Articles by: Luca Martano

  • A group of members of Roma club New York
    Facts & Stories

    Italian Soccer on the Front Lines to Help Those in Need

    On October first, Roma Club New York will host a fundraiser to support the victims of the recent hurricanes that devastated Houston, Florida, and the Caribbean. The event, which will be held at the Grey Bar 43 West 26th street in Manhattan (greybarnyc.com), begins at 11am when A.S. Roma will face off against A.C. Milan.

    The day will include an auction with three different prizes, with all proceeds from the “50/50 raffle” donated to the Red Cross

    While often producing the fiercest of rivalries in sports, October 1st will demonstrate the unity and compassion of Italian soccer, where fans from all clubs are invited to attend. Last year, Roma Club New York held a similar event for the victims of the earthquake in Amatrice, and they expect an even bigger success with this season's fundraiser. All are invited to what will be a truly remarkable and caring event, with Italy and America teaming-up to help their brothers and sisters who are suffering.

     

    For more info:

    Roma Club 

    Facebook Page

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    Il calcio italiano in prima fila per aiutare chi ne ha più bisogno

    Il Roma Club New York chiama a raccolta tutti I tifosi di calcio per un evento a favore delle popolazioni colpite dagli uragani

    Domenica primo ottobre, il Roma Club New York organizzerà un evento di beneficenza in favore delle vittime e di tutti  coloro che sono stati colpiti dai recenti uragani a Houston TX, in Florida e nei Caraibi. L’evento si terrà al Grey Bar – da quest’anno nuova “casa” del Roma Club New York – in occasione della partita Milan-Roma. Prima del fischio d’inizio (programmato per le 12pm ora di New York) si svolgerà una piccola lotteria che metterà in palio vari premi simbolici; l’intero incasso della giornata verrà devoluto alla Croce Rossa (https://www.redcross.org/donate/hurricane-harvey)

    L’evento sarà aperto a tutti, tifosi giallorossi, rossoneri, amanti del calcio  e non, al fine di promuovere unità e amicizia in contrapposizione alla rivalità e arroganza spesso associate al calcio italiano e ai suoi tifosi. Sono quindi tutti invitati a partecipare a questa giornata che ha l’intento di lanciare un forte messaggio di un sempre più profondo legame fra Italia ed America, unite per aiutare i lori fratelli e sorelle che stanno attraversando momenti veramente difficili.  

    Non è la prima volta che il Roma Club New York  organizza manifestazioni benefiche  di questo tipo; solamente un anno fa andò in scena infatti un’altra raccolta fondi per le vittime del terremoto ad Amatrice, alla quale parteciparono tifosi italiani di varie squadre residenti a New York.

    Per maggiori informazioni:

     

    Roma Club 

    Facebook Page

     

  • Fatti e Storie

    New York, dove il calcio italiano è di casa

    Mentre in Italia si sta discutendo – e siamo sicuri che lo si farà per molto tempo ancora – se siano gli ultras a comandare il mondo del calcio e su quale sia il ruolo delle istituzioni in queste vicende, a New York, durante tutta la stagione calcistica abbiamo vissuto uno spettacolo totalmente diverso; quello di un calcio che vorremo sempre vedere.
     

    Ma cominciamo dall’inizio: per la prima volta in assoluto quest’anno tutti i tifosi italiani hanno avuto una vera e propria “casa”. Davanti al maxischermo della pizzeria Ribalta, gestita da Rosario Procino e Pasquale Cozzolino, si sono alternati tifosi napoletani, romanisti, fiorentini, milanisti, juventini e così via. Durante tutto l’anno, non importa quale squadra si sosteneva, Ribalta ha aperto le sue porte a tutti; i fan delle varie squadre si sono seduti allo stesso tavolo e hanno assistito alle partite tutti insieme – una cosa, purtroppo, diventata quasi impossibile in Italia.

    Ribalta è anche stata però, grazie alla passione calcistica di Rosario e Pasquale, sede ufficiale del Napoli Club NYC facendo registrare, per ogni partita giocata dagli azzurri, il tutto esaurito. Fra cori, canzoni e spettacoli, presso questa pizzeria napoletana situata nel cuore di New York, si è sempre respirato un clima di festa e gioia, culminato con la proiezione della finale della Coppa Italia disputata sabato 3 maggio. A differenza dello “spettacolo” andato in scena a Roma e di cui tutti abbiamo visto le immagini, quello di New York ha avuto contorni decisamente opposti. I moltissimi tifosi napoletani presenti nel loro “fortino”, insieme però ad alcuni tifosi della Viola, hanno gioito e sofferto durante i novanta minuti, ma alla fine si sono abbracciati e stretti la mano: vinti e vincitori. A New York il calcio è gioia, divertimento, spettacolo, come quello offerto dai pizzaioli acrobati della Nazionale italiana guidati da Danilo Pagano, i quali si sono esibiti durante l’intervallo della finale.
     

