Madreterra. Una lampada per la Sardegna

Letizia Airos (May 06, 2014)
Disegnata da Flavio Manzoni - mente del design della Ferrari di oggi - una grande lampada di Leucos è la protagonista di una serata a CIMA (Center for Italian Modern Art a New York). L’intento è quello di raccogliere fondi per ricostruire una scuola distrutta dall’alluvione nella splendida isola italiana, sua terra natale. Intervista, Flavio Manzoni ci racconta il suo progetto realizzato insieme alla Leucos

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Cosa porta Flavio Manzoni, direttore design di Ferrari,  il 1° maggio al CIMA - Center for Italian Modern Art a New York?

Ci troviamo tra un numero scelto di architetti, designers, giornalisti, in questo importante centro istituito nel 2013 a New York - nato da una grande intuizione della sua direttrice Laura Mattioli -  per promuovere lo studio dell'arte italiana moderna e contemporanea.  

Nell’aria la consueta energia newyorkese, intorno capolavori del futurismo italiano attualmente in esposizione, e in fondo alla sala campeggia un’enorme lampada Leucos. Lei sembra quasi viva, partecipe, come un gigante ci guarda dall’alto, con la sua testa sopra il lungo braccio che conduce i fili per la luce.  

E’ proprio questa lampada la responsabile della presenza di Flavio Manzoni, ovvero il profondo e sentito motivo per cui l’ha disegnata con tanta cura. Ne parliamo con lui, seduti sotto di lei, intorno a noi opere di Depero degli anni 20, “Città Meccanizzata dalle Ombre” e “Cavalcata Fantastica”. L’atmosfera è unica.

“Sono venuto qui a presentare il progetto Madre Terra. New York è una delle tappe di questa iniziativa organizzata a sostegno delle vittime dell’alluvione che ha colpito la Sardegna, il 18 Novembre dell’anno passato. Ho voluto e cercato un contributo personale consistente per aiutare la ricostruzione di una delle zone più colpite della Sardegna.”  

Flavio Manzoni, nato a Nuoro, orgoglio  italiano, oggi la mente dietro il design dei gioielli di Ferrari - ha disegnato anche per Lancia, Volkswagen, SEAT - questa volta non vuole parlare delle sue macchine. Vuole parlare della sua splendida terra d’orgine, cosi gravemente ferita. E’ per lei che ha fatto un viaggio di due giorni a New York, portando con se solo sua figlia e una lampada.  

Ma come nasce l’idea di disegnare una lampada e metterla all’asta per raccogliere fondi?

“Nasce da un precedente lavoro fatto con Gabriele Cestra e con la Leucos. Un’iniziativa benefica fa favore della città della speranza, una clinica di Padova dove, io insieme ad altri designer, abbiamo personalizzato delle lampade. Così ho pensato, anziché utilizzare la tela o qualsiasi altro supporto, di usare la lampada, proprio per il suo carattere simbolico.

Perché essa stessa è simbolo di luce, quindi non solo di speranza. E’ un oggetto che ti porta comunque a mettere in luce e a focalizzare l’attenzione su un fatto. A meditare e anche in qualche modo a generare speranza.”  

La lampada è densa di dettagli. Ci sono parti astratte, che sembrano quasi delle fratture su di un territorio immaginario ma  ahimè reale, e ci sono anche elementi figurativi con un valore simbolico importante  per Manzoni.  

“Racconta in maniera, forse un po’ complessa, una sorta di flusso di coscienza che si è creato dal momento in cui è avvenuto questo fatto.

Io non vivo in Sardegna da tantissimo tempo, cioè da quando avevo 18 anni. Mi sono spostato dalla Sardegna per seguire un sogno, ovvero quello di diventare architetto e designer. Ma questo tragico alluvione in Sardegna mi ha veramente riportato alle mie radici, in maniera in qualche modo dirompente.  

Ho lasciato quindi, per alcuni giorni, correre un po’ la mente. Sono nate dentro di me una serie di riflessioni e di memorie che poi sono entrate in gioco nella composizione di questo elaborato. L’oggetto è caratterizzato da due livelli, un livello che potrebbe essere definito astratto o segnico, è quasi un cosmogramma, ci sono delle figure che hanno ognuna un significato.  

