“Si vede che sono contento?”, esordisce così Lorenzo Jovanotti nel suo concerto al Terminal 5 di New York, dove oltre 3000 persone erano lì per lui. Una folla che forse non si era nemmeno immaginato, considerando soprattutto che si era esibito nella grande mela solo nella scorsa primavera.
A differenza delle due date precedenti, in cui aveva cantato al Bowey Ballroom di Manhattan ealla Music Hall di Williamsburg, questa volta Jovanotti ha scelto il Terminal 5. Un grande spazio industriale su tre piani sulle rive dell’Hudson che ben poco assomiglia ai locali di Bowery o di Williamsburg.
E' stato un concerto in cui ha cercato di unire il vecchio e il nuovo, l’Italia e l’America. E ha iniziato proprio omaggiando New York, con una rivisitazione di “An open letter to NYC” dei Bestie Boys e di “Empire State of Mind” di Jay-Z e Alicia Keys.
Il repertorio proposto ripercorre i suoi venticinque anni di carriera, caratterizzati da funk, rap e pop. E il pubblico, composto da italiani, italo-americani e diversi americani, ha potuto ripercorrere due decenni di musica, da “Penso positivo” a “Piove” fino alle hit più recenti, come “A te” e “Tutto l’amore che ho”.
La serata si è conclusa infine con “L’ombelico del mondo”, il brano probabilmente più famoso del cantante toscano, emblema anche della città che ha ospitato il concerto: New York.
Nel corso del concerto, accompagnato anche dal sassofonista Francesco Cafiso, ha omaggiato Domenico Modugno cantando “Uomo in frack”, mantenendo quindi viva la tradizione di riproporre un grande della musica italiana, così come era stato per Lucio Dalla a marzo.
Lorenzo Cherubini, nonostante i suoi quarantasei anni, dimostra ancora la vitalità di vent’anni fa: salta, balla, canta, riuscendo ad infiammare il pubblico del Terminal 5. E alla fine del concerto, chiede che gli venga scattata una foto col pubblico: non si aspettava sarebbe stato così numeroso.
Ma quella del 6 ottobre è stata solo una delle tappe che lo porterà in giro per gli States: da Orlando a Chicago, passando per Austin, Detroit, Miami, Minneapolis e Denver. Un tour per suonare, per riflettere e per trovare stimoli; per questo, anche, Jovanotti si è trasferito a New York con moglie e figlia: per conoscere le diversità che l’America ha da offrire e per trarne ispirazione, più che per conquistarla.
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