In visita al Vittoriano per ricordare quando gli altri eravamo noi…
2011, anno delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Nell’ottica di una riscopertanazionalità, i-Italy si propone un viaggio nelle memorie degli italiani d'America, in un excursus attraverso il Mei, Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana al Vittoriano come opportunità di riflessione sulla storia, l’attualità ed il futuro dell’essere e del sentirsi stranieri oggi nel Belpaese.
"Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani", l’impetopatriottico di Massimo D'Azelio campeggiaall'ingresso del Mei, Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana e accoglie i-Italy in un scorcio di fine dicembre, in cui la visita al complesso del Vittoriano nella Capitale svela l’unificazione d’Italia non come un fatto circoscritto ad una data storica, ma un lungo e faticoso processo.
Se i Cavour, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II hanno “fatto l’Italia”, “a fare gli Italiani” hanno contribuito anche i milioni di emigrati che, lasciando il proprio paese durante la sua unione politica, hanno portato in'Mericavalori e tradizioni, li hanno messi in relazione, con diversi stili di vita, usi e costumi statunitensi, creando nuove identità, appartenenze e generazioni bi-nazionali.
Partiti come veneti, lombardi, napoletani o siciliani i nostri connazionali si sono scoperti soprattutto “italiani”, capaci di ridisegnare nuovi legami con il paese e la regione natia.
L'excursus di i-Italy attraverso Mei è un tuffotra i ricordi...
Scatti in bianco e neroripercorrono i lunghi mesi di traversate verso gli States, si snodano tra le memorie di sbarchi nel porto di Ellis Island a “Nuova York”... ritraggono i primi italians di stanza a Manhattan...
Gli italiani nella Big Apple sono operai, carpentieri, manovali...
Dalle cronache del tempo emerge una fisionomia variegata, ma che, di fatto, appartiene alle lower classes...
Donne e bambini vivono in condizioni austere, senza fissa dimora o stipati in camere-dormitori che diventano luoghi di lavoro abusivo...
I nuovi arrivati s'inseriscono con difficoltà nelle classi sociali newyorkesi: la maggior parte dei migranti sa a malapena parlare italiano, a volte solo il dialetto stretto di provenienza, e fatica terribilmente ad assimilare la nuova lingua.
Ambientarsi, farsi accettare, mettere a frutto le proprie capacità... sono i dilemmi che più stanno a cuore agli Italians, ricavarsi varchi sociali e spazi lavorativi dignitosi nell'americanità d'inizio '900, le mete più ambite...
Il pensiero s'intristisce alla vista di alcuni comunicati sui nostri connazionali...
Per il Governo sono “Wop, Without Official Papers o WithOut Passport”, che echeggia l'italiano "guappo", a sottolineare che moltisono senza documenti...
li apostrofano dagger, pugnale... perché "infimi, litigiosi, violenti"...
ancora bat… perché "sono mezzi bianchi e mezzi neri, così come i pipistrelli sono mezzi uccelli e mezzi topi"... Sono “il popolo dello stiletto...”
Rapporto dell'Ufficio per l'Immigrazione del Congresso Americano - Ottobre 1912
Gli fa eco l'influenteHarper's Weekly, settimanale newyorkese del tempo, dando voce gli interrogativi dell'American middle e high class sulla concezione au pair Italians/Nigger
"Davvero gli italiani non hanno sangue nero nelle vene? Sono scuri di pelle...i loro bambini giocano con i figli dei neri, le donne si scambiano aiuto, gli uomini lavorano fianco a fianco...
Gli italiani vivono con i neri, non rispettano la separazione delle razze…”
Il virtual travel di i-Italy nel percorso espositivo del MEI disegna una mappa a luci ed ombre degli italiani nel Nuovo Mondo...dagli sproloqui verbali agli atti di razzismo il passo è breve...
Il mondo cattolico d'oltreoceano, retto dalla comunità irlandese, considera il culto religioso degli italiani "pagano, di fede ignorante, quasi blasfemo", interpreta le processioni in cui le statue sfilano in mezzo ai banchi delle merci come "manifestazioni a metà tra sacro e profano", convenendo che "bisogna evitare agli italiani l'ingresso nelle chiese, che se ne vadano a pregare fra loro"...
Il clima di aperta ostilità scandisce un excursus di tappe dolorose...
Il 14 marzo del 1891 a New Orleans con l'assassinio del sindaco, che in punto di morte pronuncia la parola "Latins" latini, si scatena la caccia agli italiani che, anche se scagionati, porta una folla di 20.000 citizens al prelievo nelle carceri e all'uccisione di 11 nostri connazionali...
Insoluta è la strage avvenuta a Calumet, Michigan, dove la notte di Natale del 1913, gli operai delle miniere dei dintorni, in sciopero da mesi, sono riuniti per una grande festa organizzata nella sede della locale Società di Mutua Beneficienza Italiana, conosciuta in città comeItalian Hall.
Scagnozzi mandati dai proprietari delle miniere, salendo al secondo piano dello stabile, scatenano il panico urlando "Al fuoco!". La folla in fuga, trova le porte sbarrate dall'esterno dagli organizzatori di quello che si rivelò essere uno scherzo criminale.
Sulle fatal stairs, stipate nella ressa, rimasero prive di vita 73 persone.
Woody Guthrie con la sua celebre1913 Massacre omaggiò le vittime, così come Bob Dylan usò la melodia della canzone di Guthrie per il suo personale tributo alle stesse e al maestro in "Song To Woody".
Scorrono frammenti di vite tra i meandri del MEI al Vittoriano...
Il clima si surriscalda con l'attentato del 16 settembre 1920 a Wall Street attribuito all'anarchico italiano Mario Buda, che riesce a tornare in Italia, ma che genera ondate xenofobe nei confronti degli italiani in America, come Sacco e Vanzetti.