    Ribalta non è l’unico locale dove si “respira” calcio italiano. A pochi passi da Columbus Circle e Central Park c’e’, infatti, il Bar Basso, un accogliente locale che da qualche mese è diventato la sede del Roma Club New York. Nonostante il Bar Basso sia gestito da un romano e romanista doc, Paolo Marco Catini, anche in questo caso, le porte sono aperte a tutti i tifosi. Un esempio è stato, come avvenuto a Ribalta, la stessa finale della Coppa Italia, durante la quale il Bar ha ospitato il Viola Club New York, guidato dal suo Presidente Roberto Consales.
     

    Il vero cuore del Bar Basso è, però, quello giallorosso. Anche qui, infatti, grazie al lavoro portato a termine dallo stesso Paolo, dal Presidente del Roma Club New York Giovanni Peluso e da alcuni giovani collaboratori, anche i tifosi romanisti a New York hanno una sede fissa, dove ritrovarsi per guardare insieme le partite. Non importa il giorno o l’orario: quando gioca la Roma, il Bar Basso è sempre sold out. La passione dei tifosi giallorossi a New York è arrivata anche oltreoceano tanto che, in occasione del match Roma-Milan, disputato venerdì 25 aprile scorso, il Presidente americano dell’AS Roma James Pallotta, ha seguito la partita con tutti i tifosi presenti al locale.
     

    Gioire, esultare, soffrire, ma insieme e senza problemi o scontri di nessun tipo: queste le

    parole chiave del tifoso “newyorchese”. Tifoso che, a partire dal 12 giugno prossimo, data che segnerà l’inizio dei mondiali di calcio in Brasile, potrà dare ancora una volta sfogo alla sua passione. Anche in questo caso la copertura dell’evento a New York sarà totale. A Ribalta, in pieno spirito internazionale e multiculturale che è una delle caratteristiche della Grande Mela, si potranno vedere tutte le partite della Coppa del Mondo. Si darà, chiaramente, più spazio alle partite della Nazionale, ma tutti i tifosi saranno benvenuti. Anche il Bar Basso promette che seguirà l’evento perché, come ha dichiarato Paolo Marco Catini: “Noi siamo innamorati del pallone e vedere la palla rotolare in rete è il momento più bello”. Buon calcio a tutti; lo spettacolo, quello vero, è appena cominciato.

    Ribalta Pizza
    48 E 12th St, New York, NY 10003
    (212) 777-7781

    Bar Basso
    235 W 56th St, New York, NY 10019
    (212) 510-8356

  • Fatti e Storie

    La crescita del Roma Club New York


    Pochi mesi sono passati dal mio primo incontro con Giovanni Peluso, avvocato che cura gli interessi di societa’ italiane in America da ventidue anni e Presidente del Roma Club New York, http://www.i-italy.org/36375/new-york-un-p-giallorossa ma da quale momento in poi molte cose stanno cambiando all’interno del Club. Dopo il successo della tournee’ americana dell’estate scorsa, durante la quale il Club ha organizzato le trasferte per seguire la squadra a Washington e Toronto, ci si è cominciati a preparare per l’inizio della nuova stagione.


    Le aspettative positive da parte di tifosi e amici del Club c’erano tutte, ma purtroppo il problema di avere una sede fissa dove vedere le partite, ritornava di attualità. All’improvviso arriva però un aiuto alquanto “inaspettato”, in pieno stile newyorchese. Rosario Procino, il proprietario del ristorante “Ribalta” e uno dei fondatori del Napoli Club NYC  decide di mettersi attorno ad un tavolo con Giovanni, per parlare di calcio e non solo. A New York non esistono barriere di nessun tipo, neanche per quanto riguarda il calcio: i due decidono quindi che il ristorante sarà sede anche del Roma Club, ma non solo, sarà un vero e proprio ritrovo per tutti i tifosi italiani .


