Inebriarsi del profumo delle pagine, passare lenti tra scaffali alti e banchi bassi, maneggiarli e sfogliarli. Sfogliarne e toccarne il maggior numero possibile; scoprire, sulle bandelle e le quarte di copertina, già con rispetto e mistero (e con la stessa attenzione con cui il giocatore devoto centellina le sue carte) il prezioso contenuto che ce ne anticipa la storia. Lo faccio ogni volta che posso come un ladro sempre in fuga e come un rito varco la soglia della libreria sotto casa le domeniche mattine. Come il bisogno impellente che si ha di un amante, l’incontro che precede l’acquisto del libro è sempre pieno di fascino a prescindere dall’acquisto in sé, anzi non sempre l’approccio che anticipa l’incontro culmina nel possesso.
Finale a parte ovviamente… questo potrebbe essere il sentimento ideale che un editore vorrebbe sempre suscitare in un lettore: in realtà egli si auspica un sodalizio naturale tra autore, lettore e l’oggetto libro, l’uno ideale e specchio dell’altro la cui immagine contrapposta completi l’altra e vada ad arricchire la storia della vita.
L’inizio di minimum fax come casa editrice è appunto fatto di pagine, quaderni nel senso stretto delle parole che sottendono. Due persone con la passione della scrittura, Marco Cassini e Daniele De Gennaro, danno inizio 15 anni fa a un laboratorio di scrittura, da cui prende vita una rivista che spediscono via fax ai loro lettori. Successivamente, nascono i primi libri, “I Quaderni di minimum fax” che poi faranno da apripista alle due prime collane, Filigrana (saggi sulla teoria della scrittura) e Macchine da Scrivere (serie d’interviste ad autori contemporanei che hanno profondamente segnato il modo di fare letteratura eseguite da intellettuali e scrittori).
E’ da qui che prendono il via la ricerca e la scommessa di questa piccola casa editrice che oggi è una realtà ben strutturata composta da più soggetti (un laboratorio permanente di formazione culturale – emme effe -, una casa di produzione cine-tv – minimum fax media, una libreria e un’associazione teatrale per l’organizzazione di eventi).
Ce ne parla la Direttrice Editoriale, Martina Testa, incontrata alla Fiera del Libro a Torino e inseguita poi via mail!
La nascita di minimum fax 15 anni fa come rivista (che ora è una realtà abbastanza composita) confluì sin dall'inizio con una scelta editoriale rivolta alla narrativa americana?
É abbastanza naturale per una casa editrice indipendente, che nasce dal nulla, fondarne le basi sui propri interessi culturali e sui propri gusti letterari. Marco Cassini e Daniele Di Gennaro si sono conosciuti circa 15 anni fa in un laboratorio di scrittura (organizzato da Marco, e a cui Daniele prese parte). Ad entrambi stava a cuore l’indagine sul mestiere dello scrittore; per questo i primi libri di minimum fax sono stati Segreti d’autore. I poeti svelano la loro scrittura, una raccolta di interviste a poeti a cura di Luigi Amendola, e Scrivere è un tic, un piccolo vademecum in cui Francesco Piccolo raccoglieva le abitudini, i metodi, le idiosincrasie di una gran numero di autori contemporanei, italiani e non. Questo ambito di ricerca – le tecniche della scrittura, l’esperienza pratica degli scrittori – è proseguito fino a oggi nei volumi della collana Filigrana.
La scelta di Ferlinghetti, come primo autore a guidare la prima collana Sotterranei, ha voluto dare sin dall'inizio un imprinting di tipo identificativo della vostra casa editrice, particolarmente nell'aspetto stilistico e di genere?
All’epoca Marco Cassini era anche un grande appassionato e collezionista di letteratura beat, aveva conosciuto di persona Lawrence Ferlinghetti e instaurato un rapporto di stima e fiducia tale che Ferlinghetti stesso gli consentì di pubblicare alcune sue opere poetiche fino a quel momento inedite in Italia: da lì partì la collana Sotterranei. In realtà, fin dai
primi tempi nelle uscite di questa collana, gli autori americani (Ferlinghetti, Tess Gallagher, Allen Ginsberg) sono stati affiancati dagli italiani (Raffaele La Capria, Francesco Apolloni, Pasquale Panella): le scelte rispecchiavano in maniera piuttosto empirica gli interessi personali dei due editori e il loro ambito di competenza, ma non credo che ci fosse, già all’epoca, un progetto editoriale rigorosamente definito. Direi piuttosto che si è andato definendo negli anni a seguire.
