Marco Pannella. Un uomo libero
Una morte annunciata da mesi ormai, a causa di due tumori. Una morte comunicata dalla “sua” Radio Radicale con le note del Requiem di Mozart a fare da sottofondo alle parole pronunciate con voce rotta dall’emozione di un conduttore: "Sono le 14 e 31 minuti, questa è Radio Radicale e come sentite dal Requiem che Radio Radicale trasmette e trasmetterà per i prossimi minuti, è morto Marco Pannella".
Poche parole che hanno dato il via a ricordi, interviste, analisi su tutti i canali televisivi. Come spesso accade in Italia, quando qualcuno muore parte la rivalutazione postuma con le solite parole di circostanza e gli elogi mai tributati in vita, anche se appare chiaro che un politico del calibro di Pannella mancherà a tutti, agli estimatori quanto ai detrattori.
Una vita ricca, piena di esperienze che lo hanno portato a contatto con politici di primo piano come La Malfa, Berlinguer, Moro, Fanfani, Craxi, fino ai più recenti Berlusconi e Renzi. Con loro si è confrontato, ha polemizzato, sempre in maniera costruttiva, sempre da una posizione in minoranza, animato dai suoi ideali, riuscendo tuttavia a sensibilizzare gli italiani specialmente nella grande stagione dei referendum che hanno cambiato per sempre il nostro Paese. Un comunicatore instancabile, unico, che ha portato in Italia la politica-spettacolo, facendo irruzione con delle memorabili invenzioni nella televisione ancora in bianco e nero dei primi anni Settanta, fatta di dibattiti politici alquanto statici e formali. Chi non ricorda Pannella che davanti alle telecamere fuma spinelli o beve la sua pipì durante uno dei tanti scioperi della fame?
Altrettanto memorabile quella Tribuna Politica autogestita in cui lui e altri esponenti del Partito Radicale apparvero imbavagliati per ventiquattro interminabili minuti con lo sguardo fisso e cartelli appesi al collo per protestare contro la Rai che non dava lo spazio dovuto all’informazione sui referendum. Prima di lui non si era mai visto nulla del genere. Restano nella memoria le immagini di Pannella vestito da fantasma, coperto da un lenzuolo, oppure nei panni di Babbo Natale intento a distribuire a Piazza Navona le banconote del finanziamento pubblico.
Un comunicatore instancabile, logorroico, specie nelle dirette a Radio Radicale o a “Teleroma 56”, televisione locale romana, in cui interagiva al telefono con una nutrita audience di irriducibili spettatori fino a notte fonda, portando avanti le sue battaglie politiche in maniera innovativa, aprendo nuove strade mai percorse prima, facendo uso dei mezzi di comunicazione che nascevano in quegli anni, come le radio e le televisioni locali. In breve tempo Pannella divenne un vero e proprio protagonista della politica italiana e dopo lo straordinario successo del referendum sul divorzio del 1974 partì la nuova e vittoriosa campagna referendaria per l’aborto; nel 1976 Pannella entrò in Parlamento per la prima volta. Da gandhiano e non violento incitava alla disobbedienza civile e ciclicamente si sottoponeva a scioperi della fame e della sete per portare avanti le sue battaglie. Gli capitò più volte di essere arrestato, processato o condannato per resistenza a pubblico ufficiale o per aver fumato hashish in diretta televisiva.
Pannella era un politico sui generis che non conosceva limiti e forse l’unico a non andare mai in vacanza: infatti, i carcerati di tutta Italia lo ricordano quando a Ferragosto o a Capodanno se lo ritrovavano per una visita a questo o quel penitenziario per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla drammatica situazione in cui versano le carceri nostrane, un'altra delle sue tante battaglie. Una personalità unica quella di Pannella, tanto da indurlo a candidare e fare eleggere per il Partito Radicale personaggi famosi come Leonardo Sciascia, Domenico Modugno, Enzo Tortora ma anche controversi, come Toni Negri o la pornostar “Cicciolina” Ilona Staller.
Col passare degli anni assistiamo a un’evoluzione del Partito Radicale, la “sua” creatura, che diventa partito transnazionale e poi transpartito, mantenendo sempre le lotte per i diritti civili e lanciando continue campagne referendarie, che però col tempo hanno finito per logorare una consultazione fondamentale come i referendum, il cui abuso ha indubbiamente creato negli italiani un’inevitabile disaffezione. Tra i primati di Pannella c’è anche quello di avere per primo personalizzato un partito, lanciando nel 1992 una lista che portava il suo nome, la Lista Pannella. E poi, incredibilmente, nel 1983, fu capace di fare una doppia campagna elettorale, sia per il suo partito sia per le schede bianche-nulle e astensioni. Nel 1994 si candidò con Silvio Berlusconi e con Forza Italia per rientrare, invano, in Parlamento, fino poi a candidarsi, in un successivo momento, alla segreteria del neonato Partito Democratico venendo, ovviamente, respinto. Una contraddizione o un suo ennesimo precorrere i tempi anticipando la stagione dei voltagabbana e dei cambi di casacca diventati così frequenti in questi ultimi anni?
Solo il tempo e gli storici potranno dirci se Giacinto Pannella detto Marco fosse un “genio” o un “giullare”. Di sicuro con lui se ne va un uomo libero e un leader che ha dato un importante contribuito nel bene e nel male per la crescita del Paese.
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