    Tornando al Roma Club, gli ultimi fatti parlano chiaro: avere una sede fissa di riferimento sta portando sempre più appassionati a seguire le partite in diretta. Anche personalità importanti come Luigi Abete, Presidente della BNL e Cavaliere del Lavoro, e l’avvocato Roberto Cappelli, vicepresidente dell’AS Roma, hanno seguito insieme ai tifosi e appassionati la partita Sampdoria - Roma, disputatasi mercoledì 25 settembre. Inoltre lo stesso Presidente della societa’, James Pallotta, il quale gestisce varie compagnie anche a New York, e’ venuto a conoscenza della nuova sede del Club e ha promesso di assistere, insieme ai soci e agli appassionati, ad una partita della “sua” Roma. Il resto è tutto merito della squadra che, con un inizio di campionato esaltante, sta facendo sognare i suoi tifosi da Roma a New York.

    Per avere altre informazioni sul Club, basta visitare il sito internet: www.romaclubnewyork.org


  • Fatti e Storie

    La casa del calcio italiano a New York

    New York è una città unica, dove tutto può succedere e dove, a volte, i sogni, diventano realta’. In questo caso il “sogno” è di quelli calcistici e sta provando a realizzarlo Rosario Procino, il proprietario del ristorante “Ribalta”.

    Rosario è un grande tifoso Napoletano che, nonostante i 6000 Km di distanza, non poteva  assolutamente rinunciare alla sua passione per il Napoli e per il calcio in generale. Dopo avere fondato, nel luglio scorso, il Napoli Club New York insieme ad altri amici-tifosi si è chiesto: perché non allargare il discorso a tutti i tifosi italiani e ai fan club delle squadre a New York? E’ risaputo, infatti, che quasi tutti gli italiani residenti a New York hanno una loro squadra del cuore che vogliono seguire nonostante le difficoltà logistiche e quelle legate al fuso orario. Difficoltà che, se viste dalla parte dei Fan Club, sono dovute soprattutto al fatto di non avere una propria sede dove raggruppare tutti i suoi soci e gli appassionati per vedere le partite. Proprio per cercare di risolvere tutte queste problematiche, ma non solo, Rosario ha voluto far sì che il suo locale diventasse la vera e propria casa del calcio italiano a New York. Molti Fan club hanno raccolto questa sua iniziativa ed alcuni, come quello della Roma, hanno fatto di “Ribalta” la propria sede ufficiale. Altri ancora sicuramente seguiranno, a breve, questa iniziativa.
     

    Oltretutto questo c’è però uno spirito diverso che spinge a vedere le partite della propria squadra nel locale di Rosario: lo spirito di amicizia e sportività, nonostante si tifi per una squadra diversa. Vedere tifosi Napoletani, Juventini, Romanisti o Milanisti, assistere insieme alle partite della propria squadra, esultare, ognuno, per un gol segnato, gioire per una vittoria, soffrire per una sconfitta ma, comunque tutti insieme, e magari alla fine si brinda tutti con una birra o, considerato il contesto, si può mangiare una buonissima pizza napoletana.

    Quant’è lontana New York dall’Italia…
     

    Per informazioni sulla programmazione delle partite, basta cliccare “Mi Piace” sulla pagina Facebook “Il Calcio Italiano a Ribalta”

  • Fatti e Storie

    La Grande Mela, Viola

    Fra statue romane, dipinti medievali e altre meraviglie presenti al Metropolitan Museum, incontro Roberto Consales, l’attuale Presidente del Viola Club New York. Roberto, residente a New York dal 1993, nato a Palermo, ma poi trasferitosi a Firenze, è il Presdente del club dal 2006. La storia del Viola Club New York comincia, però, nel 1990. E’ il 14 dicembre e l’idea di fondare un fan club della Fiorentina nasce grazie a Gino Gullace Raugei, a quel tempo corrispondente della rivista “Oggi” e ardente tifoso.

