Sold Out nello storico Harlem “Apollo”. Ma questa volta non per Ella Fitgerald, Stevie Wonder o James Brown. Il pubblico si è lasciato incantare da un artista italiano, anzi napoletano, in un crescendo di 'fusion', blues, jazz e rock.
Pino Daniele, l’uomo blues partenopeo, dopo un inizio doverosamente timido nel tempio della musica nera, ha trasportato il pubblico con una partecipazione in ascesa come le note del Bolero di Ravel… Le mura raccontavano la storia della musica americana, ma sul palco suonava lui, unico in Italia come nel mondo.
Come ci ha detto lo stesso Pino Daniele, nel corso della sua conferenza stampa all’Istituto Italiano di Cultura, suonare a New York rappresentava per lui un sogno che poteva concretizzarsi solo con la scelta di un luogo veramente speciale per la sua musica.
E grazie a Massimo Gallotta - il promoter che negli ultimi anni ha portato a New York Benigni e Morricone - tutto questo è stato possibile. Il teatro giusto ed il pubblico giusto, un binomio impotantissimo, in un quartiere come quello di Harlem che da qualche anno sta riscoprendo e rivalutando la sua storia. Una scelta diversa questa, il cui coraggio è stato premiato.
E il concerto ha ripercorso alcune tappe della vita musicale del cantante. Canzoni che lo hanno fatto amare, attraversare diverse generazioni, e che fanno parte della storia della musica italiana. Canzoni di tanti anni fa ma anche recenti. In scaletta brani come “Quando” e “Napule è” che insieme a “Nun me scuccià”, “‘O Scarrafone” e “Yes I know my way” (che il pubblico ha atteso con particolare bramosia e diverse richieste) fino ad arrivare ai motivi del nuovo album come “il Sole dentro di me” dall’album “Electric Jam” (pubblicato a marzo da RCA/Sony Music).
E fin dalle note della prima interpretazione, 'Tu dimmi quando, quando', l’atmosfera sembrava avvolta da una tensione e partecipazione speciale. Tanti gli italiani presenti ma anche diversi americani incuriositi. Era chiaro che l’attesa e l’emozione di un evento eccezionale per molti presenti, tra un applauso e l’altro, accompagnava la performance con un enfasi speciale. Un momento intenso è stato il suo assolo alla chitarra con 'Nessun Dorma' di Puccini. Una scelta furba, che certo ammiccava ad un certo pubblico americano, ma che ci sentiamo di condividere.
Dopo l’esecuzione di “Napule è” la sala non riusciva a stare ferma. Molti hanno cominciato a ballare, alzandosi in diverse zone della platea. Possiamo dire di aver visto muoversi e ritmare la musica persone altrimenti tranquille e sobrie.
Con Pino Daniele artisti bravissimi. Difficile dimenticare le note di Matt Garrison al basso o quelle del percussionista Mino Cinelu, come le tastiere di Gianluca Podio soprattutto con canzoni come 'A me me piace 'o blues' e 'Yes I Know my way'.
E quel Pino Daniele che forse all’inzio del concerto sembrava quasi intimidito, in pochi minuti si è riscattato con la forza della sua musica e con l’evidente piacere di suonare. Anticipando il concerto aveva detto che non avrebbe parlato. “Non mi piace il musicista che fa l'intrattenitore. Mostrerò al pubblico quello che sono, la mia sincerita”.
E la sincerità musicale ed improvvisatrice di Pino Daniele l’anno sentita tutti sotto le volte dell’Apollo Teather. Nella confusione crescente abbiamo visto anche alcune persone della Security ritmare e ballare.
Pino Daniele - ci aveva detto sempre all’Istituto - voleva portare un’Italia diversa, una Napoli diversa, insieme alla sua musica. Sicuramente c’è riuscito, anche se dopo tanti anni. E un po’ di rabbia però la dobbiamo esprimere: quella di aver aspettato troppo. Di non aver fatto vedere e ascoltare molto prima, al pubblico negli Stati Uniti, un artista speciale come Pino Daniele.
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