La presenza della narrativa europea nelle vostre collane è decisamente minore rispetto a quella americana: ciò deve ascriversi unicamente a una ragione commerciale (perché ad esempio, esisteva già un mercato cospicuo sulle traduzioni della narrativa europea..) oppure è stata una decisione legata all'aspetto più precipuamente di profilo editoriale?
In realtà, di narrativa europea minimum fax ha sempre continuato a occuparsi, dalla sua nascita fino a oggi, anche se in maniera quantitativamente inferiore rispetto alla letteratura americana; abbiamo pubblicato autori irlandesi (John Banville, Nick Laird), scozzesi (Ali Smith, A.L. Kennedy), russi (Viktor Pelevin, Dmitri Bakin), francesi (Olivier Adam, Philippe Vasset, Véronique Ovaldé), antologie di letteratura irlandese (Smettila di piangere) e britannica (New British Blend). Il motivo per cui nel nostro catalogo predominano gli americani è legato alla maggiore competenza che, per motivi puramente accidentali, io e Marco Cassini abbiamo in quest’ambito. Infatti, a formare il nostro gusto letterario sono stati autori come i beat, Raymond Carver, J.D. Salinger, Bret Easton Ellis, Douglas Coupland! Quando abbiamo cominciato a muovere i primi passi nel mondo dell’editoria (prima lui, poi io) ci è venuto spontaneo fare ricerca nell’ambito che ci piaceva di più e che conoscevamo meglio, cioè quello della literary fiction statunitense contemporanea. Nessuna particolare considerazione “a priori” di carattere commerciale o editoriale, insomma: semplice interesse personale per un certo ambito culturale, che fra gli anni Ottanta e Novanta è stato, sul piano letterario, particolarmente vivace e influente.
Il passaggio da rivista a casa editrice è avvenuto con il lancio della prima collana oppure successivamente?
Pur non essendo stata presente dall’inizio, so che i primi quattro o cinque libri (fra il 1994 e il 1995) uscirono con la dicitura “i quaderni di minimum fax”, cioè come semplici emanazioni della rivista, più che come
prodotti di una casa editrice; poi nacquero le prime due collane, Filigrana e Sotterranei, e con quelle la casa editrice vera e propria.
Qual è l’autore americano che più rappresenta la casa editrice e quali invece le significative presenze di autori italiani esordienti e non?
L’autore americano più importante per noi è stato Raymond Carver. Nel 1999, vincendo un’asta contro uno dei maggiori gruppi editoriali italiani, Marco Cassini e Daniele Di Gennaro si aggiudicarono i diritti dell’opera omnia di Carver (fino a quel momento non inedito in Italia, ma pubblicato da editori diversi, e con vari titoli ormai fuori commercio). Da allora al 2003 minimum fax ha pubblicato tutti i libri di questo autore (i racconti che l’hanno reso celebre, ma anche le poesie e due volumi miscellanei di prose, poesie e saggi), dedicandogli una collana apposita, con una veste grafica particolare e traduzioni completamente nuove. In molti concordano sul fatto che si sia trattato di una delle operazioni editoriali più curate e riuscite degli ultimi dieci anni. Il grande successo di critica e pubblico riscosso da questa collana (complessivamente si sono vendute più di 150mila copie) ha aiutato minimum fax a costruirsi una buona visibilità in libreria e una forte credibilità presso critici, autori e lettori. Per questo motivo, per qualche anno il marchio minimum fax è stato legato a doppio filo con il nome di Raymond Carver. Poi, partendo da quella credibilità e visibilità, abbiamo saputo in qualche modo “affrancarcene”, lanciando – o rilanciando – con successo altri autori, da David Foster Wallace a Richard Yates. (Dopo dieci anni dalla pubblicazione, purtroppo, i diritti di traduzione tornano al proprietario originario, e l’agenzia letteraria che rappresenta Raymond Carver ha scelto di non rinnovare i contratti per le sue opere narrative a minimum fax ma di venderle a un altro editore: prossimamente, quindi, nel nostro catalogo resteranno di Carver soltanto le opere poetiche.)