    Ne parla con altri tre amici, Vittorio Ansuini (proprietario del ristorante “Mezzogiorno” a Soho), Paolo Palli (a quell’epoca responsabile della sede di New York della Cassa di Risparmio di Firenze) e Massimo Lopes Pegna (corrispondente a New York de La Gazzetta dello Sport) e l’entusiasmo fa il resto. I quattro si ritrovano in una farmacia sulla 56ma strada e, davanti al farmacista-notaio, redigono l’atto ufficiale di fondazione. Arriviamo così al 1993, anno in cui Roberto Consales si trasferisce a New York; nonostante la distanza dall’Italia è subito evidente che sarà difficile rinunciare alla sua passione per la Fiorentina: “Ogni volta che mi recavo allo stadio Artemio Franchi per assistere alle partite della Fiorentina – mi racconta Roberto – vedevo esposto uno striscione raffigurante il Viola Club New York.  Nella Grande Mela, però, non riuscivo a rintracciare nessun esponente di questo club. Contattai allora direttamente la Fiorentina, la quale mi fornì il nome di Paolo Palli, il Presidente dell’epoca”. Da quel momento in poi Roberto non ha più abbandonato il club, tanto da diventarne il nuovo Presidente.

    In più di 23 anni di storia, il Viola Club New York, ha organizzato numerosissime iniziative e, fra queste, Roberto ne ricorda soprattutto due: “Il mio primo importante ricordo all’interno del Club è sicuramente la cena che organizzammo qui a New York, nel 1994, con tutta la squadra allenata, all’epoca, da Claudio Ranieri. In occasione dei venti anni dalla nostra fondazione è poi venuto a trovarci Christian Rigano’, ex-attaccante della Fiorentina, insieme all’assessore Nencini”. Un legame più recente fra il Club e la squadra è ora rappresentato dalla figura di Giuseppe Rossi, originario del New Jersey. Il forte attaccante italo-americano, lo scorso maggio, era infatti presente ad un evento organizzato dal club stesso.

    Tutte queste iniziative, purtroppo, non possono però nascondere i problemi che il Viola Club si trova ad affrontare: “Non abbiamo una sede fissa –dice Roberto – tanto che, per la prossima stagione, dovremmo appoggiarci ad alcuni pub per vedere le partite”. L’attività’ del club è comunque sempre in movimento per i soci: “Chi decide di far parte del nostro Club – spiega Roberto – oltre ad aver diritto ad una tazzina con il nostro logo, una sciarpa ed una tessera, può ricevere degli aiuti per comprare i biglietti per una partita della Fiorentina”.

    Ad oggi il Club può contare 54 soci, fra cui 7 bambini, e 10 donne. La maggior parte dei soci sono giovani imprenditori e professionisti (età media 30-40 anni), ma anche artisti e storici dell’arte, in missione o trapiantati qui negli States: giornalisti, medici, architetti, ingegneri, commercialisti, bancari. Ci sono soci a New York, ma anche in Connecticut, New Jersey e Mariland qui negli States, ed ovviamente a Firenze ed in Toscana.

    Oltre ai numeri, però, la cosa più importante, come ci tiene a concludere Roberto, è il modo in cui si vive il calcio a New York: “In una città dai ritmi così frenetici, ritrovarsi insieme a vedere una partita di calcio è soprattutto un modo per rallentare e riallacciare i legami con l’Italia. Non è importante la fede calcistica; qui ci sentiamo legati tutti dal calcio in generale”. L’Italia in questo, purtroppo, ha ancora molto da imparare.

  • New York e il Napoli: l’amore è pronto a nascere

     La città di Napoli ha un legame con il calcio e con la squadra che la rappresenta senza eguali,  si direbbe viscerale.

    La passione dei tifosi napoletani per il proprio club è da sempre unica, tanto da far riempire lo stadio “San Paolo” sia per una partita di serie C, sia per un ottavo di finale di Champions League, senza differenze. E’ una passione questa che non ha confini, e non è limitata al solo territorio partenopeo. Un chiaro esempio in questo senso è Luca Dombre’, residente a New York da quattro anni, accento marcatamente emiliano, ma tifoso napoletano “purosangue”.

    Quando Luca si trasferì a New York nel 2008, non poté assolutamente rinunciare a seguire le vicende della squadra azzurra, ed entrò a far parte del “Napoli Club De Laurentiis”. Questo Club allora nato da poco, mi racconta Luca, era un’associazione non-profit, dotata di un proprio statuto, ma non di una sede fissa. “Nonostante le bellissime esperienze vissute durante le partite disputate dal Napoli in Champions League nella stagione 2011/2012 – ci tiene a sottolineare Luca -  abbiamo, infatti, seguito insieme ai tifosi del Manchester City e del Chelsea, in un clima di festa, le partite giocate dal Napoli, il nostro progetto non decollava”.
    E così Luca, col nucleo di quel vecchio Club (Nedo Bellucci, Giovanni Iovine e Rosario Procino) più Pasquale Cozzolino, non si sono però persi d’animo e spinti da quella passione unica hanno deciso di fondare un'associazione completamente nuova.

