Cambia lo Stato, cambia il tempo, ma la storia si ripete. Successe negli anni Sessanta in Italia, e prima in America. Un grande esodo che segnò la nostra storia e ci fece protagonisti diretti di un colossale movimento migratorio. Era quello di intere famiglie, dal Sud al Nord d’Italia, in cerca del ‘miracolo economico’. Ed era anche quello che aveva portato, decenni prima, i padri di quelle stesse famiglie ad attraversare l’oceano intero, per raggiungere il Nuovo Mondo, per inseguire un sogno americano.
Oggi in Italia, di quell’esodo che allora ci vedeva protagonisti, siamo spettatori diretti. Perché ‘il grande viaggio’ non è più tanto il nostro, quanto, invece, delle famiglie immigrate dal Sud e dall’Est del mondo verso la nostra terra. E lo è ancor più dei loro eredi, nati e cresciuti nel nostro Paese, gli ‘immigrati di seconda generazione’, cui spetta decisamente il compito più arduo: riscattare le fatiche e il sudore dei propri padri, diventando parte integrante della classe dirigente di domani.
Sono loro i Ragazzi G2, un nome che i figli e le figlie di immigrati e rifugiati, nati in Italia o arrivati da minorenni, hanno scelto per definirsi. Giovani che sono e si sentono italiani, pur non dimenticando le proprie origini. Proprio per loro iniziativa nasce a Roma, alla fine del 2005, la Rete G2 – Seconde Generazioni, un network di ‘cittadini del mondo’ provenienti dalle più disparate parti del globo, con l’obiettivo ben definito di lavorare insieme per raggiungere due punti fondamentali: i diritti negati alle seconde generazioni senza cittadinanza e l’identità come incontro di più culture.
A differenza di altri Paesi, come gli stessi Stati Uniti, nascere in Italia non basta per essere considerati cittadini italiani e, dunque, per avere la cittadinanza. Occorre perlomeno dimostrare di essere residenti da almeno dieci anni: un requisito che, nonostante sia solo il punto di partenza, incontra costantemente un’infinità di problemi burocratici nell’espletazione delle pratiche per ottenere la cittadinanza italiana. Ed è proprio al superamento di questi ostacoli, che non permettono alle seconde generazioni di vivere il proprio Paese come gli altri coetanei, che la Rete G2 lavora senza freno.
La maggior parte dei membri della Rete è cresciuta nella Capitale, ma mantiene un dialogo costante con seconde generazioni di altre città italiane, come Milano, Prato, Genova, Mantova, Arezzo, Padova, Napoli, Bologna, Imola e Ferrara, che hanno chiesto di essere parte del network G2. Attualmente, l’intera rete nazionale riunisce ragazzi e ragazze dai 18 ai 35 anni, originari di diversi Paesi: Filippine, Etiopia, Eritrea, Perù, Cina, Cile, Marocco, Libia, Argentina, Bangladesh, Capoverde, Iran, Sri Lanka, Senegal, Albania, Egitto,Brasile, India, Somalia, Ecuador e altri. Punto d’incontro, comunicazione e scambio d’informazioni accessibile a tutta la rete è il sito web di Rete G2 (www.secondegenerazioni.it), nato nel 2006 proprio per mettere in contatto le seconde generazioni presenti in tutte le città italiane, al cui interno è presente anche un Blog e un Forum di discussione.
Nello stesso anno sono stati realizzati i Video G2, anche questi strumenti collettivi di comunicazione per discutere di diritti, identità, amarezze e curiosità di una nuova generazione. Il primo video realizzato dal network ha vinto l’edizione 2006 del Premio nazionale Mostafa Souhir “per l’originalità dello spunto e per essere espressione riuscita del protagonismo nel mondo della comunicazione da parte delle giovani generazioni”. Mentre il Ministero della Solidarietà Sociale, per una campagna di comunicazione nazionale riguardante le seconde generazioni, nel 2007 ha commissionato alla Rete G2 uno spot audiovisivo e radiofonico basato sul secondo video, “Urla G2: Forte e Chiaro”, realizzato da G2 in collaborazione con la regista ecuadoriana Maria Rosa Jijòn.
Sempre nel 2007, G2 ha ideato e realizzato un originale strumento di comunicazione: il Fotoromanzo G2, per promuovere una modifica della Legge sulla cittadinanza italiana (Legge n. 91 del 1992) per renderla più aperta nei confronti dei figli di immigrati nati e/o scolarizzati in Italia. Nel novembre dello stesso anno, alcuni rappresentanti della Rete G2 hanno consegnato nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una copia del Fotoromanzo e una lettera. Il Presidente ha accolto con favore le parole e l’appello della Rete G2 dichiarando che “la legge è troppo restrittiva, bisogna aprire canali nuovi di accesso alla cittadinanza italiana per tanti ragazzi e tanti giovani, figli di immigrati”.
Nel 2008 la Rete G2 ha ideato e curato la trasmissione radiofonica “OndeG2”, in onda dal 15 febbraio su Radio Popolare Milano e a livello nazionale su Popolare Network, i cui contributi posso essere ascoltati anche direttamente sul sito della Rete. Di recente ideazione, anche la raccolta musicale “Straniero a chi? Tracce e parole dei figli dell’immigrazione”, volta anch’essa a sostenere la Campagna G2 di riforma della legge sulla cittadinanza italiana. Raccolta realizzata in collaborazione con il ministero della Solidarietà sociale e con la casa discografica Gridalo forte records.
Pur rimanendo la modifica della Legge sulla cittadinanza la punta di diamante dell’intera battaglia G2, recentemente la Rete ha dato ampio spazio, nelle proprie argomentazioni, ad altri tipi di problematiche di pari importanza. Le classi separate ad esempio, altresì definite ‘ponte’, ossia le aule ove inserire i ragazzi provenienti da famiglie immigrate, di origine ‘non autoctona’. Un processo che rischia di alimentare ulteriormente quella pericolosa intolleranza verso il ‘diverso’, lo ‘straniero’. Ma anche il crescente riconoscimento, da parte della popolazione italiana, dell’immigrato come un malessere sociale. E non occorre neanche tornare indietro fino all’11 settembre del 2001 per rendersi conto di quanto l’intolleranza verso lo straniero sia in costante aumento. Basti pensare ai recenti episodi di razzismo contro la giovane liceale di Varese, spintonata e insultata dai suoi compagni di scuola, perché dalla pelle nera. O un altro episodio, che in modo particolare si ritrova a fare da triste testimone di questa triste realtà: l’uccisione di Abdul Guiebre, chiamato familiarmente Abba dai ragazzi della G2, colpito a sprangate fino alla morte per aver rubato una manciata di dolci. Un giovane di seconda generazione con tutto un futuro davanti, ucciso per mano della paura del diverso.
Oggi, dicembre 2008, le battaglie in corso sono ancora tante, ma l’obiettivo comune rimane lo stesso. “Cerchiamo di ribadire ogni giorno, in ogni attimo della nostra vita il diritto ad essere riconosciuti cittadini e non degli italiani col permesso di soggiorno”. Mohamed Tailmoun, Portavoce della Rete G2, nella lettera al Presidente della Repubblica in occasione della giornata di celebrazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.