Per quanto riguarda gli autori italiani, i nomi più significativi sono quelli di Valeria Parrella, di cui abbiamo pubblicato due raccolte di racconti, Mosca più balena (2003) e Per grazia ricevuta (2005), e più recentemente di Giorgio Vasta, autore del romanzo Il tempo materiale (2008). In entrambi i casi si tratta di autori esordienti che, grazie al loro talento e al lavoro di
sostegno e promozione della casa editrice, si sono rapidamente imposti all’attenzione della critica (entrambi candidati al premio Strega) e dell’editoria internazionale, trovando una pubblicazione anche in numerosi paesi europei e negli Stati Uniti (dove Valeria Parrella uscirà quest’anno per Europa Editions e Giorgio Vasta nel 2011 per Faber & Faber).
Quando si è ritenuto opportuno affiancare alla ricerca sulla letteratura contemporanea americana quella sulle novità contemporanee italiane?
Fin dagli esordi della casa editrice, se si considera che fra le prime uscite della collana Sotterranei ci sono gli insoliti romanzi sperimentali di Francesco Apolloni e Pasquale Panella. Ma solo nel 2000 si è voluta sistematizzare questa ricerca creando una collana apposita per la narrativa italiana, Nichel. La collana ha una forte vocazione alla ricerca e alla proposta di autori esordienti, ma consolidandosi nel corso degli anni ha finito per ospitare anche autori già noti e pubblicati altrove, che per alcuni particolari progetti hanno scelto di uscire sotto il nostro marchio (ad esempio, fra gli altri: Antonio Pascale, Marco Mancassola, Carola Susani, Giuseppe Genna).
Quali sono gli aspetti che legano le produzioni della casa editrice e, più generalmente, quali sono i fattori stilistici, letterari e culturali che accomunano gli scrittori americani e italiani da voi promossi?
In linea generale, sia che si tratti di autori italiani, americani o europei, ci interessa pubblicare opere che abbiano uno sguardo lucido e originale sul mondo, che non sfruttino filoni e tendenze e fenomeni di attualità ma abbiano una qualità capace di durare nel tempo. Libri che incuriosiscano il lettore e gli diano nuovi stimoli, senza mai compiacere un certo conformismo intellettuale che ci sembra sempre più diffuso.
Per una questione di gusto personale, inoltre, preferiamo sia nel caso degli italiani che degli stranieri pubblicare narrativa non di genere – niente gialli o noir, niente chick-lit, niente romanzi storici, niente fantascienza, niente fantasy: quella che ci piace di più è la fiction “pura”, e di solito di ambientazione contemporanea.
A differenza di molte altre case editrici, infine, non disdegniamo affatto la narrativa breve: i racconti, anche se sono meno facili da vendere dei romanzi, ci sembrano un genere altrettanto meritevole di attenzione e molto spesso, in questi 15 anni, ci siamo impegnati a promuoverlo. Penso innanzitutto a Raymond Carver, ma anche ad altri autori americani come Thom Jones e Charles D’Ambrosio, che come lui si sono dedicati esclusivamente alla narrativa breve; a scrittori come Jonathan Lethem, Rick Moody, A.M. Homes, resi
famosi dai romanzi, ma di cui minimum fax non ha esitato a pubblicare i racconti; e poi ad autori italiani come Valeria Parrella e Paolo Cognetti, delle cui raccolte di short stories siamo riusciti a vendere decine di migliaia di copie.
La narrativa italiana degli ultimi 5 anni, inoltre, è più vivace, più interessata alla società civile, meno ripiegata su se stessa rispetto a una scena letteraria americana traumatizzata dall’11 settembre, schiacciata da un mercato editoriale gonfiato all’eccesso. La narrativa americana degli ultimi 30-40 anni, di contro, ha un’ambizione e una carica visionaria e un’inventiva che la narrativa italiana coeva è lungi dal sognarsi.
