Il Giusto e l’Errore, una città: l'Aquila

Emanuela Medoro (September 02, 2014)
L’ultima mostra di fotografie di Roberto Grillo, inauguratasi il 23 agosto 2014 nei sotterranei del Palazzetto dé Nobili




Apprendiamo da un cartello esposto nel Palazzetto dé Nobili che l’operaio lavora con le mani, l’artigiano con le mani ed in cervello, l’artista con le mani, il cervello ed il cuore. Questo pensiero è attribuito a S. Francesco. Messo in esposizione per una bella mostra del tombolo aquilano, il pensiero mi pare opportuno anche per l’ultima mostra di fotografie di Roberto Grillo, inauguratasi il 23 agosto 2014 nei sotterranei del Palazzetto dé Nobili, ampi spazi ove spesse mura di mattoni antichi si incontrano con recenti strutture di acciaio.


 Secondo la frase sopra citata io sono una volenterosa operaia della fotografia. Dunque è sempre con stupore che ho ammirato le fotografie di Roberto Grillo che evidenziano non solo la piena padronanza tecnica del mezzo espressivo, ma qualcosa in più, un occhio ed una mente originali. Un occhio che in passato ha fissato sulla carta particolari delle architetture dell’Aquila o dei giocatori di rugby in movimento, che i più non colgono. Una straordinaria capacità di mettere in luce geometrie segrete delle mura dell’Aquila, espressioni e movimenti dei volti e dei corpi. Cito ad esempio la raccolta di foto Terrae Motus, scatti realizzati subito dopo il sisma, che hanno trasmesso ai posteri la paura e l’orrore dello sconquasso della città. E l’autore era già, secondo me, al sottile limite che divide l’artigianato dall’arte.


C’erano cervello e cuore in quelle immagini. Il successivo, esplicito passaggio dallo stato di artigiano a quello di artista è un recente importante salto   di qualità di Roberto Grillo, fatto di creatività, fantasia, immaginazione, costante ricerca di originali mezzi espressivi, libertà di comunicare pensieri e sentimenti.


C’è un raccontare per immagini, in questa mostra, intitolata il Giusto e l’Errore, una città, due fotografi. Il titolo sembra porre un discriminante fra le due parti, che di fatto sono intimamente connesse.


Nella prima parte, il Giusto, lo sguardo di Laura Muccilli si posa su particolari della zona rossa dell’Aquila, evidenziando uno speciale gusto per la geometria e la prospettiva delle immagini, sempre limpide e pulite. A colori. I titoli a volte semplici e direttamente rappresentativi del soggetto rappresentato, come la foto di Pluto, il bel cane lupo semi randagio che vive nella zona rossa dell’Aquila. A volte, invece, immagini sorprendenti, come, per es. Pioggia. Si vede una struttura metallica, chiarissima nella forma, coperta di gocce rilucenti. Speranza, sullo sfondo di impalcature di ferro, spicca una fonte di luce. La speranza di non vederle più. Di non vedere più tubi, oggetti abbandonati, mura sostenute da ferri, documentati dall’occhio attento della Muccilli con  particolari precisi, evidenziati ed astratti dal contesto più ampio che li circonda. Questo, il Giusto.


L’Errore, poi, si spinge oltre il processo di astrazione dalla realtà immediata con un trucco, diciamo così, tecnico, di un artigiano che si fa artista: la miopizzazione delle lenti delle macchine fotografiche, un processo di alterazione delle lenti per vedere la realtà come la vede un occhio miope ed anche astigmatico, credo. E così le geometrie, le architetture e le mura diventano astrazione pura, concettuale, qualcuno ha detto. Difficile, se non impossibile, descriverne il significato, certamente una gioia per gli occhi di tutti. A colori. “Domani”, anch’esso una fonte di luce sullo sfondo, forse a suggerire una speranza. Tonalità del beige a suggerire la “Banalità rassicurante” di una sedia, nel vuoto. Blu e arancione, per “Cuori gonfi”. Complimenti ed auguri, Grillo, per la prossima mostra, un piacere della vita ci aspetta.


             

 




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