NaturalizzatiNic & Burt, pugliese il primo, piemontese il secondo, arrestati nel settembre del ‘20 con l'accusa di avere commesso una rapina a South Braintree, Boston, subiscono un processo dalle prove irrisorie, che fa da cornice alla campagna repressiva contro lasovversione voluta dalla classe dirigente statunitense, il cui verdetto sembra già scritto: i due sono condannati a morte, divenendocapri espiatoridel momentovenato di profonda xenofobia.
L'onda emotiva seguita all’esecuzione di Nic & Burtscatenò reazioni negli ambienti della Public Opinion statunitense contribuendo a cambiare atteggiamento nei confronti dell’Italian Community.
Il percorso espositivo del MEIsi snoda in volti simbolo del riscatto sociale...
In un clima di re-birth i nostri emigrati cominciano ad assumere posizioni di rilievo:Angelo Rossi è eletto sindaco a San Francisco eFiorello La Guardia acclamato Mayor of New York.
L'Italian compensation passa attraverso Vito Marcantonio, avvocato italo-americano, braccio destro di La Guardia nella corsa a sindaco: quando questi vinse la carica, Marcantonio gli successe come deputato alla Camera dei Rappresentanti nel distretto di East Harlem.
Da law-leader, Marcantonio punta alla coesione delle folks, crea alleanzetra le minoranze, dando vita a melting-pot workers.
L’Italian social ransompassa perCarlo Tresca, giornalista, editore de Il Germe, Il Proletario, La Plebe e Il Martello, pubblicazioni ufficialidell'Italian Socialist Federation.
Attivo nella denuncia di condizioni disumane di lavoro, Tresca mobilita organi di stampa per veicolare l’attenzione anche delle High Classes sugli scioperi dei connazionali prodigandosi per ottenere working rights equi e dignitosi.
Il sostegno agli amici Giuseppe Ettor eArturo Giovannitti, incarcerati con false accuse di omicidio, vale a Tresca il ruolo di leader nellaIWW, Industrial Workers of the World, la più influente unione sindacale dei lavoratori.
Così anche Pietro e Maria Botto, precursori del Movimento Sindacale Italiano nel settore tessile che ospitano la stessa IWW nella loro casa, oggiAmerican Labor Museum, durante lo storico sciopero del ’13.
Young missionary danno vita alle società di mutuo soccorso come laHouse Harlem, centro di assistenza costruito nell'omonimo quartiere. L'italo-americana,Rose Pascale, è tra i pionieri della social assistance nel popoloso Harlem di New York dove fonda la "scuola della minestra", service centre con mansioni di asilo nido, doposcuola per bambini, scuole di cucito e cucina per le donne e corsi per imparare l'inglese e ottenere cittadinanza per gli uomini.
Ricordi, memorie di un passato a luce ed ombre dei nostri connazionali, realtà di re-birth della comunità italo-americana, riscattatasi e solo dopo sacrifici davvero apprezzata...
L'excursus tra i pannelli del MEI è flash tra epochee luoghi…
Up and Downad intermittenza aventi per protagonisti i nostri connazionali all’estero sono thinking bridge che ci proiettano nell'Italia odierna, dove proprio alla lucedegli eventi appena citati, è d’obbligo una riflessione su come episodi di razzismo stiano prendendo piede…
Gli ultimi scampoli del 2011 son stati fin troppo eloquenti in termini di termometrorazziale...
Una poco più che adolescente torinese alle prese con la sua "prima volta", per mascherare l'accaduto alla famiglia, ha incolpato un rom del vicino campo nomadi, di averle usato violenza, scatenando l'ira di chi attende solo la goccia che fa traboccare il vaso per scagliarsi contro i diversi, già per questo colpevoli.
Non è retorica chiedersi cosa accada nella civilissima Torino... come possa un'adolescente, seppur impaurita, arrivare ad incolpare rom per un violenza mai subita... e cosa può scatenarsi nella mente dei nostri connazionali, che decisi a farsi giustizia da soli, si sostituiscono alle forze dell'ordine, e con un raid punitivo mandano a fuoco un intero villaggio rom...
Nella multietnica Firenze, lo scorso 13 dicembre, si scatena la caccia al nero: Gianluca Casseri, 50enne ragioniere pistoiese, fa fuoco nel mercato di Piazza Dalmazia. Il bilancio è shock puro: Mor Diop, 54 anni e Modou Samb, 40, due ambulanti senegalesi, restano a terra, feriti a morte dalla follia omicida del simpatizzante neonazista.
Riaffiora il ricordo della Florence mosaico di diversità, crogiuolo di razze, mix di culture...
Da sempre la città dei Medici è Capitaledell'accoglienza dei mecenati verso artisti nazionali e stranieri, eppure il razzismo pare esser integrato ancor più delle diverse comunità straniere che ospita...
Nel clima nell'Italia ancora festeggiante i 150 d'Unità nazionale, paure, vere o presunte, xenofobie, rivelate o mascherate nella cronaca del Belpaese sono l’evidenza che tanto c’è ancora da costruire per un’Unificazione che includa l’Integrazione come requisito di Italianità…
Il Presidente della Repubblica è tornato sul tema immigrazione nel tradizionale messaggio di fine anno in cui ha invitato a "lasciarsi alle spalleanacronistiche chiusure e arroganze nazionali", a costruire un futuro che "guardi ad integrazione europea". Napolitano si augura che "in Parlamento si possa affrontare la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati perché la politica deve dare una risposta efficace per evitare che i migranti crescano stranieri o con diritti dimezzati, senza potersi integrare".