Le sue parole pesavano. Ma pesavano di leggerezza. Studiate, pensate e lasciate planare così semplicemente, dopo averle fatte fluttuare sapientemente in schemi metrici. Le sue parole erano musica, amore, dolore, futuro. Le sue parole sono musica, amore, dolore, futuro, anche se lui ora non c’è più.
Un onore per me averlo avuto come amico, negli ultimi anni della sua vita. Un privilegio aver parlato, scherzato, pensato con Joseph Tusiani, ‘il poeta dei due mondi’.
Ed in questi due mondi ti portava ogni volta che apriva la porta dei suoi pensieri, delle sue paure, ma soprattutto dei suoi sogni. Sì, sogni. Sogni di un novantenne, sogni che neanche un ventenne osa fare.
Nato nella sua San Marco in Lamis, sul Gargano, nel 1924, Joseph Tusiani raggiunge l’America con la madre, subito dopo essersi laureato. Qui incontra per la prima volta il padre calzolaio, emigrato negli Stati Uniti d'America, pochi mesi prima della sua nascita. Lo aveva, fino ad allora, conosciuto solo per lettera.
La sua poesia rimarrà intrisa di questa assenza-presenza, prima del suo genitore che tanto aveva atteso di incontrare, poi della sua terra così lontana, ma sempre vicina, radicata dentro.
E ad aspettarlo, negli Stati Uniti, c’era una grande carriera da letterato: poesie e traduzioni, come latinista. Ad attenderlo c’era una nuova vita. L’unica risorsa che aveva per superare i momenti difficili - gli italiani emigrati non erano certo visti bene - era la cultura. Per lui è stata come un’arma morbida di riscatto, non solo per se stesso ma per tanti connazionali, per tanti pugliesi di cui ha continuato a difendere il valore/onore del dialetto.
Con i suoi scritti assaggi, annusi, ascolti la sua terra, viaggi. Mentre leggi, contempli, mediti, rifletti e preghi. Altro momento saliente della sua vita l’incontro, quando era solo un ragazzino, con Padre Pio. Amava molto parlarne. Ma amava tanto altro. Amava la sua famiglia americana, angolo di prezioso amore per lui; amava i suoi amici lontani in Puglia; amava l’accademia e gli amici studiosi con cui si intratteneva; amava i suoi studenti.
Amava profondamente la musica. Ho sempre pensato che la sua meravigliosa voce fosse essa stessa uno strumento musicale usato sapientemente. Mi mancheranno molto certo le poesie lette da lui, ma anche quel suo armonico parlare di tutto, anche di cucina.
Amava poi la natura e tutto ciò che era vero, semplice. E nella sua semplicità era raffinato come pochi. Forse nella mia vita ho incontrato, e avuto l’onore di conoscere bene, solo un altro grande uomo, che riusciva a rendere la semplicità straordinariamente raffinata ed essenziale, lontana anni luce dall’effimero. Era in un altro campo, il design, parlo di Massimo Vignelli. “Quando qualcosa è effimero vale per quel che vale: niente.“, diceva. Già, il valore dell’essenziale.
Di Joseph Tusiani ricorderò, con profonda malinconia, anche i caffè preparati e portati al tavolo con le sue mani ferme, la casa piena di libri e di ricordi, fotografie di cui amava raccontare a lungo, quel divano su cui si sedeva a leggere e quella scrivania su cui troneggiava un computer.
E quel computer è stato un’altra sorpresa per me. Quello che Joseph Tusiani ha scritto e poi ha cominciato a spedirmi da quel computer. La sua corrispondenza in versi, le sue parole intense, le sue parole spezzate.
Quelle notti e quelle albe che accarezzava digitando su quella tastiera. Quel desiderio di viaggiare ed uscire, forse da se stesso, di esplorare. E’ qualcosa di molto privato che conserverò preziosamente, nella memoria del mio freddo portatile. Un immeritato regalo per me.
Saluto con affetto questo grande intellettuale dalla semplicità raffinata. Poeta dell’essenza della vita.
Amo farlo con una poesia che mi ha mandato anni fa e che, in questi giorni di Covid 19, assume un'intensità particolare.
Racconta la vitalità che ha fatto di lui un uomo, tra due mondi ma al di là del mondo, che guardava sempre al futuro.
Il futuro lo abbiamo dentro.
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A QUESTA ETÀ
A questa età mi chiedo se domani
io sarò qui a domandarmi ancora
quale amico destino mi ha tenuto
legato a un nuovo giorno detto vita.
M’accorgerei che non cambia la vita
durante il corso della notte muto,
e che, mentre io dormivo, sol l’aurora
s’apprestava a riprendere i suoi piani—
piani di luce per altro domani,
piani di sole per altro saluto
alla terra lontana senza vita
perché assonnata e cieca e sorda ancora.
Sicuro ormai di un’altra viva aurora
e d’un novello dono ricevuto,
inneggerei, inneggerò alla vita,
“Oggi” chiamandola, e non più “Domani.”
Joseph Tusiani
New York, 27 ottobre 2016
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