    Ecco che così, appena un mese fa, è nato il “Napoli Club NYC”: “E’ un Club del tutto nuovo – dice Luca con orgoglio – abbiamo una nuova forma e un nuovo statuto. La cosa a cui teniamo di più riguarda però il fatto che, finalmente, avremo una sede ufficiale, il ristorante Ribalta, dove contiamo di trasmettere tutte le partite del Napoli e non solo. Puntiamo infatti a diventare un punto di ritrovo per tutti i tifosi di calcio, specie quello italiano, e non solo per quelli del Napoli. Vogliamo creare un luogo dove si possano vedere le partite in allegria e amicizia”.

    Le novità, però, non si fermano qui. Luca e i co-fondatori, infatti, prevedono delle elezioni per eleggere un direttivo del Club (con un presidente, consiglieri, ecc.) non appena questo avrà raggiunto un numero di soci adeguato. Soci che, tramite un conto Paypal, potranno pagare un’irrisoria cifra associativa annuale, che gli permetterà di ricevere una tessera e dei gadget e soprattutto decidere delle attività del gruppo.

    L’emozione e la voglia di cominciare sono tante: “La prima partita che abbiamo trasmesso in diretta nella nuova sede del Club – conclude Luca - è l’amichevole che il Napoli ha giocato sabato 3 Agosto contro l’Arsenal. L’esordio ufficiale con la prima raccolta di iscrizioni è però previsto per la prima giornata di campionato a fine mese”.

    In bocca al lupo allora; l’avventura è solo all’inizio.

    Per ulteriori informazioni sul Club e per contattarlo, si può consultare la pagina Facebook del “Napoli Club NYC”oppure quella Twitter

  • Fatti e Storie

    New York è INTERnazionale

     Ci sono alcune persone che hanno la passione per il calcio nel sangue. Pino Mittiga e' sicuramente uno di questi. Originario della Calabria, interista DOC, risiede negli Stati Uniti dal
    1973.  Appena arrivato a New York ha cercato di portare con se’ la sua passione per il calcio e, soprattutto, per l’Inter.

    La sua avventura comincia nel 1976 quando, dopo aver raccolto per le strade piu’ malfamate di Brooklyn e Manhattan circa 30 ragazzi, si lancia nel progetto di fondare una squadra di calcio, che chiama Torresi. Questa squadra partecipa e vince il campionato della lega italoamericana di New York.  Pino, con la passione per il calcio nel cuore, molto probabilmente riesce a dare un futuro migliore a molti ragazzi di strada.

    Questo e’, molti anni dopo, il suo intento attuale, come mi racconta, con una voce entusiasta: “Trasferirmi negli USA non ha sicuramente attenuato la mia passione calcistica per l’Inter. L’idea di fondare un Club della mia squadra del cuore qui a New York l’ho avuta gia’ 20 anni fa, ma sono riuscito a metterla in atto solo nel 2008, anno di nascita dell’Inter Club Javier Zanetti.

    Con questo Club sto cercando di ricreare la stessa favola della Torresi; nell’ottobre prossimo partira’, infatti, l’Accademia Inter, con la quale vogliamo dare una possibilita’ ai giovani newyorchesi piu’ disadattati, di giocare a calcio”, L’iniziativa, come ci tiene a sottolineare Pino, e’ anche approvata dalla citta’ di New York, la quale fornira’ tutte le strutture necessarie.

    Il Club, chiaramente, porta con se’ tutta la passione per i colori nerazzurri e per il suo storico e vincente capitano: “Ho deciso di dedicare il club a Javier Zanetti soprattutto per motivi personali, in quanto lo ritengo un grande professionista”. Anche la struttura dell’Inter Club in se’ e’ molto chiara: “Abbiamo una sede che si trova a Brooklyn dove, tifosi e non, si possono riunire per vedere insieme le partite. Siamo riconosciuti ufficialmente dalla societa’, la quale si occupa di mandare le tessere del club ai nuovi soci”.

    Come accennato in precedenza, Pino e’ a New York dal 1973 e di eventi e di episodi ne ha vissuti moltissimi, ma quando gli chiedo qual e’ quello che ha vissuto con piu’ piacere, non ha esistazioni: “L’emozione piu’ grande e’ stata nel 2010, l’anno del triplete (vittoria dello scudetto, della coppa Italia e della Champions League), quando tutta la rosa dell’Inter e’ venuta a visitare la sede del club e poi abbiamo avuto la possibilita’ di seguire tutte le partite giocate dalla squadra per una tournee’ negli Stati Uniti”.