Com’è nata l’idea delle due collane, minimum fax cinema e la ‘sottocollana’ dei Sotterranei dedicata alla musica?
Minimum fax cinema è nata con quello che doveva essere un volume una tantum, La politica degli autori, una raccolta di interviste ai grandi registi del Novecento a cura della prestigiosa rivista francese Cahiers du Cinéma. Il successo di questo volume, nel 2000, è stato tale da indurci ad aprire un’intera collana dedicata alla settima arte, in cui ci proponiamo di far parlare di cinema i cineasti stessi (da Orson Welles a Woody Allen, da François Truffaut a Martin Scorsese, da Charlie Chaplin a Jean-Luc Godard) attraverso interviste o saggi, o di presentare importanti reportage letterari che illuminino il “dietro le quinte” del mestiere di film-maker (Lillian Ross su John Huston e lo studio system degli anni Quaranta, Eleanor Coppola su Apocalypse Now).
Quanto alla “sottocollana” dei Sotterranei dedicata alla musica, questa nasce – ancora una volta – da una passione personale dei due editori: quella per il jazz, la musica nera e la canzone d’autore. Non è un caso, quindi, che nel nostro catalogo ci siano le autobiografie di Chet Baker, Miles Davis, James Brown, Duke Ellington, Enrico Rava; raccolte di poesie firmate da Suzanne Vega e Leonard Cohen; antologie di interviste a grandi songwriters (Songwriters e Rock Notes, a cura di Paul Zollo).
Solo a questo secondo filone, quello musicale insomma, non quello cinematografico, si è legata una fitta attività di eventi dal vivo. In molti casi, alla pubblicazione delle autobiografie dei jazzisti abbiamo legato concerti e reading che hanno visto coinvolti musicisti di spicco, italiani e non (Lee Konitz, Enrico Rava, Paolo Fresu, Roberto Gatto fra gli altri); per Suzanne Vega a volte abbiamo organizzato veri e propri mini-tour italiani, in cui al concerto vero e proprio si affiancava la lettura di poesie (come è testimoniato nel libro+dvd Giri di parole). Finora non abbiamo mai organizzato eventi di questo tipo a New York ma... mai dire mai.
A questo proposito, oltre al filone musicale, promuovete anche iniziative, eventi legati al filone narrativo?
Minimum fax cerca costantemente di promuovere i propri libri con presentazioni, reading, eventi dal vivo, partecipazioni a festival letterari e fiere del libro in tutta Italia. Ci piace essere presenti
anche in zone del paese un po' marginali rispetto ai centri nevralgici dell'industria letteraria e culturale (Roma, Milano, Torino), e capita di frequente che, su invito di librerie, associazioni culturali, circoli di lettori, piccoli festival, gli autori vadano a presentare i nostri libri anche nei centri più piccoli, dal Friuli alla Puglia alla Sardegna. In diverse occasioni abbiamo organizzato dei reading-concerto, in cui alla lettura di pagine del libro si accompagnavano esecuzioni di pezzi
jazz (così è stato per alcuni libri di Raymond Carver, per l'autobiografia di Miles Davis, la biografia di Thelonius Monk, ma anche per un romanzo italiano come "La guerra dei cafoni" di Carlo D'Amicis, candidato un paio d'anni fa al premio Strega). Una formula che abbiamo sperimentato con successo negli ultimi anni è quella del "book party", ossia una serata organizzata in un locale notturno della città in cui per un modico prezzo si ha diritto a una copia di un libro scontata, a una consumazione e, ovviamente, a ballare al ritmo della musica dei nostri DJ. Il libro crea quindi occasione di incontro,aggregazione,divertimento. A New York abbiamo organizzato un evento, un reading tenuto al
KGB Bar [2], nell'East Village, in occasione dell'uscita dell'antologia Burned Children of America, una raccolta di racconti di scrittori americani under-40: eravamo così orgogliosi del libro (la selezione era a cura nostra, non si trattava della traduzione di un'antologia preesistente), che abbiamo deciso di festeggiarlo riunendo in un tradizionale pub letterario di oltreoceano 6 o 7 degli autori rappresentati. Ovviamente senza scopo di lucro, dato che il libro in America non era in vendita. Ma fu una serata molto divertente che a distanza di 7 anni ricordiamo ancora con enorme piacere.
