Il rischio, per Caputo, è che l’indagine venga, specialmente all’estero, strumentalizzata a danno di tutta la produzione vinicola italiana.
Caputo ha pertanto auspicato che vengano al più presto chiariti e definiti i termini dell’inchiesta in corso evitando che la meritoria azione delle forze dell’ordine possa essere utilizzata per complessivamente danneggiare l’immagine del vino italiano penalizzando tutte quelle aziende che con grande serietà e competenza, nello scrupoloso rispetto delle norme in vigore, producono vini di grande qualità dando immagine e prestigio al vino italiano.
Analoga preoccupazione è stata espressa dalla autorevole Associazione Nazionale degli Importatori di bevande Alcoliche - NABI che teme le ripercussioni che potranno avere le notizie provenienti dall’Italia sulle esportazioni italiane verso il mercato statunitense.
Come è noto numerose aziende vinicole italiane italiane dislocate nelle aree produttive di Pordenone, Udine, Treviso, Venezia, Padova, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Firenze, Livorno, Napoli e in diverse città della Puglia incluse aziende imbottigliatrici, sarebbero sotto investigazione per non aver rispettato le norme dei disciplinari DOC, IGP e DOP.
L’indagine coinvolgerebbe anche gli ispettori che non avrebbero effettuati i relativi controlli.
Sulla stampa internazionale viene sottolineato che ancora non sono stati resi noti i nominativi delle aziende sotto investigazione e che la maggior parte del vino falsificato sarebbe stato esportato ed alcune pubblicazioni ricordano i precedenti scandali, ultimo quello del 2014.