L'Orchestra di Piazza Vittorio, uno show multiculturale
Sold out alla Casa del Jazz per l'ensemble multietnico unico nel panorama mondiale
Sono passate quasi due decadi dalla formazione (nel 2002) dell'Orchestra di Piazza Vittorio, ensemble multietnico unico nel panorama musicale mondiale. Un progetto diretto da Mario Tronco che ha ridefinito il concetto di World Music e ispirato decine di esperienze analoghe in Italia e nel mondo. Anni, specie gli ultimi, in cui la OPV ha giocato a tutto campo, passando con disinvoltura ed entusiasmo dal teatro (“Carmen”, “Il Flauto Magico”, “Il Giro Del Mondo in 80 Minuti” e “Don Giovanni”) al cinema (Premio David di Donatello 2020 per le musiche del film “Il Flauto Magico di Piazza Vittorio”), alla musica sacra (“Credo”). Esperienze che hanno ulteriormente arricchito e contaminato la musicalità e la poetica dell’Orchestra, nel frattempo diventata sempre più band grazie ad una formazione ormai rodatissima, capace di spaziare fra i generi e le culture, pur mantenendo una propria definita identità sonora.
Lunedì 2 agosto, il gruppo ha presentato alla Casa del Jazz in Prima assoluta, “Dancefloor" Discot eca sotto le stelle, per il festival «I concerti nel parco 2021» a cura di Teresa Azzaro. Le elaborazioni musicali e gli arrangiamenti sono di Mario Tronco, Pino Pecorelli e Leandro Piccioni che ha scritto anche le partiture.
Un concerto sold out che dalle atmosfere de “L’Isola Di Legno” e dai classici del suo repertorio è arrivato ai brani del nuovo album. Uno show in cui la musica, il ritmo e il ballo sono stati di nuovo gli unici protagonisti e che rappresentano un ritorno alle origini e contemporaneamente un salto nel futuro. Houcine Ataa voce, Emanuele Bultrini alle chitarre, Giuseppe D'Argenzio ai sax, Duilio Galioto al pianoforte e tastiere, Ernesto Lopez Maturell alla batteria, Roman Villanueva alla tromba, Carlos Paz Duque voce e flauti andini, Pino Pecorelli al basso, Raul Scebba alle percussioni e Ziad Trabelsi all'oud e voce.
Dai paesaggi sonori dell’album “Isola di legno”, ibrido che accosta il folk al jazz, le tablas agli archi, i tamburi ai fiati, alle composizioni originali in primissima esecuzione -che faranno parte del nuovo disco in uscita in autunno- come da tradizione dell’OPV, la scaletta della serata è stato un viaggio tra Paesi, culture e linguaggi.Il suono dei musicisti rappresenta quello che la società di oggi è: una sublime commistione di culture.
Sonorità che ci riportano all’Ottocento quando i musicisti di strada rappresentavano nei vicoli di Napoli le arie più importanti e i momenti più salienti delle opere in cartellone per il pubblico che non poteva permettersi il biglietto del teatro. Questo modo essenziale di riprodurre le partiture dei grandi compositori traduceva in modo popolare e riportava alle sue origini un’arte, quella operistica, la cui vocazione si era persa nel corso dei secoli traducendosi in musica d’élite.
E allora è facile immaginare che, se quei musicisti di strada del XIX secolo avessero avuto nelle loro mani strumenti appartenenti a tutte le culture del mondo, ci saremmo trovati davanti proprio all’Orchestra di Piazza Vittorio che suona l’Opera!
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