere per tutti, privilegi per nessuno”.
Qualcuno non approva asserendo che la protesta sia solo un altro pretesto pericoloso per saltare un giorno di scuola, che i ragazzi, data la loro giovane età, non possono neppure comprendere fino in fondo il significato degli striscioni che mostrano e degli slogan che gridano: “andate tutti a scuola anziché manifestare senza neppure sapere il perché, e imparate Dante e le formule di matematica a memoria anziché quelle frasi stupide e senza senso” rimprovera papàGiovanni on line; tuttavia, in rete, i più sono dalla parte dei ragazzi: “Non dovremmo lasciare da soli i ragazzi a protestare dovremmo andare tutti. Hanno tolto il futuro ai nostri figli. E' giusto che si ribellino contro una classe dirigente che ha ridotto l'Italia allo sfacelo…alziamo finalmente la testa” scrive gis53, e gli fa da eco Mamu79 che scrive “Hanno ragione. Non una, ma mille. Mi chiedo come mai le proteste siano così poche e così tardive. Stanno rubando la vita ad una intera generazione”, “FORZA RAGAZZI ! Sono idealmente con voi per protestare contro questa asfissia generale, contro l'ingordigia, contro le ingiustizie sociali e contro questi nemici del Popolo. Mi auguro che assieme a voi arrivino anche i disoccupati, i cassintegrati e tutta quella gente onesta e leale presente nel Popolo italiano. Questa Italia deve lasciare spazio ad un migliore futuro; ne abbiamo diritto” incoraggia Matri41
L’eco della protesta, però non si spande solo per la grande quantità di cortei e di slogan, ma per le loro conseguenze ed effetti: come troppo spesso succede, alle buone intenzioni si accompagnano delle pessime azioni: lancio di fumogeni, di petardi, di uova e di sassi, improvvisi cambiamenti di percorso non autorizzati, vari tafferugli, sono questi gli atti che i manifestanti non possono permettersi e ai quali la polizia inevitabilmente e prevedibilmente risponde con cariche e manganellate che finiscono col fornire tristi bilanci: a Torino i contusi sono cinque e molti di più se ne contano a Milano e a Roma dove, tra gli altri, sono stati feriti anche quattro agenti di polizia.
Non mancano, come sempre i commenti in rete: “Come ci siamo ridotti....vedere le cariche operate dei poliziotti (per dovere e per contratto) contro i propri figli che, in questo momento rappresentano l'unica speranza per un futuro diverso di questo disgraziato paese fa non solo male ma fa venire voglia di unirsi ai manifestanti per radere al suolo tutto il preesistente!!!!”.
Ma forse, tra gli attacchi e le difese, tra le frasi di appoggio e quelle di disapprovazione, è giusto che l’attenzione di tutti sia concentrata sui ragazzi, quelli che sono scesi in pazza, quelli che hanno camminato e urlato, quelli che sono stati feriti e quelli che hanno attaccato: questi ragazzi, forse non ancora del tutto coscienti degli effetti delle loro azioni, ma di certo coscienti del loro peso, hanno capito che le difficoltà del paese in cui vivono sono le loro difficoltà e hanno capito la necessità di questa nazione di essere aiutata: non sanno di preciso come fare, ma sanno che è loro dovere intervenire perché non hanno ancora ceduto il passo al pessimismo dei loro padri che troppo spesso lamentano una politica che non sanno più cambiare, questi ragazzi armati di book block sperano che il futuro dipenda davvero da loro, e vogliono lottare per i loro sogni.
Se è vero che i ragazzi di oggi sono gli adulti di domani, quelli che andranno a formare la società degli anni a venire, allora, forse, è davvero indispensabile che levino la voce e gli striscioni colorati.
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