Ci serve umanità

Gennaro Matino (March 25, 2019)
Il 23 dicembre del 1959, all’ombra della guerra fredda, Giovanni XXIII in un noto radiomessaggio richiamava il mondo alla pace, al rispetto della dignità umana, al sentimento cristiano della fraternità: « I turbamenti che scuotono la pace delle nazioni traggono origine principalmente proprio da questo, che l’uomo è stato trattato quasi esclusivamente da strumento, da merce »

"Non ce la facciamo più. Non era questo il mondo che sognavamo". Corre veloce di bocca in bocca lo sconforto. " Poteva essere una strage. I nostri bambini". Quando il terrore bussa vicino non c’è telecomando che possa cambiare canale. Si fanno i conti con la verità di un disastro umanitario planetario che ha responsabilità ben precise, che arma i folli interpreti della vendetta, solo ultimo anello di una spietata logica distruttiva che nasconde ben altri disegni e racconta, a chi li vuole ascoltare, scenari di terrore costruiti ad arte per governare il mondo con la paura. Eppure in questo mondo ci sarebbe posto per tutti, la terra è ampia abbastanza per costruire la pace tra gli uomini. In questi giorni, sarà perché la storia si ripete e la memoria del passato aiuta a pensare il presente, ho voluto rivedere " Il grande dittatore" di Charlie Chaplin.

La pellicola, completamente rigenerata e intatta, conserva la grandezza dell’attore e la poesia del suo genio. Il finale è una delle pagine più belle di tutta la storia della cinematografia: "Mi dispiace ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare e conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi dovremmo aiutarci sempre, dovremmo soltanto godere della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti".

Chi sa se il ministro Salvini e i suoi compari " sovranisti", che numerosi reggono le sorti dei paesi del globo, lo abbiano mai visto, se abbiano sentito l’attore ripetere: "Ci serve umanità, ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto". Il film fu girato mentre la seconda guerra mondiale infiammava e il mondo intero aveva dimenticato l’altezza e la larghezza della pace. I popoli e le nazioni si erano lasciati sedurre dal demone della menzogna, la gentilezza, l’arte del bene condiviso, fu stracciata, le conseguenze disastrose. Ma i profeti della speranza malgrado tutto e tutti restarono svegli e provarono a tenere vivo il sogno di un mondo migliore, più giusto.

Il 23 dicembre del 1959, all’ombra della guerra fredda, Giovanni XXIII in un noto radiomessaggio richiamava il mondo alla pace, al rispetto della dignità umana, al sentimento cristiano della fraternità: « I turbamenti che scuotono la pace delle nazioni traggono origine principalmente proprio da questo, che l’uomo è stato trattato quasi esclusivamente da strumento, da merce » .

Se l’uomo è stato trattato come merce, come strumento passivo da manipolare, vuol dire che ognuno di noi glielo ha permesso. Se non ce la facciamo più, cambiamolo questo mondo che di certo non potrà essere cambiato dalla violenza che genera violenza, da chi sta ingannando la gente costringendola alla guerra quotidiana abbandonando la via della bontà e della gentilezza. La gentilezza è la vita che invita la vita stessa a danzare a un ritmo tale che la bellezza e la pace risuonano fino a spegnere ogni eco disarmonico. La gentilezza è il sapore dell’umanità che penetra nel cuore degli eventi. Essere gentile è essere amorevole, è offrire una relazione che permetta, a chi la percepisce, di considerare il valore dell’umanità come assoluto, dignità da non poter sopprimere. Senza gentilezza i sogni diventano incubi, senza sogni svanisce ogni gentilezza. La speranza è vinta quando si ha vergogna di sognare, soprattutto quando manca chi provochi i sogni e chi li sappia interpretare.

Visionari di futuro pronti a raccontare agli smarriti di cuore la rotta, la meta. Quanto ne avrebbe bisogno la nostra patria, il nostro mondo prigioniero di ladri di sogni. La pace è drammaticamente a rischio, di nuovo il mondo si sta lasciando lusingare dalle falsità di chi sta mandando in soffitta lo Stato di diritto in cambio di presunta sicurezza. Se lo slogan dei dittatori di ieri sdoganava la razza, oggi i nuovi padroni inforcano quella della diversità degli uomini come opposizione, inimicizia, odio divisivo.

Stiamo assassinando i sogni, di chi guardava al futuro come il tempo della libertà e con loro, la gentilezza, materia prima per sognatori. "L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima", ripeteva Chaplin rivolgendosi al mondo degli uomini liberi: " Combattiamo per un mondo ragionevole, voi avete l’amore nel cuore". Combattere per un mondo migliore, partendo da sé.

La vera forza di chi vuole cambiare questo mondo risiede nell’amore senza confini, nella carità che non teme confronti, che non si lascia sedurre dalle sirene della menzogna della gente senza un’anima che lo governa. L’uomo di pace si schiera, non arretra, non fugge, prende sempre l’iniziativa per annunciare la pace. Costi quel che costi: anche la sua stessa vita.

 
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