    Da Milano sono molto insistenti le voci che vedono Moratti intenzionato a cedere la maggioranza delle sue quote societarie all’imprenditore indonesiano Thorir; Pino, sull’argomento, ha pero’ le idee molto chiare: “Conosco personalmente il Presidente e sono convinto che non vendera’. Qualcosa non lo convince di Thorir e Moratti vendera’ solamente a chi dimostrera’ di amare veramente l’Inter”. Infine, una battuta su Mazzarri, il nuovo allenatore dell’Inter: “ E’ un duro: e’ l’uomo giusto. La squadra aveva bisogno di uno come lui”. Ci auguriamo, per Pino e per tutti i tifosi interisti, che sia cosi’.  

  • Fatti e Storie

    New York è un pò giallorossa

    Quando, tre anni fa circa, l’ex Presidentessa Rosella Sensi, decise di vendere la maggioranza delle sue quote societarie ad un gruppo di investitori americani, l’AS Roma è diventata la prima squadra del campionato italiano di Serie A, ad avere una proprietà’ straniera, statunitense per la precisione.
     

    Ecco perché, la presenza di un “Roma Club” a New York, una delle città più importante degli Stati Uniti e del mondo intero, è molto interessante sia per la squadra, sia per i tifosi stessi. Il Presidente di questo club è Giovanni Peluso, avvocato, arrivato in America per studiare 22 anni fa, ma poi, quasi per caso, trasferitosi definitivamente nella Grande Mela.
     

    Entrando nell’ufficio di Giovanni, oltre a respirare un’atmosfera cordiale ed amichevole, si capisce subito di essere di fronte ad un vero romanista. Sulla sua scrivania campeggia, in primo piano, una targa raffigurante il simbolo dell’Unione Tifosi Romanisti (UTR), alle sue spalle c’e’ una bandiera giallorossa lasciata da alcuni visitatori del club ed, infine, riposta con cura in un cassetto, la maglietta autografata di Francesco Totti, il capitano della Roma, che Giovanni mi mostra con orgoglio. Parlavamo prima di amicizia, ed è forse questa la parola “magica” del Club; guardando e tifando insieme la Roma a New York, si possono infatti ricordare momenti passati vissuti insieme, incontrare nuove persone e creare, appunto, nuove amicizie. Tutto questo sempre, però, con i colori giallorossi nel cuore, perché, come ci tiene a sottolineare Giovanni: “Quello che manca di più qui a New York, non è Roma, ma La Roma”.

    Giovanni racconta molto fiero l’idea e la nascita del Club: “E’ nato tutto come in un sogno; una sera, a cena, cinque anni fa, io e altri amici rigorosamente romanisti, ci chiediamo: perché non fondare un Club della Roma qui a New York? E’ partito, quindi, tutto per caso, ma poi è diventato un vero e proprio lavoro. Siamo un’organizzazione no profit, abbiamo un nostro piccolo merchandising – vendiamo cappellini e magliette, ma, in sostanza, ci autofinanziamo. Inoltre, siamo affiliati all’UTR, di modo che, ogni domenica possiamo portare un nostro striscione nella Tribuna Tevere dello stadio Olimpico di Roma”.

    Chiaramente le difficoltà non sono mancate e, tuttora, non mancano: “Quello di cui soffriamo di più riguarda il fatto di non avere una sede fissa dove poter vedere le partite insieme ai soci, agli appassionati o a semplici curiosi. Quest’anno ci siamo riuniti al ristorante “Tartina” (653 Ninth Avenue), ma abbiamo avuto molte esperienze in vari locali dai quali, per alcuni motivi, ci siamo dovuti allontanare. Poi purtroppo, a Manhattan gli affitti sono proibitivi”. E’ inevitabile, a questo punto, un piccolo appunto provocatorio riguardo la nuova società americana, la quale sta cercando di far conoscere il marchio Roma all’estero, e potrebbe approfittare della presenza di un “Roma Club” a New York. Su questo tema Giovanni un po’ si rattrista: “Credo che potremmo essere molto utili alla diffusione del marchio Roma nel mondo; purtroppo, però, dalla società non riceviamo nessun aiuto e nessuno ci ha ancora contattato. L’unica cosa che possiamo offrire è un codice promozionale – che però non da’ diritto a nessuno sconto – per seguire insieme ai tifosi della Roma, le partite che la squadra disputerà negli USA nella sua tournee’ estiva”.

