“Copy That”, “Ricevuto, passo e chiudo”: la vita a NY secondo l'artista Federico Massa

Antonella Iovino (March 03, 2011)
Mescolando l’arte grafica ai murales, l’artista milanese rivisita poster di vecchie mostre, unendo il disegno originale alla sua pittura; la sua nuova mostra segna il passaggio alla grande metropoli americana e racconta i nuovi riferimenti culturali e iconografici che ha ricevuto e riprodotto nelle sue tele

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Federico Massa, in arte Cruz, è un artista poliedrico. Nato e cresciuto a Milano, si è diplomato all'Accademia delle Belle Arti di Brera e oggi vive in un loft di Brooklyn, una ex fabbrica di colla di 100 mq e 5 metri di altezza. Ha lavorato attivamente con i collettivi “Bag Art Factory” e “Biokip”, impegnandosi in installazioni, mostre, scenografie ed allestimenti, in un intreccio di arte e musica. Cura il design di lampade in plexigass , di toys, magliette, borse, felpe. Ha collaborato con i brand Marc Jacobs e La Perla. Lavora con diversi materiali come resina, piombo, plastica, cercando sempre nuove ispirazioni. Si è avvicinato all'arte facendo murales. Proprio un murales, dipinto sul muro esterno della galleria, apre il percorso visivo della mostra intitolata “Copy That”, inaugurata lo scorso 19 febbraio alla Graphite Gallery, 38 Mercy av. Brooklyn, NY 11211.

Alle domande di I-Italy risponde così.

Hai detto di essere venuto qui per scappare dall'Italia, per trovare un ambiente più fertile. Pensi che ci siano nuove correnti artistiche tutte italiane? O pensi che l'Italia sia intenzionata più a ricordare il passato che a produrre e coltivare nuove tendenze? Inoltre, che grado di apertura c'e' in Italia alle spinte provenienti dall'estero?

Credo che in Italia ci siano molte persone di talento che cercano di portare un'innovazione sacrificando tempo ed energia. Non so se a livello artistico si siano create vere e proprie correnti artistiche ma sicuramente ci sono interessanti collettivi artistici. Ne è l’esempio il “The Bag Art Factory” di Milano, gruppo di artisti tra cui pittori, scultori e scenografi. Io ne faccio tutt’ora parte ma le notizie che arrivano da Milano è che stiamo perdendo la sede che ci ospita e dopo tanti anni di attività artistica è difficile trovare sostegno o fondi per continuare a portare avanti questa realtà unica nel suo genere. Si sa che l’Italia è molto legata alla sua storia e alle sue origine e io vado fiero di questo, però molte volte diventa più un ostacolo che un vanto; spesso ci si accorge di alcune tendenze provenienti da altri paesi solo alcuni anni dopo, cosa che ci fa rimanere sempre un passo in dietro.
 

Il pubblico newyorkese, o in generale americano, sembra avere strumenti di decodifica migliori, perché più esposto a questo genere di arte. Che feedback hai avuto fino ad ora?

Il mio percorso artistico è cominciato dai graffiti per poi prendere una strada più pittorica, ma con forte ispirazione all’ urban style. I graffiti, come la Pop Art sono nati a NY e credo che qui ci sia più apertura mentale verso delle arti che escono un pò dagli schemi. Il progetto pittorico intitolato “Omaggi”, a cui sto lavorando da diversi anni consiste nella rivisitazione di poster affissi dal comune di Milano, che trattano di mostre di altri artisti che hanno fatto la storia dell’arte. Io intervengo su questi poster miscelando il disegno originale con la mia pittura, facendo attenzione a lasciare sempre dei riferimenti che riportino all’artista a cui sto porgendo omaggio. Quello che cerco di ottenere è di mischiare l’arte del passato con l’arte dell’epoca in cui sto vivendo: amalgamarle, miscelarle, fondendole come se non potesse esisterne una senza l’altra.
 

Perché' il titolo “Copy That”? C'e' un filo conduttore che unisce le tele esposte o hanno ciascuna un significato a sé ?

C’è un motivo ben preciso per cui ho scelto il titolo Copy That : questa frase si usa quando si parla con le ricetrasmittenti e significa “ricevuto” come dire “ricevuto, passo e chiudo”. All’interno delle opere che ho presentato in questa mostra, vi è la mia visione di NYC con riferimenti culturali e iconografici che ho appunto ricevuto vivendo in questa città, da qui il nome Copy That.
 

Cosa ti aspetti da New York in termini di crescita  artistica e professionale? Ti sei occupato di diversi ambiti fino ad ora. Pensi di rivolgere l'attenzione su un ambito specifico in futuro?

Sono sicuro di una mia crescita artistica e professionale in questa città, credo che per un artista la cosa più importante sia avere degli input sempre nuovi per la creazione delle proprie opere e da questa città io ne ho molti, tutti i giorni. Mi è sempre piaciuto collaborare con altre persone e lavorare su diversi campi usando come unico filo conduttore la mia arte, spero di poter continuare a farlo a lungo.

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