Finalmente anche l’Italia ha il suo Dan Brown. Anche se probabilmente il paragone non sarà affatto gradito a Marcello Simonetta autore de:"The Montefeltro Cospiracy, a Renaissance mistery decoded" (che per rigor di logica data la vicinanza territoriale di fatti e persone avrebbe dovuto precorrere il collega americano). Il libro, scritto in lingua inglese, è stato presentato questa settimana all’Istituto Italiano di Cultura ed ha subito calamitato l’attenzione dei presenti che non si sono risparmiati nel fare domande al termine dell’affascinante descrizione dell’autore.
Simonetta, che nell’introduzione dell’amico William J. Connell, professore di Storia italiana presso la Seton Hall University, è un lontano discendente di Cico Simonetta, allora segretario degli Sforza duchi di Milano, ambienta la sua storia in Italia tra il 1470 e il 1480. Milano e i personaggi che animavano la sua corte, la Toscana e la residenza Papale, intrighi, cospirazioni, delitti tutti dettagliatamente documentati nelle corrispondenze diplomatiche cui Simonetta è riuscito ad avere accesso ed a riunire pazientemente in un mirabile mosaico. «Marcello dipinge un mondo fantastico del XV secolo», dice Connell, «un mondo popolato di personalità forti alle cui spalle stavano i detentori delle chiavi dei più grandi arcani storici, come l’antenato Cico Simonetta. Questi personaggi a volte sembrano mostri, a volte angeli, a volte incredibilmente stupidi. Ci sono milioni e milioni di documenti pervenuti da questo secolo ed è facile perdersi in quella moltitudine. Marcello ha utilizzato un approccio semiotico alla storia diplomatica, una semiotica sofisticata per cui ogni cosa ha più di un significato e lui, senza la presunzione di indicarci la verità, ci illustra i vari significati possibili».
Marcello Simonetta, che insegna letteratura e storia italiana alla Wesleyan University, confessa di aver iniziato le sue ricerche più di dieci anni fa quando si trovava a Yale e venne a conoscenza dell’infinità di documenti e microfilm raccolti sul Rinascimento:«Immaginate di poter accedere al computer personale di Bush, di Putin, di Berlusconi e scaricare la loro posta! Io sono nato praticamente a cento metri dalla pubblica piazza dove Cico Simonetta è stato decapitato, anche se è corretto specificare che non sono un diretto discendente perché la sua successione si è estinta nel XVIII sec. La cospirazione dei Pazzi è solo un pretesto per raccontare una storia più ampia, la storia di quelle persone che combattono per ottenere legittimità. Se guardate all’Italia di oggi vedrete che le cose non sono cambiate poi molto! Le torri di Bologna sono un simbolo della competizione tra gli ego dei politici di allora, tutt’oggi abbiamo gli stessi simboli di competizione e di autocelebrazione del potere, basti pensare alle torri gemelle. A quel tempo la politica di Aristotele e l’inno ad "Uccidere i tiranni" veniva preso sul serio. I fatti del 9/11 dimostrano che c’è chi ancora adotta la stessa filosofia, l’idea insensata di "liberare" un Paese attraverso la violenza che altro non porta che ulteriore violenza».
Simonetta nel tessere la trama ha dovuto, oltre che raccogliere l’infinità di documenti del periodo, decifrare i codici che si nascondevano dietro alle apparenti lettere diplomatiche. In particolare, quelle inviate da Federico di Montefeltro al suo ambasciatore romano dimostrano come il Duca di Urbino fu la mente militare della congiura e la famiglia dei Pazzi solo una marionetta nelle sue mani. «Una volta consapevole di tutti questi linguaggi cifrati» racconta l’autore, «ho voluto esplorare anche il codice della Cappella Sistina perché molte di queste macchinazioni venivano camuffate attraverso le opere d’arte e non ritenevo verosimile che Botticelli, dopo essere stato obbligato a dipingere la Cappella da Papa Sisto IV, non avesse celato alcun segno o denuncia della sua umiliazione». Apre poi una parentesi auto-indotta sul "Codice Da Vinci". «Nell’introduzione di Dan Brown si specifica che i fatti narrati sono assolutamente accurati. Ma giusto a proposito di Botticelli, si nomina il suo genio pittorico almeno 15 volte e l’unica volta che si cita una sua opera accade che sia invece una del Veronese! Quello che io ho cercato di fare non è di rendere fiction la storia ma semplicemente di renderla accessibile a tutti. Non c’è nulla che ho scritto nel libro che io non abbia trovato scritto da qualche altra parte». Accattivante anche la copertina del libro che ritrae Federico da Montefeltro nel suo profilo storico e Simonetta ci spiega come il suo naso importante fosse in realtà lo stratagemma adottato a copertura di un occhio guercio. Dal pubblico sale una domanda: che anche il suo impegno di mecenate fosse una copertura per le sue macchinazioni politiche? Simonetta risponde: «Ogni persona ha in fondo due lati e uno di questi può essere oscuro. Mi piacerebbe che i politici di oggi abbiano però lo stesso gusto di Montefeltro».
Il libro paradossalmente è stato in seguito comprato anche da Rizzoli e tradotto dallo stesso autore in Italiano con il titolo:"L’enigma dei Montefeltro. Arte e intrighi alla congiura dei Pazzi alla Cappella Sistina".
(Pubblicato su Oggi7 del 22 giugno 2008)