Per una sera la Capitale, all’ombra della cupola di San Pietro, diventa la Hollywood del Bel Paese e premia il Cinema. E per Matteo Garrone poco importa se "Gomorra" è stato escluso dalla gara degli Oscar o se si sia lasciato sfuggire il Golden Globe a Los Angeles. La rivincita arriva giocando in casa con un premio made in Italy da condividere con Paolo Sorrentino del "Divo". Per voi appunti e riflessioni su una serata "glamour" tutta italiana
Giovane e attraente, dai lineamenti scuri e tipicamente mediterranei. Smoking d’alta moda e scarpe lucidissime. Timido davanti ai riflettori delle telecamere, ma con le idee ben chiare e con la voglia di farsi sentire. Uno spirito romano e ribelle come i suoi ricci che non riesce a domare a colpi di spazzola. Non è l’identikit del principe azzurro, ma il profilo del miglior regista nella 53esima edizione dei premi David di Donatello 2009, assegnati dall’Accademia del cinema italiano.
(Matteo Garrone riceve il David di Donatello. Accanto a lui Paolo e Vittorio Taviani)
Finisce con sette premi ciascuno il testa a testa fra “Gomorra” e il Divo. La pellicola diretta da Paolo Sorrentino e ispirata alla vita del senatore Giulio Andreotti si accontenta dei premi per il migliore attore protagonista Toni Servillo e attrice non protagonista Piera degli Esposti, miglior fotografia, miglior musicista, trucco, acconciature e persino migliori effetti visivi speciali.
Il regista de “Le conseguenze dell’amore” (2004), pluripremiato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento 2005 per questa volta resta a mani vuote. Si conferma, però, la straordinaria bravura di Toni Servillo, ormai collezionista delle statuette dell’Accademia del cinema italiano. Dopo il David come migliore attore protagonista nel 2005 con “Le conseguenze dell’amore” e nel 2008 con il film “La ragazza del lago”, Servillo conserva anche quest’anno il suo titolo di miglior attore protagonista nei panni dell’onorevole Giulio Andreotti…
(Toni Servillo ne "Il Divo")
Una bella gara, non c’è che dire. Sono tanti i film in concorso e di ogni genere. Si spera fino all’ultimo per “Ex” diretto da Fausto Brizzi, una commedia tragicomica dedicata agli ex fidanzati e agli amori cancellati. Nessun premio nemmeno per Claudia Gerini, in nomination come migliore attrice protagonista in “Diverso da chi?”,uno strano menage a trois lui-lui e l’altra, che strizza l’occhio ai diversi orientamenti sessuali della nostra società. Ma fra i talenti del grande schermo fa capolino una giovane attrice, Alba Rorwacher che, in punta di piedi e a sorpresa, si fa consegnare il suo secondo David di Donatello: l’anno scorso come miglior interprete femminile non protagonista in “Giorni e nuvole” di Silvio Soldini e in questa kermesse 2009 come migliore attrice protagonista nel film “Il papà di Giovanna” di Pupi Avati
(Matteo Garrone con Paolo Sorrentino)
Il cinema italiano sembra quindi prendere una boccata d’ossigeno con l’intraprendenza e la capacità delle nuove leve, preparate e pronte a mettersi in discussione. Il titolo di miglior attore non protagonista spetta al trentenne Giuseppe Battiston in “Non pensarci” di Gianni Zanasi. Il David giovani, arriva invece per il film “Si può fare” di Giulio Manfredonia.