    Inevitabile, infine, una piccola parentesi calcistica: “Per noi romanisti questi sono stati due anni pieni di delusioni. Per quanto mi riguarda, ho però fiducia nella società e spero che si possa costruire qualcosa di importante”.

    Saluto Giovanni, lo ringrazio ed esco dal suo ufficio con in tasca la tessera numero 202 di socio del “Roma Club New York”.

    Per maggiori informazioni sul Club e sulle iniziative proposte, basta consultare il sito internet: www.romaclubnewyork.org

  • Fatti e Storie

    Start Up di New York, guida per la “Death Valley” delle start up italiane

    La crisi economica che sembra non voler allentare la sua presa sull’Italia, può essere combattuta solamente grazie ad una nuova politica nei confronti dei giovani, creando nuovi posti di lavoro. Ma come è possibile dare un futuro ai giovani in Italia? Facilitare la nascita e la crescita di nuove imprese - le startup - nelle industrie del futuro, quelle tecnologiche, può essere una ricetta; ricetta che è stata applicata della californiana Silicon Valley, la culla di Apple e Google e può essere la soluzione di molti problemi: siamo di fronte, infatti, ad un successo che tutti vogliono imitare.

    E’ possibile, però, replicare una Silicon Valley in Italia? In questo senso, New York è il caso da studiare, un modello di volano per lo sviluppo, perché sono diventata la nuova capitale mondiale delle startup: sta attraendo capitali e talenti da tutti i Paesi, creando posti di lavoro e ricchezza a un ritmo maggiore che nel resto d'America.  Questo è uno dei punti più importanti del libro “Tech and the city”, pubblicato da Maria Teresa Cometto, giornalista residente a New York e Alessandro Piol, investitore nel campo hi-tech.
     

    In occasione della presentazione di quest’opera i due autori hanno avuto l’opportunità’ di confrontarsi su alcuni temi dell’economia attuale con: Maurizio Arienzo, presidente e CEO di Nova Ware, Craig Gotsman, direttore del Technion-Cornell Innovation Institute, Carlton Vann, direttore della Division for International Business e Vito Racanelli, Staff Writer, Senior Editor di Barron's, un settimanale finanziario di Dow Jones.

    Il punto centrale di questo incontro è stato quello di cercare di capire se un modello vincente come quello delle startup che stanno nascendo nella Grande Mela, può essere esportato anche in Italia. Diverse startup italiane stanno aprendo sedi a New York per espandere globalmente il loro business e cercare finanziamenti – fra le altre, FitBark, HyperTV, PhotoSpotLand -, mentre TalentGarden, un network di spazi di co-working attivo in sette città italiane, sta facendo domanda per uno spazio a downtown Manhattan che sarà disegnato per accogliere in particolare startup europee.

    Anche le autorità e i legislatori italiani stanno cercando di far leva sul nuovo fenomeno delle startup per rilanciare l’economia: il governo Monti aveva approvato la legge per facilitare la vita delle nuove aziende innovative e la Consob (prima della SEC) ha proposto il regolamento delle piattaforme di crowdfunding. Purtroppo tutto questo però non è ancora sufficiente.
     

    La difficoltà nel reperire fondi nel nostro paese, comparata a quello che succede negli Stati Uniti e a New York, è ancora troppo alta. Se, infatti, in America si può cominciare ad aprire un’azienda anche solamente con un computer ed una scrivania, in Italia bisogna avere le spalle coperte da un “angelo” che sia disposto a coprire l’investimento iniziale. Nel nostro paese c’e’ poi una forte pressione del governo, il quale controlla più del 50% delle compagnie; problema questo che, a New York, non si pone, in quanto il governo lavora solamente per rendere il business più semplice e dinamico, senza però influire sulle decisioni della compagnia appena nata. Infine in Italia c’e’ un’altra difficoltà: non esistono grandi e potenti compagnie come Google o Facebook che possono compare aziende ritenute valide, ma le nuove startup possono contare solamente su loro stesse.
     

