"Francesco" e le sfide del nostro tempo

Elena Del Forno (October 23, 2020)
Docufilm su Papa Bergoglio proiettato al Festival del Cinema di Roma e insignito del premio Kinéo. Realizzato dal regista russo Evgeny Afineevsky, racconta il magistero del Pontefice attraverso una serie di interviste

Le parole di Papa Francesco fanno il giro del mondo più veloci della luce. Da quando è stato proiettato "Francesco", il documentario firmato dal regista russo Evgeny Afineevsky, alla 15. Mostra del Cinema di Roma, la comunità LGBT mondiale è in festa. Mentre guardavo, ho sobbalzato. Sono dovuta tornare indietro e riascoltare.
Francesco dice così.

"Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo" .
Dopo secoli di battaglie e discriminazioni, spesso arrivate proprio da dentro il Vaticano, che sia questa una nuova apertura per un mondo più civile e tollerante?
Certo che paesi a forte matrice cattolica come Polonia, Filippine e Paraguay sotto le cui leggi oggi le comunità gay sono e sono state fortemente discriminate potrebbero trovare una nuova protezione e civile convivenza. Ad oggi sono solo 43 i paesi al mondo in cui le unioni omosessuali sono consentite e tutelate (29 con matrimonio a tutti gli effetti, 14 con unioni civili) .

"C'è una sola famiglia -  dice ancora Francesco - ed è quella umana". 
Non risparmia niente e nessuno Papa Francesco, la natura, i migranti, la guerra in Syria, i Rohingya, i sofferenti e i poveri di ogni latitudine, gli abusi di ogni genere, sessuali e non. Lo sguardo pietoso di Bergoglio si posa su ogni angolo della Terra, dall'Isola di Lesbo, definita come la più grande crisi umanitaria dopo la Seconda Guerra Mondiale, all'isola di Lampedusa dove si reca a rendere omaggio alla grande tragedia degli uomini morti in mare.
"La Natura non è come Dio, non perdona, se tu la schiaffi, lei ti schiaffa. Abbiamo peccato contro la Terra, contro il nostro prossimo, a causa del nostro egoismo abbiamo mancato al nostro compito che era custodire la Terra ed i suoi abitanti, l'abbiamo inquinata e depredata mettendo in pericolo la nostra stessa vita come dimostra l'ultima pandemia".

"Immigrazione è ingiustizia, perchè è solo l'ingiustizia che fa attraversare deserti od oceani a questi uomini e li spinge a morire". A Lampedusa sono morti oltre 34 mila persone, una cifra impressionante alla quale non abbiamo ancora trovato soluzione. "Siamo entrati nella globalizzazione dell'indifferenza, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, per questo vediamo tragedie alle quali assistiamo tutti i giorni senza fare nulla".

Sono parole dense, pesanti e dirette come frecce al cuore, naturalmente per chi un cuore lo ha e lo ha anche aperto perchè in fondo, continua il Santo Padre, risolvere questi problemi non sarebbe così difficile, basterebbe "passare dall'indifferenza e dalla paura all'accettazione dell'altro, perchè l'altro potresti essere tu o io. Bisogna avere il cuore aperto per ascoltare il dolore, poi bisogna accompagnare, promuovere e integrare in un processo politico che i governanti dovrebbero fare".
Una soluzione umana e semplice, eppure ancora così impossibile.

Il documentario ripercorre anche le origini del Papa prima che fosse uomo di Chiesa, andando alla ricerca delle radici di Bergoglio, un ragazzo argentino di nome Jorge Mario, nato a Buenos Aires nel 1936 che un giorno, improvvisamente, sente l'impulso di volersi confessare e da lì, la sua vita cambiare.
Si poteva pensare ad una censura del Vaticano, a qualche imposizione su un lavoro così a 360 gradi su una delle figure più importanti del nostro tempo invece il regista rivela che ha lavorato in maniera totalmente libera, senza nessuna pressione o imposizione da parte della Santa Sede.

"Non è un documentario che vuole fare un ritratto del Papa - dice Afineevsky - ma un ritratto di noi, come umanità e di lui che cerca di guidarci per farci uscire da tutti i disastri che noi stessi abbiamo creato. Attraverso il passato ci indica la via per il futuro, è un mosaico del mondo. La cosa bella è che sono stato libero di girare e fare quello che volevo, non ero e non sono interessato  a dare giudizi sulla Chiesa o sul Vaticano e sono sempre stato libero di esprimermi".

 La pellicola è stata già insignita, nei Giardini Vaticani, del Premio Kinéo, giunto alla 18. edizione. Il "Kinéo Movie for Humanity Award", assegnato a chi promuove temi sociali e umanitari, è stato consegnato da Rosetta Sannelli, ideatrice del riconoscimento, che parlando del film ne ha sottolineato il valore storico. “Ogni viaggio di Papa Francesco nelle varie parti del mondo – ha affermato – è documentato nell’opera di Afineevsky da immagini e filmati di cronaca, e si rivela un autentico squarcio sulle vicende del nostro tempo”.

 Il Papa, si legge nel comunicato nel quale si presenta il film, risponde alle domande “con saggezza e generosità” condividendo “esempi commoventi delle sue lezioni di vita”, rilanciando ideali che “ci possono aiutare a costruire un ponte verso un futuro migliore e crescere come comunità globale”. La prima di "Francesco" negli Stati Uniti è prevista per il 25 ottobre al Savannah Film Festival, il film è prodotto in parte con la Ucla School of Theater, Film and Television. Il regista Evgeny Afineevsky che ha realizzato il docufilm è stato candidato agli Oscar e agli Emmy nel 2016 con “Winter on Fire” e nel 2018 ha ricevuto 3 nomination agli Emmy per “Cries from Syria”.  

Come ha detto bene il Papa, in un italiano tutto suo, la Natura se non la rispetti ti schiaffa ed in questo documentario invece lo schiaffo arriva a tutti noi, nessuno escluso, che abbiamo fallito miseramente come umanità.
 

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