C’è poi un secondo livello che invece è fatto di immagini un po’ più figurative che sono comunque anche esse allegoriche che hanno a che fare con fatti che rievocano il mio legame con la terra. C’è, per esempio, un’immagine che mi ricorda mio padre, venuto a mancare poche settimane prima di questo. Volevo che ci fosse. Così come ad esempio c’è mio figlio nell’opera, perché è chiaro che quando si pensa a un evento del genere si deve riflettere a quanto il nostro rapporto con la terra sia cambiato in maniera radicale rispetto al passato. Questo ci deve far pensare, soprattutto a chi verrà dopo di noi.”  

Dunque una rinascita che nasce da delle fratture. Un’opera posiva…

“Esatto, è proprio così. La lampada è un simbolo di luce a tutti gli effetti anche per il suo colore e i segni sono prevalentemente rossi. Appaiono quasi come dei graffi, delle ferite sulla lampada che simboleggiano quindi sia le ferite della terra violata in qualche modo dall’uomo, ma nello stesso tempo il sacrificio umano, perché di questo si tratta. È stato un sacrificio importante per la Sardegna. Nella base della lampada c’è la chiave di lettura dell’elaborato, mentre la calotta è proprio l’elaborato nella sua interezza.”  

Vivere lontani dalla propria terra, per  poi riscoprirla all’improvviso per una tragedia. Mi puoi descrivere questa sensazione?

“La sensazione è che la vita che facciamo, e che anche io un po’ faccio, preso dalla frenesia, dal lavoro etc è una vita che sicuramente ti allontana dal rapporto intimo e simbiotico con la terra. Mi sono reso quindi conto che mi è capitato un fatto che è successo anche a Costantino Nivola. E’ un grande artista che nella lampada viene citato perché si chiama Madre Terra. È quindi incentrata sulla figura della madre mediterranea che è il simbolo della terra per noi sardi. Nivola, che è considerato il più grande artista sardo del secolo passato, è molto conosciuto anche qui negli Stati Uniti perché ha operato per molti anni a New York. Anche lui aveva rielaborato questo forte legame con la sua terra proprio nel momento in cui era più distante. Quindi la distanza a volte ti aiuta anche a recuperare quel senso dell’appartenenza e quella riflessione verso le proprie radici.”  

Questa lampada è ora qui a New York, è già stata in tanti posti. Mi racconti il progetto?

“E’ stata prima a Cagliari, poi ad Arte Fiera a Bologna, al salone del mobile a Milano e adesso è qui a New York. È un po’ un root show che la deve portare a farla conoscere. Verrà poi messa all’asta fino a fino Luglio. In totale sono tre esemplari unici perché sono stati realizzati a mano. La matrice è la stessa però. L’intenzione è quella di utilizzare il ricavato per contribuire alla ricostruzione di una scuola di Olbia, la scuola Maria Rocca, che è praticamente inagibile e quindi deve essere ricostruita da zero.  Volevo proprio che ci fosse un obiettivo molto concreto.”  

Dentro la lampada c’è una scritta, mi puoi dire qualcosa di più di quello che leggiamo?

“La scritta in realtà è una metafora che però sintetizza il significato di un romanzo di Grazia Deledda che è “Canne al Vento”. Grazia Deledda è stata una grandissima scrittrice, premio Nobel e in quel flusso di pensiero di cui parlavo prima mi ritornavano in mente alcuni passaggi di questo libro. C è un personaggio che è un piccolo servitore di un podere che si preoccupa nel suo piccolo dell’inverno che sta arrivando e quindi del pericolo delle piogge. Canne al vento è una metafora della dimensione umana, della fragilità umana. Quello che ho scritto nella lampada è questa metafora: ‘Canne al vento, canne gli uomini, vento la sorte che le piega, le schianta o le curva perché si rialzino più salde’. Quindi è un po’ un messaggio di speranza e di volontà e di ricostruire e di meditare ma nello stesso tempo di ricostruire su quanto è accaduto.”

 

Speranza per i  giovani, che ti ha detto tua figlia nel corso di questo lavoro ?

“L’ha osservata in tutto il suo percorso creativo, perché ne ho parlato spesso. Lei è molto affettuosa e molto legata a me quindi mi segue in modo particolare. Anche lei ha questo rapporto con la Sardegna che vive un po’ a distanza”. E non è facile descrivere lo sguardo di questo grande del design che parla della figlia. Si percepisce. A lei, sicuramente forse senza anche accorgersene,  ha dedicato questa lampada, speranza per il futuro di una terra straordinaria come la Sardegna. ---- Altre foto disponibili nella nostra pagina Facebook >>>

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