    E’, quindi, tutto da buttare? Assolutamente no. La situazione sta, seppur lentamente cambiando. Crescono a vista d’occhio, infatti, nuove aziende nel nostro paese. In Italia sta tornando di moda il fare impresa. Si può discutere che molte delle startup italiane si fondino su value proposition poco solide, che non generino reale innovazione; però con tutti questi tentativi (anche con quelli più improbabili) si sta creando una nuova generazione di imprenditori in Italia. Perché, imprenditori si diventa, provando e spesso fallendo.

  • Arte e Cultura

    Il cinema a New York cerca la sua strada e parla italiano

     In occasione della tredicesima edizione dell’iniziativa Open Roads, il festival del cinema italiano, alcuni registi si confrontano sui temi più caldi che lo riguardano.

    Il cinema italiano è più vivo che mai. Il nuovo cinema italiano, composto anche da giovani registi i quali cercano di proporre idee innovative, se vogliamo, lo è anche di più. Questo cinema non viene apprezzato soltanto nel nostro paese, ma comincia a riscuotere un discreto successo anche all’estero, e cerca una sua strada negli Stati Uniti.

    A dimostrazione del fatto c’e’ la tredicesima edizione dell’iniziativa Open Roads, che si sta tenendo al Lincoln Center di New York e andrà avanti fino al 12 giugno, durante la quale ci sarà la possibilità di assistere alla proiezione di undici film italiani.

    I film e i registi presenti all’edizione di quest’anno sono: Marco Bellocchio, con La bella addormentata, Maria Sole Tognazzi, con Io viaggio da sola, Daniele Ciprì, con Era il figlio, Pappi Corsicato, con Le facce degli altri, Elisa Fuksas, con Nina, Guido Torlonia, con Handmade Cinema Salvatore Mereu, con Bellas Mariposas e Susanna Nicchiarelli, con La scoperta dell’alba, tutti voluti e guidati da Antonio Monda, co-fondatore e curatore dell’iniziativa.

    I numeri sono sempre importanti e Open Roads può presentarne alcuni molto positivi: in tredici anni di storia, come sottolineato da Monda stesso, sono stai proiettati al Lincoln Center dai dodici ai quindici film l’anno, quindi circa duecento in totale, di cui venti sono stati proiettati con successo nei cinema americani.

    La situazione del cinema italiano non è però, purtroppo, solo rose e fiori. I problemi ci sono e continuano ad esserci e, gli stessi registi “impegnati” in questa iniziativa negli Stati Uniti, hanno cercato di analizzarli durante una tavola rotonda organizzata  alla Casa Italiana Zerilli-Marimò .

    Uno dei risvolti principali, evidenziato dal noto regista Marco Bellocchio, - che ha portato a New York “La bella addormentata”, un film sull’eutanasia ispirato al caso di Emanuela Englaro che molto fece discutere negli anni passati in Italia - riguarda il fatto che, sì, la produzione dei film è molto aumentata, ma sono anche cresciuti  i film che non vengono distribuiti.

    Questo, secondo Bellocchio, è causato soprattutto dalla mancanza di fondi e dalla televisione, la quale ora non finanzia più i film. Un modo per continuare a lavorare con pochi fondi, però, c’e’ ancora e viene proposto da Maria Sole Tognazzi, la quale ha presentato il film “Io Viaggio da sola”. Questo film, come sottolineato dalla stessa regista, può dare una speranza anche ai giovani registi che si vogliono avvicinare a questo mestiere e non hanno risorse adeguate da presentare.
    Il film della Tognazzi è, infatti, stato realizzato in collaborazione con una grande azienda che gestisce hotel di lusso e che ha apprezzato l’idea nuova ed originale della regista, cioè quella di portare sullo schermo una figura poco conosciuta al grande pubblico: l’ispettore in incognito negli alberghi di lusso. L’idea innovativa della Tognazzi, le ha permesso di girare un film a basso costo, in quanto la troupe è stata ospite in tutti gli alberghi in cui il film è stato ambientato.
     

    Il tema più caldo e attuale toccato durante questa conferenza è stato, però, quello della donna-regista all’interno del cinema italiano. Nonostante la presenza di quattro donne ad Open Roads, questo numero non deve ingannare. Come sottolineato, infatti, da Elisa Fuksas e Susanna Nicchiarelli, sebbene in questo periodo in Italia sia difficile fare cinema per tutti (uomini e donne senza nessuna distinzione), le donne incontrano doppie difficoltà, comecontinua ad accadere, purtroppo, in molti ambienti della società. La situazione sta migliorando, ma non è ancora sufficiente. 

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