Il programma di quest’anno è stato particolarmente ricco e variegato, sintomatico di una rinnovata vivacità del grande cinema italiano che si presenta oggi oltralpe con tutto il peso specifico del suo glorioso passato rinvigorito dalla potenza visiva dei nuovi talenti emergenti che stanno aprendo nuove strade narrative per interpretare l’Italia di oggi in tutte le sue contraddizioni.
Il festival è stato organizzato da Istituto Luce – Cinecittà e Lincoln Center in associazione con l’Istituto di Cultura Italiana di New York, L’Italian Trade Commision e Casa Italiana Zerrilli Marimò. La selezione dei film è stata fatta e pensata dai direttori artistici Dennis Lim e Dan Sullivan della prestigiosissima Film Society e da Carla Cattani, Griselda Guerrasio e Monique Catalino dell’Istituto Luce Cinecittà.
L’accoglienza del pubblico newyorchese è stata entusiasta e calorosa; molti gli spettatori che hanno assistito alle proiezioni e che hanno anche seguito la delegazione delle stelle del cinema italiano approdate a New York per l’occasione. Tanti sono stati infatti gli eventi di presentazione della rassegna che si sono tenuti in città nei giorni vicino al compleanno dell’Italia, 2 Giugno – Festa della Repubblica. Un momento importante dunque per celebrare il nostro paese con tutte le sue meraviglie artistiche e culturali.
Il 3 Giungo, presso l’elegante ristorante Il Gattopardo, si è svolto l’ormai tradizionale luncheon che ha visto quest’anno protagonisti personalità come i registi Claudio Cuppellini, Edoardo Maria Falcone, Gabriele Mainetti, Vincenzo Marra, Laura Morante, Maria Sole Tognazzi e Adriano Valerio; l’attrice Ondina Quadri, il produttore Mario Gianani, il guru del cinema italiano a New York Antonio Monda, Giorgio Van Straten, direttore dell’Istituto di Cultura Italiana di New York, (organizzatore del pranzo), e il Console Generale d’Italia a New York Francesco Genuardi.
Tra gli aspetti interessanti di quest’anno spicca sicuramente la presenza delle due registe femminili, Morante e Sole Tognazzi, insieme ad una proposta cinematografica che attraverso una pluralità di generi e di scelte estetiche, ci riporta una nitida fotografia a colori dell’Italia di oggi.
Un’Italia che ricerca i suoi supereroi tra la gente comune (Lo chiamavano Jeeg, di Gabriele Mainetti), un’Italia che non ha più pudore di raccontare l’amore in tutte le sue libere sfumature (Io&Lei, di Maria Sole Tognazzi), che si confronta con il suo Vaticano (L’esercito più piccolo del mondo, di Gianfranco Pannone; Chiamatemi Francesco – Il Papa della gente, di Daniele Lucchetti), che non ha paura di confrontarsi con la sua multiculturalità (I ricordi del fiume, dei fratelli Serio), che rimane la patria della poesia e di una dolceamara autoironia, (Assolo, di Laura Morante) ed un’Italia che non dimentica il suo passato; non è infatti mancato il dovuto omaggio al maestro Ettore Scola, scomparso di recente. con la proiezione di Brutti, sporchi e cattivi.
Questa nuova primavera della settima arte italiana sta rinnovando l’interesse non solo dell’audience ma anche delle distribuzioni cinematografiche americane, notoriamente restie a portare in sala titoli stranieri ed in particolare italiani.
Ben 5 dei 15 film proposti quest’anno hanno distributori americani quali Film Movement, Uncork’d Entertainment e Wolfe Releasing, ed hanno avuto la loro premiere nordamericana proprio ad Open Roads.
“Sono molto soddisfatto”, afferma Antonio Monda, intervistato durante il luncheon.
“Quest’anno si è posto l’accento su un aspetto che mi è sempre stato molto caro: la varietà di genere. Melodrammi, film d’azione, anche un film che combina, mirabilmente, il tema del super eroe con la criminalità organizzata, sto parlando ovviamente di Lo chiamavano Jeeg di Gabriele Mainetti”.
La diversità di genere è stato notata e sottolineata anche da Giorgio Van Straten: “La selezione di quest’anno non è basata sui nomi ma sui film, e questa non è una cosa scontata, e mostra il fatto che la cinematografia italiana ha diverse articolazioni e diversi modi di narrare.”
L’Italia si afferma ancora come una Grande Potenza culturale, “siamo molto orgogliosi di presentare il nuovo cinema italiano con Open Roads. Il cinema italiano non è solo Fellini o gli altri grandi miti, adesso abbiamo nuovi talenti emergenti”. Afferma entusiasta il console Francesco Genuardi.
Altro importante incontro con la delegazione dei talenti di Open Roads è stato poi il round-table che si è tenuto presso la Casa Italiana Zerrilli Marimò il 4 Giugno, dove sono stati proiettati tutti i trailers dei film proposti, al seguito dei quali si è aperto un interessante dibattito e Q&A con i registi e gli attori moderato dal professore, cattedra di Letteratura Italiana Contemporanea -NYU, David Forgacs.
