Legittima difesa: quando i morti ammazzati aumenteranno, ricordatevi di chi è la colpa. Per quanto mi riguarda metterò da subito un cartello sulla porta d'ingresso: in casa non abbiamo armi. È questa la vera questione di legittima difesa, perché se qualcuno non l'avesse capito da oggi i termini, le relazioni e le conseguenze tra ladro e derubato, tra difesa personale e possessi di beni materiali vengono completamente stravolti. A rischio sarà la vita quotidiana. Qualcuno mi dirà: lo è già. Ma non come diventerà.
Dopo aver concluso l'iter politico-burocratico, la legge, quella che con enfasi passa come la prima "cosa" di destra fatta da questo governo, che meglio sarebbe chiamare della "giustizia domestica", sarà legge dello Stato.
Ognuno sarà chiamato e legittimato a esercitare tra le proprie mura il suo grado e la sua modalità di difesa. Non nego l'insopportabile violenza che si subisce sulla propria pelle quando si viene violati nella propria intimità, quando a fronte di una spietata e crudele massa di delinquenti senza freni, sempre più agguerriti e sempre più numerosi, si è derubati oltre delle cose soprattutto della propria dignità.
Assistiamo sempre di più a scene di violenza predatoria, tanto da fare diventare il titolo del film Arancia meccanica termine di lettura di una situazione al limite della più matta delle bestialità. Non nego che siamo arrivati al limite della sopportazione di fronte all'incalzare violento e volgare di una criminalità spietata e senza alcuna pietà. Io stesso ho dovuto assistere vittime di rapine crudeli e sanguinarie e certo comprendo lo sgomento e il terrore che visita i malcapitati che per anni, se non per sempre, porteranno i segni nella mente e nella carne della vile aggressione.
Ma se qualcuno pensasse che la risposta alla tenacia diabolica del malaffare possa passare per una legittima difesa amplificata nella sostanza del suo uso e offerta nei toni propagandistici come soluzione al problema dell'offesa, mentirebbe spudoratamente. Mai come in questo caso lo Stato dichiara palesemente la sua sconfitta, umilia le sue stesse forze dell'ordine, mortifica la magistratura spostando il problema da quelle che dovrebbero essere sue prerogative alla libera iniziativa del privato cittadino. Se lo Stato non riesce a difendere coloro che gli sono affidati e delega parte delle sue responsabilità, allargando le maglie del diritto sacrosanto alla difesa, è ancora credibile in quanto a pubblica sicurezza? Atteso che il concetto di difesa, ossia la modalità di risposta a un gratuito attacco, sia sempre da ritenersi "legittimo", mi chiedo: ma coloro che per "mestiere", quindi più abili, proveranno ad attaccarci, si limiteranno solo all'intimidazione?
Dovremmo, giusto per intenderci, attrezzarci tutti e meglio nell'uso delle armi, scendere in guerra contro i criminali o saremo fatti fuori! Perché sia chiaro che, a fronte di una nostra reazione, ora legittima, in quanto sdoganata dal rapporto minaccia reale o presunta, i malviventi riterranno il loro attacco a testa bassa come unica modalità di criminale approccio e si attrezzeranno in fase di scasso perché prima di essere fatti fuori al solo rumore del loro respiro si salvino la vita uccidendo. Ma come si fa a non capire che solo la certezza della pena, i termini e la durata di una giusta detenzione possono davvero essere una risposta al crimine.
Dati del Viminale parlano di una età media delle forze dell'ordine che supera i cinquant'anni, costoro dovrebbero fronteggiare una generazione rivolta al male la cui età sembra drammaticamente volgere verso il basso. E benché sia riconosciuto da tutti lo sforzo titanico degli uomini in divisa, i loro atti spesso di eroismo, mancano di mezzi, di risorse, di uomini. Ma nel frattempo si "legittima" la strada redditizia elettorale della "difesa fai da te" nello sconforto di poliziotti e carabinieri che dopo un lavoro matto per consegnare alla giustizia il malvivente se lo ritrovano quasi subito per strada per il politichese della burocrazia e le maglie di una legge permissiva.
A chi toccherà la contabilità delle vittime collaterali a questa legge? Forse si organizzerà nei talk-show televisivi serali una sorta di lavagna per confrontare il numero delle vittime tra i buoni contro quello delle vittime tra i cattivi. Per noi non avvezzi all'uso della violenza come metodo di difesa, né tanto meno all'uso delle armi, non rimane che restare ancora una volta spettatori di una tragicommedia del governo che avremmo voluto più vicino alle esigenze di una società davvero civile, dove il rispetto delle regole sia prerogativa di assennati politici. Più ci saranno armi di difesa, più la difesa del diritto democratico del loro uso sarà a rischio e con essa la sicurezza del cittadino.
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