Pietro Savorgnan di Brazzà. Modernità e "dialogo" tra culture secondo un esploratore dell'800
Come un colonizzatore occidentale "conquista" un popolo senza sottometterlo. "Se non si regolamentano le compagnie private in cerca di rapida fortuna, in futuro ci saranno soltanto morte e sofferenza in tutte le colonie occidentali in Africa".
Un clima esotico ed intellettuale ha animato gli ambienti della Casa Italiana Zerilli-Marimò.
Il 24 marzo Stefano Albertini, direttore dell'Istituto e Idanna Pucci, discendente di Brazza e autrice del libro "Brazza in Congo: a life and legacy", hanno presentato un'esposizione dedicata all'esploratore italiano Pietro Paolo Savorgnan di Brazzà, detto semplicemente Brazza.
La mostra si sviluppa in tre camere lungo un corridoio in cui le fotografie si alternano a mappe, dipinti, illustrazioni e materiali documentari. Tutto ricorda il suo messaggio di non violenza e di dialogo tra la cultura del Continente nero e quella occidentale.
Il pannello che ha aperto la mostra è dedicato ad una frase del Presidente Barack Obama: "Se si vogliono risolvere i problemi in Occidente, bisognerà risolvere prima quelli in Africa". Sentir parlare di Brazza è stato come svelare le problematiche dell'Africa di metà '800.
"Brazza è stato un personaggio assolutamente singolare", ci ha detto il direttore Albertini, "ed è per questo che ho deciso di realizzare questo evento in collaborazione con Idanna Pucci e con suo marito, lo scrittore Terence Ward".
Dai dodici pannelli esposti si evince una vita di straordinarie coincidenze e di bizzarre circostanze. Cresciuto a Roma, Pietro quindicenne si trasferì in Francia per proseguire gli studi ed intraprendere la carriera militare in Marina. Ebbe così l'opportunità di viaggiare e di appagare quel desiderio di esplorare quello "spazio bianco" incontaminato al centro dell'Africa, il Congo.
Il suo punto di vista nelle campagne esplorative esprimeva non belligeranza e pieno rispetto delle popolazioni ospitanti. Si è distinto dagli esploratori bianchi della sua epoca per i metodi non violenti e per la repulsione verso lo sfruttamento coloniale. Fu dunque un personaggio scomodo per la politica d'espansione francese.
Abbiamo chiesto un commento a Stefano Albertini sulla figura dell'inusuale esploratore.
"La cosa che mi ha maggiormente colpito di questo personaggio è la sua modernità: ha interpretato diversamente la colonizzazione", e sempre il direttore della Casa Italiana: "I tratti caratteristici di questa vera e propria avanguardia esplorativa sono stati la sua grande tolleranza nel rispettare le popolazioni autoctone, l'apertura mentale rispetto all'ideologia di colonialismo del tempo e la forza dell'esploratore di denunciare, gli errori e gli orrori del colonialismo europeo".
Con una piacevole musica etnica di sottofondo il pubblico, osservando i pannelli e scambiando commenti, ha così potuto conoscere questa figura rilevante del panorama storico italiano.
A seguito si è tenuta la proiezione di un film-documentario incentrato sulla vita di Brazza.
Al termine dell'evento, siamo riuscite a parlare con Idanna Pucci per spiegarci come sta vivendo questa esperienza.
Signora Pucci, chi era Pietro di Brazza? Trova che sia un personaggio attuale ancora oggi?
"E' un esploratore, più che un colonizzatore. Alla fine dell'800 il Congo ha vissuto due percorsi diversi: Brazza e Henry M. Stanley. Purtroppo, oggi Stanley è ricordato per la sua violenza, per l'avidità e per la sua corsa verso il potere. Era un agente per il progetto imperialista del re Leopoldo II del Belgio, che ha utilizzato il Congo per arricchire le sue casse. Posso dire che Pietro Paolo Savorgnan di Brazza ha scelto una via migliore per raggiungere gli stessi obiettivi."
Quale? Ci spieghi meglio?
"Penso che si potrebbe definire Pietro di Brazza come italiano di nascita, francese di adozione e africano nel cuore. Abbracciò la causa africana combattendo per l'uguaglianza e per il rispetto delle popolazioni occupate. Ha scoraggiato ogni tipo di schiavitù."
Pensa che sia importante far conoscere questa figura anche agli americani?
"Anche per gli States la figura di Brazza è rilevante e merita attenzione perchè è stato il principale protagonista dell'incontro tra Occidente e Africa con una storia intensa, vera, vissuta."
Quale è il tema dell'esposizione alla Casa Italiana Zerilli Marimò?
"L'esposizione alla Casa Italiana ha per tema basilare l'intensa vita di Brazza e la sua cultura della non violenza. La sua filosofia del "dialogo" tra le culture è ben dimostrata dall'amicizia con Makoko Iloo I, grande re africano e leader spirituale dei Bateke. Insieme Brazza e Makoko avviarono un dialogo basato sulla fiducia di valori condivisi. Nel 1880, a suggellare la forte intesa che li univa, vi fu una solenne cerimonia in cui Brazza e Makoko misero in scena un simbolico 'funerale della guerra' dopo aver piantato un 'albero della pace'."
Che eredità ha raccolto dalla discendenza di Brazza?
"Brazza aveva una sorella e tre fratelli da cui ha avuto molti nipoti. Tutti sono cresciuti ascoltando le storie delle esplorazioni, dei suoi viaggi e delle amicizie con il re di Batèkè. La cosa straordinaria è stata l'amicizia nata tra tutti i parenti e la famiglia reale africana. Molti di loro hanno continuato a viaggiare nel Continente nero e ad approfondire la conoscenza del Congo stringendo il legame con la famiglia reale congolese a Mbè. Mia madre è la nipote dell'esploratore e anche io ho avuto il piacere di conoscere l'attuale re del Congo".
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