Napoli. Al Vomero cento bimbi autistici

Gennaro Matino* (March 05, 2015)
A Napoli, al Vomero, c’è un progetto pilota, promosso dall’Asl con le famiglie, di adozione scolastica e sociale dedicato a cento bambini autistici che vivono nel quartiere e che speriamo possa presto ripetersi altrove


“È AUTISTICO, gli amichetti non vanno alla festa di compleanno”, “Chiuso in stanza a scuola, bimbo autistico isolato in classe”: titoli di giornali dell’ultima settimana per raccontare storie dolorose, fatti di vita che riguardano tanti nostri bimbi, tanti nostri ragazzi affetti da autismo e che sconvolgono famiglie non sempre aiutate, troppo spesso lasciate sole.


“È autistico, la scuola non lo ritiene idoneo all’iscrizione”, titoli di giornale che potremmo rintracciare facilmente anche nei giorni e nei mesi passati, sintesi spietata di una quotidianità che descrive fatti dolorosi che capitano sovente sotto i nostri occhi e che purtroppo non sempre raccolgono l’attenzione necessaria.


So da educatore quanta complessità nasconda la vicenda di un bimbo autistico e con quanta attenzione, cura, delicatezza bisogna avvicinarsi alla sua particolare condizione, quale serena accoglienza bisogna dedicare a lui e alla sua famiglia. Capisco anche che il più delle volte l’ignoranza dell’educatore, la sua impreparazione, più che la sua negligenza o indifferenza, sia causa di sofferenza dei genitori e di offesa della dignità e del diritto del minore colpito da tale handicap. Ma non si può giustificare l’ignoranza del maestro, della scuola, del prete, di chiunque rappresenti la comunità educativa di questo Paese che, a causa della sua impreparazione, determina guasti ancora più profondi nel percorso di crescita del minore autistico. Recenti studi hanno dimostrato la possibilità di migliori risposte da parte del bimbo autistico quando è accompagnato dal calore della famiglia e da un’adeguata offerta pedagogica nel suo faticoso e complicato percorso di crescita.


L’autismo non è un caso isolato, è bene ricordarlo, colpisce, secondo stime recenti, 1 persona su 1000, e 2 persone su 1000 ne presentano alcuni sintomi inclusi nello “spettro autistico”. L’autismo viene considerato dalla comunità scientifica internazionale un disturbo pervasivo dello sviluppo che si manifesta entro il terzo anno di vita. La caratteristica più evidente è l’isolamento: i bambini autistici spesso non rispondono al loro nome, evitano lo sguardo e appaiono inconsapevoli dei sentimenti altrui e della realtà che li circonda. Il bambino autistico si isola dagli altri. Fugge dalla voce degli altri soprattutto quando gli parliamo direttamente, tenta di trovarsi un luogo nella vita, partendo da se stesso e da un oggetto qualsiasi che sceglie come complementare di sé. Spesso i genitori si chiedono come aiutarlo a uscire dal suo isolamento senza arrivare a forzature estreme, senza terapie psicologiche e cliniche drammaticamente invasive. Esistono modi di “seguirlo” per guidarlo nella costruzione di categorie che gli consentano di organizzare il mondo e il rapporto con gli altri. Esistono spazi pedagogici dove queste modalità in maniera pionieristica vengono sperimentate in accordo tra struttura sanitaria e famiglia.

 

A Napoli, al Vomero, c’è un progetto pilota, promosso dall’Asl con le famiglie, di adozione scolastica e sociale dedicato a cento bambini autistici che vivono nel quartiere e che speriamo possa presto ripetersi altrove. Il bambino viene preso in cura dai suoi tutor che lo presentano ai compagni di classe, informano gli altri bambini e li sensibilizzano sull’accoglienza e la ricchezza di una diversità che può da loro essere accolta come gioiosa amicizia. Saranno gli stessi compagni di scuola a considerare il loro compagno autistico uno di loro, a fare squadra insieme e così diventare normalmente, quotidianamente, straordinari terapisti di sostegno. Ma non sarà solo la scuola protagonista di una provocazione di nuova ipotesi curativa per i bimbi autistici, i negozianti, i ristoratori saranno avvicinati e informati dai genitori per affrontare il disagio. Gli stessi genitori affronteranno un percorso di crescita insieme e settimanalmente aiutati dagli operatori dell’Asl verificheranno i passi in avanti e i fallimenti da digerire e superare: il primo passo sarà accettare la diversità dei loro figli.


Una sfida esaltante, complessa, visionaria quella che sta nascendo al Vomero che va sostenuta e accompagnata perché la riuscita dell’impresa potrebbe consentire una migliore condizione di vita a tanti nostri bambini e aiutare tante famiglie a sentirsi meno sole. Potrebbe dare ai nostri figli, chiamati a incontrare chi è diverso, ad accettare tale diversità come una straordinaria possibilità di crescita umana. Potrebbe alla città intera, spesso raccontata per le sue disfunzioni e mancanze, passare l’orgoglio di aver dato vita nel suo tessuto cittadino a una esaltante esperienza di compassione, intesa nel suo significato etimologico di cum-patire.


*Gennaro Matino  è docente di Teologia pastorale e insegna Storia del Cristianesimo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Editorialista di 'Avvenire' e 'Il Mattino'.  Opinionista di 'La Repubblica". Parroco della SS Trinità. Il suo più recenti libri: “Economia della crisi. Il bene dell'uomo contro la dittatura dello spread" (Baldini & Castoldi - 2013) e "Tetti di Sole" (2014).


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