Questi i protagonisti del panel:
Claudio Cuppellini (regista, The Begginners)
Gianluca and Massimiliano De Serio (regista, River Memories)
Edoardo Falcone (regista, God Willing)
Ondina Quadri (regista, Arianna)
Carlo Lavagna (regista, Arianna)
Gabriele Mainetti (regista, They Call Me Jeeg)
Vincenzo Marra (regista, Firs Light)
Laura Morante (regista, Solo; attrice, God Willing)
Gianfranco Pannone (regista, The World’s Smallest Army)
Maria Sole Tognazzi (regista, Me, Myself and Her)
Adriano Valerio (regista, Banat)
Gianni Zanasi (regista, The Complexity of Happiness)
I registi hanno avuto la possibilità di raccontare la genesi dei loro film, i dietro le quinte delle produzioni, la loro idea estetica e le loro scelte narrative.
Particolarmente interessante il racconto della produzione del documentario di Gianfranco Pannone, L’armata più piccola del mondo, che narra la storia di Renè, uno studente di teologia che decide di arruolarsi nelle Guardi Svizzere Pontificie. Pannone ha raccontato la difficoltà di puntare delle telecamere sotto la pelle della vita quotidiana di queste giovani guardie svizzere, è stato necessario munirsi di pazienza, tempo e delicatezza, ecco perché ci sono voluti quasi nove mesi per completare il girato.
Un'altra coppia di documentaristi, i fratelli gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio, hanno poi raccontato la perigliosa gestazione del loro documentario, I ricordi del fiume. I registi hanno seguito la vita dei tre milioni di Rom di diverse nazionalità che vivono tra immondizia, sporcizia e topi in baracche di metallo e legna sugli argini del fiume Stura, Torino. Piano piano la comunità si è aperta ai due cineasti ma c’è voluto tempo per vincere la loro fiducia ed abbattere le barriere culturali e linguistiche che li dividevano.
La nuova star del cinema italiano è sicuramente Gabriele Mainetti, fresco delle 16 nomination ottenute ai David di Donatello 2016 e delle 7 statuette vinte, tra cui quella per il miglior regista esordiente, per il suo Lo chiamavano Jeeg, e delle altrettante 7 nomination collezionate ai Nastri d’Argento 2016. Sicuramente la proposta più eclettica non solo dell’ultima stagione cinematografica italiana ma anche di questa edizione di Open Roads.
Il film ha già iniziato a raccogliere larghi consensi anche a livello internazionale con il suo originale pastiche di generi che declina il classico super-hero movie con una caratterizzazione regionalistica, trasportando il super eroe nella periferia romana e raccontandone il disagio.
“Ho provato a giocare con il genere ancorandolo alla situazione disagiata della periferia romana. Il mio distributore aveva forti dubbi sul successo del film non solo internazionalmente ma anche nel nord Italia, proprio a causa di questa particolarità regionalistica”. Racconta Mainetti.
“La discriminazione la viviamo ancora in primo luogo in Italia tra nord e sud. Con nostra grande sorpresa invece non abbiamo avuto nessuna difficoltà a piazzare il film nelle sale cinematografiche del nord, ed ha avuto un grande successo anche in una città come Milano. Penso che questo sia dovuto al fatto che il mio film in fondo racconta una storia universale, la storia di un uomo che non crede in se stesso e di una donna che lo aiuta a trovare il coraggio di guardarsi dentro. La prima idea per Jeeg, l’abbiamo avuta io e il mio sceneggiatore Nicola Quaglioni quando lui mi suggerì di fare un film basandolo sulla serie manga giapponese Lupin III. Io gli ho detto sì, ma famolo romano, il più romano possibile. Quando uno sa interpretare in maniera oggettiva e vera il proprio microcosmo, questo rimbalza immediatamente nel macrocosmo”.
Per il regista romano il rapporto ed il confronto con il macrocosmo americano è altrettanto importante: “è molto importante per me che il film abbia successo qui, come vedo che già sta accadendo. Gli States mi sono molto cari, mia sorella vive qui, io ho frequentato un trimestre ad NYU, e mi sono laureato in cinema americano. Mia nonna tra l’altro viveva in New Jersey prima di essere costretta a tornare in Italia. Mio padre mi ha cresciuto facendomi vedere a ripetizione i film di Indiana Jones e di Monicelli. Questa è la mia formazione che ho cercato di riportare nella mia scelta di genere, è un genere tutto mio”.
Film di genere, tematiche sociali importanti e controverse, documentari sul filo della tradizione neorealista italiana, queste le nuove strade aperte del cinema italiano, un cinema che continua a non aver paura di pedinare il reale del proprio paese e di trasformarlo in visiva poesia.
Qui di seguito il programma completo dei film proiettati.
ALASKA [2] di Claudio Cuppellini
ARIANNA [3] di Carlo Lavagna
ASSOLO [4] di Laura Morante
BANAT - IL VIAGGIO [5] di Adriano Valerio
BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI di Ettore Scola
CHIAMATEMI FRANCESCO - IL PAPA DELLA GENTE [6] di Daniele Luchetti
LA FELICITÀ È UN SISTEMA COMPLESSO [7] di Gianni Zanasi
IO E LEI [8] di Maria Sole Tognazzi
L'ESERCITO PIÙ PICCOLO DEL MONDO [9] di Gianfranco Pannone
LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT [10] di Gabriele Mainetti
NON ESSERE CATTIVO [11] di Claudio Caligari
LA PRIMA LUCE [12] di Vincenzo Marra
I RICORDI DEL FIUME [13] di Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
SE DIO VUOLE [14] di Edoardo Falcone
VIVA INGRID! [15] di Alessandro Rossellini
VIVA LA SPOSA [16] di Ascanio Celestini
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