Eppure, come in ogni cerimonia che si rispetti, un riconoscimento va dato anche a chi ha fatto la storia del cinema italiano, diventandone portavoce nel mondo. Quest’anno i premi speciali alla carriera vanno al produttore Fulvio Lucisano, all’attore Paolo Villaggio, a Christian De Sica per i 25 anni di successi con i film di Natale e infine all’attrice Virna Lisi, che ha debuttato sul grande schermo negli anni Cinquanta per poi lavorare con registi d’eccellenza come Mario Monicelli in “Casanova 70” (1965) al fianco di Marcello Mastroianni e “Oggi, domani e dopodomani” (1965), diretto da Eduardo De Filippo. La Lisi si è fatta conoscere dal pubblico estero recitando con partner come Alain Delon, Jack Lemmon e Frank Sinatra e dopo essere approdata in alcune fiction italiane, si gode finalmente la sua meritata statuetta…
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(Una scena da "Gomorra" di Matteo Garrone)
Si riprende lentamente il cinema italiano. C’è chi dice che non ci sono fondi per finanziare i prodotti, chi invece dà la colpa alla concorrenza del mercato americano. Di fatto il nostro cinema ha tutte le carte in regola per puntare all’alta qualità. In questi giorni spetterà a Marco Bellocchio, regista di "Vincere", unico film italiano in concorso al Festival di Cannes (e in uscita da oggi in 300 copie nelle sale in Italia) tenere alta la bandiera. Perche' bene concorsi, giurie, nomination e tappeti rossi, ma quando cala il sipario… “al box office l’ardua sentenza”
Ascolta l'audio con Virna Lisi
(Foto autografata di Virna Lisi)
A quarant’anni Matteo Garrone conquista pubblico e critica con il suo film Gomorra, tratto dal romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, e su 11 nomination si aggiudica ben sette statuette: per il miglior film, migliore regia e migliore sceneggiatura, miglior produttore, canzone originale, montaggio e fonico. E’ da questo successo che forse il cinema italiano prende la spinta per ripartire.
Appuntamento l’8 maggio all’Auditorium della Conciliazione a Roma. Ci sono proprio tutti. Gli attori famosi e quelli emergenti, registi, produttori e modelle. Presenti all’appello anche le starlette di turno che si accompagnano ai nomi che contano. C’è persino chi ha interpretato solo piccoli camei o chi si fa vedere per promuovere le fiction di prossima uscita sul piccolo schermo.
Il jet set italiano schierato al completo per la fatidica passerella sul red carpet, da attraversare rigorosamente con incedere armonico ed elegante. Fermandosi al momento giusto per le foto, ammiccando ai giornalisti curiosi e sempre ben attenti a rilasciare interviste alle tv e radio più note.
Quasi come se per una sera la Capitale, all’ombra della cupola di San Pietro, diventasse la Hollywood del Bel Paese. A farla da padrone nella sfilata vip è l’abito lungo, indossato dalla maggior parte delle signore. Una lotta al capo firmato più glamour. Oltre al nero classico molto gettonati i colori bianco panna, celeste pastello o verde acqua. Scollature profonde, ma femminili e capelli raccolti come le dame dell’Ottocento.
Chi invece vuole stupire (in altri termini chi non vuole passare inosservata) osa con minigonne cortissime di paillettes argentate. In fondo, come insegna il re della pop art Andy Warhol, tutti hanno diritto a quindici minuti di celebrità! E per non farsi mancare nulla ad accogliere gli invitati l’ente organizzatore ha piazzato una hostess vestita da Jessica Rabbit che distribuisce cioccolata. Meglio addolcirsi la bocca prima di iniziare perché qualche candidato di sicuro il dente avvelenato ce l’ha.
La sensazione è che i due colossi in concorso, Gomorra di Matteo Garrone e Il Divo di Paolo Sorrentino, già reduci dalla vittoria rispettivamente del Gran Prix e del premio di giuria al Festival di Cannes 2008, daranno filo da torcere.
Previsione azzeccata, perché il bel Garrone e il napoletano Sorrentino monopolizzano la scena. Trionfano le storie vere, quelle attuali. Vince il racconto-denuncia, la rappresentazione della nostra realtà, nuda e cruda. Lo sa bene il regista di Gomorra che, con l’aiuto dell’autore Roberto Saviano, ha accettato la scommessa di portare al cinema il ritratto della Napoli contemporanea. Solare, ma difficile.
Allegra eppure prigioniera di un sistema chiamato “camorra”. Ecco cos’è Gomorra: un viaggio tra i vicoli del quartiere Scampia alla scoperta degli inciuci del mondo affaristico e criminale. Uno sguardo sui volti degli abitanti del posto, vittime o carnefici.
E questo film per il regista Matteo Garrone ha anche un valore affettivo perché sul set, un anno fa, ha conosciuto la sua attuale compagna e madre di suo figlio. A questo punto poco importa se Gomorra è stato escluso dalla gara degli Oscar o se si sia lasciato sfuggire il Golden Globe a Los Angeles, la rivincita arriva giocando in casa con un premio made in Italy da condividere…
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