Una collana così diversa qual è Indi, appunto indipendente, oltre ad ampliare l'offerta e gli interessi del gruppo, che tipo di obiettivo si pone? Dare risalto a un nuovo tipo di scrittura che è esplosa con Saviano, cioè quell'ibrido tra giornalismo e letteratura o anche veicolare il sentimento di denuncia che seppure non così cospicuo alberga nella società italiana oggi? Inoltre, della stessa collana fa parte "Sette Pezzi d’America", sette inchieste che hanno contribuito a modificare la storia americana degli ultimi 30 anni. Perché in Italia ciò non è possibile?
La collana Indi nasce nel 2005 (un anno prima di Gomorra, quindi) con l’intento di proporre opere di giornalismo, reportage, autobiografie e saggi che raccontino il presente – ma anche la storia recente – in maniera autorevole, personale, coraggiosa, capace di suscitare nuove riflessioni e dibattiti. Accoglie raccolte di pezzi giornalistici premiati con il Pulitzer (Sette pezzi d’America, Omicidi americani, New York ore 8.45), ma anche autoritratti di personalità politiche influenti e controverse come Angela Davis e Fidel Castro, e inchieste di ambito tutto italiano ("Buon sangue non mente", sugli scandali calcistici di qualche anno fa; "Il corpo e il sangue d’Italia", un’antologia di reportage sulla realtà sociale e antropologica del nostro paese firmati da otto fra i più promettenti narratori italiani contemporanei).
Penso che in Italia, proprio in tempi recenti, si siano viste arrivare in libreria opere di inchiesta che hanno avuto una forte influenza sull’opinione pubblica. Nomi come Roberto Savian
o, certo, ma anche Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (La casta), Peter Gomez e Lirio Abbate (I complici, uscito per Fazi Editore qualche anno fa), Alexander Stille, Giuseppe D’Avanzo, Marco Travaglio – qualunque giudizio di valore si voglia dare sulla loro opera – mi fanno pensare che in questi ultimi anni in Italia il giornalismo d’inchiesta sia più vivo che mai, e anche capace di fare un po’ di paura ai potenti e al sistema criminale, e di sensibilizzare la società civile.
Indi, comunque, non si muove esattamente su questa via: non ci interessa tanto fare libri strettamente “di denuncia”, quanto piuttosto libri che raccontando la realtà e stimolino il dibattito intellettuale, storico e politico.
Il tema dell'immigrazione, così urgente oggi ed entrato in un modo così preponderante, è stato mai affrontato dalla vostra casa editrice?
In realtà nel 2008 abbiamo pubblicato proprio nella collana Indi un testo secondo me pregevole sul tema dell’immigrazione. Si tratta di A sud di Lampedusa. Cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti, un’inchiesta di Stefano Liberti – giovane giornalista del manifesto – che ricostruisce tutte le fasi dell’immigrazione dall’Africa verso l’Europa che precedono la traversata del Mediterraneo. Nel farlo, smentisce tutta una serie di luoghi comuni sull’argomento: che il moto migratorio sia un esodo spontaneo di disperati (è invece un movimento organizzato secondo ben precise rotte e procedure), che sia totalmente dominato e determinato dalla criminalità degli “scafisti” (esiste invece un’immigrazione autogestita dai migranti secondo criteri di solidarietà e/o di impresa collettiva), ecc. È un libro di cui siamo orgogliosi e che ci sembra inserirsi perfettamente nella linea editoriale della nostra collana di saggistica.
Minimum fax festeggia quest’anno i suoi quindici anni di presenza nel mondo dell’editoria tutti in ascesa, contribuendo fortemente alla crescita della media e piccola editoria a Roma, celebrata ormai da qualche anno attraverso la Fiera ad essa dedicata, presso il Palazzo dei Congressi all’EUR. Per l’occasioneMminimum fax partorisce una nuova collana hard-back: una collezione di titoli più significativi, quindici titoli che più hanno segnato il lavoro svolto finora con una nuova veste grafica e dei materiali extra, come testi inediti e nuove introduzioni. Un augurio speciale da I-Italy!